Le strade del Milan e di Fatih Terim si sono unite solo per pochi mesi nell’estate-autunno del 2001.
Il tempo di incontrarsi, conoscersi, anche amarsi per qualche giorno e infine, dirsi addio ai primi di novembre. Da imperatore a flop, da nuova svolta rossonera a sbiadito ricordo.
L’avventura del turco dura davvero poco sulla sponda rossonera di Milano: nonostante i buoni propositi, nonostante gli acquisti pesanti del calcio mercato e contravvenendo alle suggestioni derivanti dal suo nome, Fatih, che in turco significa conquistatore.
Alla corte del diavolo il turco conquisterà poco, fatta eccezione per una vittoria trionfale nel derby, quando sotto 1-0 a fine primo tempo trasforma la squadra e il Milan vincerà 4-2.
Per il resto delusioni, incertezze, incomprensioni e l’ombra di Ancelotti che diventa sempre più grande fino a materializzarsi il 5 novembre 2001. Il giorno in cui l’imperatore è deposto dalla panchina rossonera e il buon Carletto si appresta ad aprire un decennio vincente al timone del Milan.
Vediamo come sono andate le cose in quei giorni, partendo però dalla storia del tecnico turco.
Terim, il calcio fatto persona in terra turca
Sé c’è una sola persona che in Turchia mette tutti d’accordo sul gioco del calcio, quella persona è senza dubbio Fatih Terim. Il tecnico non è semplicemente un allenatore di calcio e un discreto ex giocatore, ma è soprattutto un santone del pallone per tutta la nazione.
Nella sua storia personale, entra ed esce da Galatasary e Nazionale, con la stessa frequenza con cui si sono cambiati governi in Italia nella storia repubblicana.
Ma la vera differenza è che a Terim nessuno può dire nulla: per lui parlano il campo e i risultati. Nel 1996 guida la Turchia alla prima storica qualificazione al campionato europeo, mentre 4 anni dopo sulla panchina del “Gala” vince addirittura la vecchia cara Coppa Uefa beffando l’Arsenal di Wenger in finale.
Il nuovo millennio per il calcio si apre con il botto e di colpo il Vecchio Continente conosce l’armata giallorossa guidata dall’imperatore che sogna di conquistare l’Europa del pallone. Proprio nella stagione 1999-2000 la truppa di Terim è nello stesso girone del Milan in Champions.
All’ultima giornata il Diavolo va in quello che è stato a lungo il più infernale dei gironi danteschi degli stadi: un catino come l’Ali Sami Yen. 3-2 in rimonta per il Gala e il Milan scende all’inferno, con i turchi che da terzi staccano il pass per la Coppa UEFA, per poi vincerla 5 mesi dopo.
Queste imprese attirano l’attenzione del calcio italiano, con Cecchi Gori che brucia la concorrenza e dopo aver salutato Giovanni Trapattoni, nomina Fatih Terim nuovo allenatore della Fiorentina. L’ultimo regalo del presidente viola ai tifosi, prima del tracollo finanziario che porterà al fallimento della storica società gigliata appena due anni dopo.
Due caratteri così però non possono andare d’accordo. Esplosivi e mai domi, entrano fin da subito in rotta di collisione. Terim però ha dalla sua il pubblico e la squadra, con vittorie epiche come quelle contro il Milan (sempre lui) per 4-0. A febbraio 2001 si consuma lo strappo.
Il tecnico non sembra deciso a far valere l’opzione per il secondo anno che scade da lì a qualche settimana, forse annusando per tempo i futuri problemi economici della Fiorentina e dopo un pareggio a Brescia, Vittorio Cecchi Gori prende la palla al balzo e lo esonera, accusandolo di avere già in tasca un pre accordo con il Milan.
Guarda caso, la squadra che allenerà davvero a partire dall’1 luglio.
Le premesse estive al Milan
Dal primo luglio 2001 Fatih Terim è il neo allenatore del Milan. Svolta epocale, dopo i 3 anni di Zaccheroni che viene esonerato a marzo 2001, consentendo alla coppia Cesare Maldini – Tassotti di riportare il Milan verso la zona europea in classifica e battere l’Inter in quel memorabile 6-0. Il turco sembra l’uomo giusto al punto giusto, per una società che ha voglia di tornare ai vertici del calcio mondiale.
Galliani e Braida, convincono il fresco presidente del consiglio Silvio Berlusconi ad aprire il forziere nel mercato estivo, con Rui Costa, Inzaghi e Pirlo che si fanno trovare presenti al primo giorno di raduno. Il popolo rossonero gongola, il turco si sfrega le mani e il pre-campionato rossonero scorre via fra sogni e speranze.
Ma la luna di miele fra Terim e il Milan sembra destinata a finire di li a poco.
