Nel Gruppo A della fase finale del Campionato Europeo di calcio che sta per partire, è stata inserita, insieme ad Italia, Turchia e Galles, anche la Svizzera.
I nostri “cugini” d’oltralpe non hanno una grandissima tradizione a livello di risultati, ma è nell’ultimo ventennio che la nazionale elvetica ha messo in vetrina un gioco moderno, anche grazie alla presenza di alcuni giocatori che sono riusciti a mettersi in mostra e, nell’ultimo scorcio della sua storia, alla sagacia tattica del suo selezionatore tecnico, Vladimir Petkovic.
La Svizzera ha partecipato per 11 volte al Campionato del Mondo di calcio, superando in tre occasioni gli ottavi di finale, ma non andando mai oltre i quarti nelle edizioni del 1934, 1938 e 1954.
In campo europeo i rossocrociati hanno preso parte alla fase finale della massima competizione per nazionali in 5 occasioni. Durante la 15ª edizione disputatasi in Francia, la Svizzera riuscì a conquistare gli ottavi di finale, che rimangono il miglior risultato della sua storia.
In quell’occasione chiuse al secondo posto il Gruppo A proprio dietro i padroni di casa pareggiando contro Romania e Francia, ma facendo valere la vittoria dell’esordio contro l’Albania per una rete a zero.
Lo stop arrivò nella prima partita ad eliminazione diretta quando, agli ottavi, fu la Polonia di Lewandowski a spezzare il sogno elvetico, seppur solo dopo i calci di rigore, durante i quali fu fatale l’errore dal dischetto di Xhaka.
Era la nazionale di Lichtsteiner, Shakiri e del “nostro” Ricardo Rodriguez, tutti a segno dagli undici metri in quella occasione.
Il CT: Vladimir Petkovic
Nato a Sarajevo nell’estate del 1963, “Vlado” Petkovic è stato un giocatore di origine croata, ma bosniaco e naturalizzato svizzero.
La sua carriera da calciatore è divisa essenzialmente in due tronconi. Il primo, quello fisiologicamente influenzato dalla sua nazione di nascita, lo ha trascorso tra alcune delle squadre di club più importanti, come il Koper e il Sarajevo, dove ha chiuso nel 1987 la sua militanza calcistica tra Serbia e Slovenia.
La seconda parte del suo percorso da giocatore è stata trascorsa da Petkovic a seguito del suo trasferimento in Svizzera, dove ha giocato in svariate squadre come il Coira, il Sion, il Bellinzona e il Locarno, dove ha chiuso definitivamente la carriera.
Da giocatore ha conquistato un titolo del campionato jugoslavo nel 1985 con il Sarajevo, avendo poca fortuna, almeno per quanto riguarda i trofei conquistati, durante tutte le sue scorribande con le altre squadre citate.
La carriera da allenatore è invece cominciata alla fine del secolo scorso, quando, nel 1998, ha guidato il Bellinzona, anche se si è fatto le ossa nelle stagioni successive, segnatamente tra il 99 e il 2008, alla guida di squadre svizzere tutte al confine con l’Italia, il Malcantone, il Lugano e il Bellinzona.
Il grande salto arriva nel 2008, quando viene chiamato alla guida del prestigioso Young Boys, ma anche qui viene esonerato dopo due stagioni e mezzo.
Dopo una breve avventura turca con il Samsunspor e il rientro in Svizzera ad allenare il Sion che riuscirà a salvare da una situazione catastrofica, Petkovic comincia il suo percorso biancazzurro insieme alla Lazio dove conquisterà uno dei trofei più importanti della storia del club, la Coppa Italia del 2013 vinta contro i rivali di sempre, la Roma.
L’approdo in nazionale non è dei più morbidi: viene esonerato dalla Lazio a inizio gennaio 2014 dopo aver firmato un contratto per la guida della Svizzera a partire dal primo luglio di quello stesso anno, licenziamento che Petkovic contesta vivacemente e che è ancora oggi materia di beghe legali con la società capitolina.
A capo dello staff elvetico all’indomani della precoce eliminazione dei rossocrociati ai mondiali del Brasile, Petkovic porta la Svizzera ai già citati europei francesi e, soprattutto, ai mondiali di Russia, dove la squadra passa il Gruppo, ma viene eliminata agli ottavi per mano della Svezia, che aveva a sua volta estromesso anche l’Italia nel fatale spareggio di San Siro.
