Javier Zanetti, l’amatissimo capitano interista protagonista delle vittorie più esaltanti e delle sconfitte più deludenti della storia moderna nerazzurra e personalmente generalmente diplomatica, tanto da ricoprire attualmente la carica di vicepresidente della squadra nerazzurra, non ha usato mezzi termini quando ha dovuto indicare il peggior allenatore passato dall’Inter durante la sua esperienza: Marco Tardelli.
Come mai l’ex c.t. della Under 21, che pure portò la squadra nerazzurra ad un dignitoso quinto posto in una stagione difficilissima, è ricordato con tale acrimonia? Ripercorriamo un po’ le tappe della complicata avventura di Tardelli sulla panchina dell’Inter.
Prologo: il fallimento di Lippi
Il campione del mondo del 1982 arrivò a prendere in mano le macerie del disastroso inizio di stagione di Marcello Lippi, che dopo la qualificazione ai preliminari di Champions League ottenuta in extremis la stagione precedente nello spareggio contro il Parma ottenuta grazie alle magie di Roberto Baggio, visse un’estate 2000 da incubo.
I dissidi con Lippi furono la causa dell’addio di Baggio e Panucci, e la rosa fu integrata con una serie di innesti rivelatesi non all’altezza. A partire dal brasiliano Vampeta, centrocampista rivelatosi un clamoroso bidone, fino ai vari Macellari, Brocchi e Cirillo, nomi ancora oggi ricordati con sgomento dai tifosi interisti.
Sul campo il tracollo iniziò con la clamorosa eliminazione ai preliminari di Champions League per mano degli svedesi dell’Helsingborg, con conseguente “retrocessione” in Coppa UEFA, e continuo con la sconfitta in Supercoppa Italiana per mano dei campioni d’Italia della Lazio (che già avevano strappato ai nerazzurri la Coppa Italia nella stagione precedente, nella serata del nuovo, grave infortunio di Ronaldo).
Alla partenza del campionato, i nerazzurri esordirono con una sconcertante sconfitta sul campo della neopromossa Reggina. Lippi perse le staffe nel post-partita, accusando pubblicamente i suoi giocatori di scarso impegno e affermando che se fosse stato il presidente si sarebbe esonerato e avrebbe “preso a calci i giocatori”. Massimo Moratti non ebbe alternativa che accogliere il “suggerimento”, e al suo posto chiamò un allenatore che aveva ottenuto grandissimi risultati con la nazionale Under 21: Marco Tardelli.
L’approccio fallimentare di Tardelli allo spogliatoio interista
Tardelli arrivò alla panchina dell’Inter dopo varie esperienze nelle nazionali giovanili e un’esperienza soddisfacente al Como tra Serie C e Serie B, seguita da una parentesi poco fortunata al Cesena in B. Assunto il ruolo di commissario tecnico della Under 21 italiana, conquistò i Giochi del Mediterraneo del 1997 e gli Europei di categoria del 2000.
Chiamato all’Inter, Tardelli pagò subito la sua abitudine ad avere a che fare con giocatori giovani e in formazione, scontrandosi con le stelle di maggiore esperienza dell’Inter, con le quali non riuscì ad instaurare un buon rapporto dal punto di vista umano.
Secondo Zanetti, come scrive nella sua autobiografia, “Tardelli è scarso. I suoi allenamenti non sono da squadra che vuole vincere un trofeo: monotoni, ogni giorno gli stessi esercizi, fiacchi, poco fisici, per nulla tattici. Per Tardelli il calcio è catena di montaggio, fatto come con lo stampino dei bambini sulla spiaggia: forme sempre uguali”.
L’allenatore dimostra di non essersi inserito nelle dinamiche dello spogliatoio, dal momento che propone a Moratti la cessione di capitan Zanetti al Real Madrid, reo a suo dire di giocare troppo con la palla tra i piedi. Per Moratti, che non accoglie certamente il consiglio, è la prima avvisaglia dello scarso feeling del campione del mondo con il mondo nerazzurro.
La spirale dei risultati negativi
Sotto la guida di Tardelli i nerazzurri avanzarono in Coppa UEFA, superando Ruch Chorzow (superato di goleada con ancora Lippi alla guida), Vitesse e Herta Berlino, ma in campionato accumularono un grande ritardo dalla vetta. In Coppa Italia vennero subito eliminati con un umiliante 6-1 subito dal Parma, con un ritorno a San Siro concluso con un mesto 0-0.
Ancora peggiore la figura in Coppa UEFA, quando il modesto Alaves rimontò in casa lo 0-3 con cui si erano portati in vantaggio i nerazzurri, chiudendo l’andata sul 3-3, e quindi sbancarono San Siro in una partita sospesa sullo 0-2 dopo che gli inferociti tifosi nerazzurri iniziarono a scagliare una pioggia di seggiolini sul campo.
Senza più alcun obiettivo stagionale, l’Inter si concentrò sulla corsa al quarto posto, grazie soprattutto ai gol di Christian Vieri e Alvaro Recoba. Principale contendente al piazzamento europeo era il Milan, squadra a sua volta vittima di una stagione deludente. Il derby cittadino dell’11 maggio 2001 vede di fronte i nerazzurri di Tardelli contro i rossoneri guidati da un altro ex c.t. dell’Under 21, quel Cesare Maldini bandiera milanista chiamato a risollevare le sorti del Diavolo dopo il fallimento del turco Fatih Terim.
Quel derby diventa un vero e proprio incubo per i tifosi nerazzurri, che vedono i cugini infliggere uno spietato 0-6 crudele non solo nelle proporzioni del punteggio, ma anche nella desolante mancanza di reazione vista nei giocatori nerazzurri. Emblematico fu uno striscione apparso nella curva interista più avanti in quella stagione: “Non so più come insultarvi”.
Eppure nel finale di stagione ci fu un certo moto d’orgoglio, e i nerazzurri riuscirono quantomeno a sorpassare il Milan chiudendo la stagione al quinto posto, nonostante i 24 punti di distacco dalla Roma campione d’’Italia.
La memoria di quell’annata sciagurata è racchiusa nelle assurde immagini dei tifosi interisti che lanciano un motorino dagli spalti in occasione di una vittoria interna contro l’Atalanta, nei seggiolini che invadono il campo da calcio nella partita contro l’Alaves e in quell’impietoso tabellone che segnava 0-6 nel derby.
Una stagione da incubo, da cui i nerazzurri cercarono di svegliarsi l’anno successivo con l’arrivo di Hector Cuper. Ma quella sarebbe stata un’altra storia complicata.