Da una parte una squadra troppo sbilanciata per il tatticismo di allora in Italia e dall’altra l’ombra di Ancelotti che aleggia su Milanello. Quest’ultimo dopo la pioggia del curi del 14 maggio 2000, è rimasto praticamente fermo, ma l’anno sabbatico potrebbe presto finire. Insomma Terim è sotto esame e nel caso vada male, Carletto da Reggiolo è pronto al sorpasso.
Da Brescia a Torino senza andata
L’avventura al Milan di Terim in campionato, inizia con la trasferta di Brescia e le notizie sono quasi tutte pessime. Nel primo tempo il Diavolo va sotto 2-0, perde Rui Costa che si frattura il gomito e vede da vicino il Ko alla prima giornata che non si verifica da 15 anni in casa Milan. Nella ripresa, Brocchi prima e Sheva poi permettono a Terim di strappare un punto al “Rigamonti”, ma le prime critiche piovono sul turco.
Nella giornata successiva, arriva a San Siro la sua ex Fiorentina che falcidiata dai debiti schiera tante seconde e terze linee, con il solo Enrico Chiesa a dare qualche barlume di speranza. Il Milan passeggia 5-2, regala spettacolo ed emozioni, con Terim che rialza la testa davanti alle critiche di sette giorni prima.
Sarà ancora una gioia effimera per l’imperatore, con il Milan che perde 3-1 a Perugia e pareggia in casa con il Venezia, rendendo quasi vani i successi con Udinese in trasferta e Lazio in casa.
L’illusione del derby
I giorni dell’inizio stagione 2001 sono traumatici per il mondo ed il calcio passa ovviamente in secondo piano, cosa che permette a Terim di lavorare senza la solita pressione addosso. Fatih pesca così l’ennesimo coniglio dal cilindro nel derby della Madonnina. Inter avanti a fine primo tempo, con il turco che nell’intervallo toglie un mamma santissima come Albertini in mezzo al campo e inserisce il guizzante Contra sul binario di destra.
Il romeno, arrivato a luglio dal mitico Alaves assieme a Javi Moreno, cambia la storia del derby, segnando il 2-1, un minuto dopo il pareggio di Sheva, con una sassata all’incrocio che Toldo può solo guardare. Inzaghi fa 3-1 e sempre l’ucraino cala il poker poco dopo, con la rete nerazzurra del 4-2 che serve solo a rendere meno pesante la sconfitta.
Terim esulta come un pazzo in panchina alle reti e poi a fine gara sotto la curva del Milan. In 90 minuti sembra essersi ripreso tutto: dalla squadra ai tifosi, passando per la società e il consenso della critica. Ma sarà soltanto il canto del cigno, prima del brusco risveglio.
Il Toro e Carlo Ancelotti: la fine dell’impero turco a Milano
Il 21 ottobre 2001 sembra l’apoteosi per Terim e la sua rinascita al Milan, dopo aver vinto un derby in quel modo.
Invece i 14 giorni seguenti saranno gli ultimi in sella al Diavolo. La domenica successiva al trionfo nella stracittadina, il Bologna ferma il Milan a San Siro per 0-0. Nuova pioggia di critiche e Galliani inizia a guardarsi attorno.
Nonostante le parole di circostanza, l’AD del Milan non è convinto dall’Imperatore turco. Il gruppo non sembra gradire certe esternazioni dell’allenatore, a cui si aggiungo anche esclusioni eccellenti nella Vecchia Guardia.
Per di più Carlo Ancelotti scalpita per tornare ad allenare, con il Parma ormai deciso ad esonerare Ulivieri e rimettere il buon Carletto alla guida dei ducali. Insomma il tempo stringe, i risultati latitano e i dubbi aumentano.
Ci pensano il Torino e Cristiano Lucarelli a dare il colpo di grazia a Terim. Il 4 novembre, il Milan perde 1-0 in casa dei granata, con Pippo Inzaghi che spedisce in curva un calcio di rigore al minuto 92′. Tre punti al Toro e Fatih all’inferno. Sì perché Galliani ormai si è convinto con Braida che serve la spallata per deporre l’imperatore.
Così il giorno seguente, arriva l’ok di Berlusconi da Montecitorio per l’avvicendamento. Biglietto di ritorno per la Turchia in mano a Terim e festoni di benvenuto ad Ancelotti per il suo ritorno a Milanello, 9 anni dopo il suo addio da giocatore.
Carletto in realtà aveva già dato la sua parola a Tanzi per andare al Parma, ma davanti al richiamo del cuore, Re Carlo, si scusa con i ducali e imbocca la strada che porta a Milano.
Il resto è storia durata quasi 10 anni, con vittorie, trofei, record e una sfilza di campioni messi in campo egregiamente da Carlo Ancelotti, mentre Terim tornato in Patria continuerà a distillare calcio e sogni, fra Galatasaray e nazionale.