Come giocherà la Svizzera
Il credo calcistico di Petkovic è sempre stato il 3-4-1-2 o il 3-4-3, adattato, come spesso accade quando si parla di nazionali, al materiale umano a disposizione del selezionatore tecnico di turno, tanto che in alcuni momenti della sua permanenza in panchina, il CT si è fatto stregare dal 4-2-3-1.
Con gli effettivi di cui è a disposizione, Petkovic proporrà con ogni probabilità la prima opzione tra le tre, mettendo in campo il portiere titolare Sommer che guiderà una difesa a 3 formata da Elvedi, Alkanji e Rodriguez.
La robusta cerniera di centrocampo farà perno sul Remo Freuler, con Xhaka di fianco a lui e Mbabu e Zuber sugli esterni. Occhio anche all’impiego dell’esperto Behrami.
Ad agire da trequartista ci sarà probabilmente l’eterno Shaqiri che si alternerà con Vargas per lanciare Embolo e Seferovic.
Ecco lo schieramento della Svizzera col suo 3-4-1-2: Sommer; Elvedi, Alkanji, Rodriguez, Mbabu, Freuler, Xhaka, Zuber; Shaqiri; Seferovic, Embolo
La stella: Remo Freuler
Ventinove anni appena compiuti per centrocampista dell’Atalanta, punto fermo e cervello praticamente irrinunciabile per il tecnico di Grugliasco.
Nelle ultime 5 stagioni Remo Freuler non ha mai disputato mai meno di 31 match con la “Dea”, dando qualità e quantità al centrocampo bergamasco, giocando ben 214 incontri e siglando la bellezza di 19 reti su un totale di 49 segnature collezionate in carriera.
Lo svizzero esordisce nel massimo campionato elvetico con il Grasshoppers dopo aver giocato le giovanili con il Winterthur, squadra nella quale torna dopo una sola stagione prima di passare al Lucerna nel 2014.
A inizio 2016 l’Atalanta si innamora di lui e lo prende nella finestra di mercato invernale e da quel momento sboccia un amore che dura fino ad oggi.
Il successo di Freluer con l’Atalanta e di seguito con la nazionale maggiore, è originato dalla sua duttilità a centrocampo, reparto dove può giocare in tantissimi ruoli, da quello preferito di interno, fino a mezzala avanzata e addirittura trequartista, anche se in nazionale lo vedremo in quella posizione piuttosto raramente.
Assist e gol sono parte integrante del suo arsenale, il senso tattico, l’inserimento dalle retrovie e un discreto tiro dalla distanza ne faranno nel tempo un giocatore completo.
Con la nazionale maggiore esordisce nel 2017 e gioca 27 partite nelle quali realizza tre reti.
La sorpresa: Haris Seferovic
Una delle due punte che Petkovic manderà in campo nell’undici iniziale delle partite dell’europeo, sarà Haris Seferovic, giocatore che ha appena concluso la sua quarta stagione con il Benfica in Portogallo.
Dotato di discreto senso del gol in area di rigore, la caratteristica principale del 29enne nativo di Sursee a due passi dallo splendido lago di Sempach, è senza dubbio la fisicità che gli permette un’ottima difesa della palla spalle alla porta e una spettacolare attitudine al gioco aereo, grazie ai suoi 189 centimetri di altezza per un fisico invidiabile.
Visto in Italia, prima nelle giovanili e poi nelle prime squadre, di Fiorentina e Lecce, la maturazione dell’attaccante svizzero arriva in Serie B dove viene spedito dopo alcune stagioni deludenti.
È a Novara che si impone con uno scorcio di campionato che lo vede realizzare ben 10 reti in 18 partite, per poi essere ceduto al Real Sociedad dalla Fiorentina che ne è proprietaria del cartellino, per un costo di circa tre milioni di Euro.
Nemmeno in Spagna sfonda come si dovrebbe e racimola 24 presenze con due sole reti all’attivo, a seguito delle quali arriva l’ennesima cessione, questa volta in Germania, dove, in tre stagioni e 96 presenze, sigla 19 reti.
Nell’estate del 2017 passa al Benfica e, dopo una stagione così così con sette reti all’attivo, trova finalmente la sua dimensione con i lusitani, coi quali segna la bellezza di 27 gol in 51 partite e chiude il suo anno di grazia con la conquista del titolo sotto la guida tecnica di Bruno Lage, che, arrivato a gennaio e trova l’esatta collocazione alla punta svizzera permettendogli di segnare qualcosa come 19 reti in 5 mesi.
Seguono un paio di stagioni in chiaroscuro ma in generale trova la via del gol in maniera sempre abbastanza proficua.
Nella carriera da professionista, Seferovic, ha segnato 96 reti in 348 partite.