Com’era quel vecchio adagio? Ah sì, che le finali non solo si giocano, ma si vincono. Senza storie e senz’appello. Del resto, cos’è uno spareggio se non una finale?
Mesi e mesi di lavoro, di sacrificio, di corse e di andate e ritorni, tutti compensati in novanta minuti che hanno meta e destinazione. Non capita tanto in un campionato, ma quando arriva è sport nella sua purezza. Adrenalina, gloria o persecuzione. E’ una grande storia, a prescindere da come andrà. Vincitori e vinti che hanno in mano il proprio destino.
Metafore di vita a parte – il calcio ne ha davvero troppe -, nella lunga storia del calcio italiano c’è da fare una precisazione: solo una volta è arrivato uno spareggio che valesse lo scudetto. Altre volte si è sfiorato, ma quello del 1964 è l’unico esemplare ancora in atto; discorso diverso per quelli ‘europei’, per un posto al sole Uefa e soprattutto per i soldi che arrivano da quelle partecipazioni.
E la salvezza? Lì c’è tutto. Davvero tutto. Caduta e risalita, a proposito di metafore. Eccole tutte nel dettagli.
Spareggio Scudetto
È accaduto cinquantasette anni fa. È lo spareggio scudetto del 1964, quando a sorridere fu il Bologna di Fulvio Bernardini contro lo strapotere dell’Inter di Helenio Herrera.
Dopo un grande campionato, i rossoblù piombarono nell’incubo doping: il 4 marzo del ’64, cinque giocatori felsinei sono trovati positivi alle anfetamine, e la squadra subì 3 punti di penalizzazione oltre alla squalifica del tecnico e degli stessi cari. Riuscì a non disunirsi, però. Fino al giorno di Pasqua, quando il Bologna ospitò i nerazzurri per la gara che avrebbe potuto dare il ko metaforico agli uomini del Mago.
Nulla da fare: vinse l’Inter. E chiamò gli emiliani alla grande rimonta, ‘surotata’ dal ricorso accolto e dai punti restituiti, fondamentali per raggiungere proprio i milanesi. Il 7 giugno del 1964, dopo la vittoria in Coppa Campioni, i nerazzurri tornarono a Bologna e capitolarono davanti a una squadra con fame, voglia, ambizione infinita. Fogli apre, Nielsen chiude. Dall’Ara, il presidentissimo, se n’era andato tre giorni prima dell’impresa. Per tanti, fu l’aiuto dall’alto. Necessario a cambiare la storia.
Capitò altre volte, poi, che lo scudetto si giocasse negli ultimissimi minuti. Nuovamente ai nerazzurri, nel 1967, quando una papera di Sarti sancì la fine della Grande Inter e regalando la vittoria alla Juventus di Heriberto Herrera.
Nel 1973, chi potrà mai dimenticare la ‘fatal Verona‘? Nessuno: tutti sottovalutarono l’Hellas e lo fece anche il Milan. 5-3 per gli scaligeri contro i rossoneri, che con la sconfitta della Lazio a Napoli e la vittoria della Juventus in casa della Roma, consegnarono lo scudetto ancora ai bianconeri.
Ultima, a proposito di karma: indimenticabile pure la pioggia di Perugia. Vi finì la Juventus, che perse e consegnò lo scudetto alla Lazio.
Spareggio per l’Europa
La prima fu nel 1987-1988, non solo: fu Juventus-Torino. Il derby sentitissimo, in anni in cui i granata avevano ripreso a mirare i piani alti della classifica. Fu una partita brutta, sporca, con pochi guizzi. Addirittura, decisa ai rigori, dove i bianconeri ebbero la meglio e conquistarono la partecipazione in Coppa Uefa: di Comi e Benedetti, gli errori dal dischetto.
Più bello, quello del 1989: la Fiorentina, a Perugia, giocò in campo neutro la sfida con la Roma. Chi la decise? Pruzzo! Proprio lui, proprio Roberto, l’ex re di Roma che porta la Viola in Europa e lascia i giallorossi fuori dai giochi. Un suo gol all’undicesimo basta e avanza a portare i toscani in Coppa Uefa.
Nel 1999, ecco la sfida di andata e ritorno tra Juventus e Udinese. Bastò un gol di Poggi per l’1-1 finale (arrivato dopo lo 0-0 della prima gara), con i friulani qualificati in Coppa Uefa e i bianconeri relegati all’Intertoto.
Nuovo secolo, stessa storia: anche nel 2000 c’è bisogno di uno spareggio, stavolta per conquistare l’ultimo posto per i preliminari di Coppa dei Campioni. Nerazzurri senza Ronaldo, ducali alla chiusura di un ciclo. Lippi lancia Baggio con Vieri, sono gli ultimi attimi di Buffon, Cannavaro e Thuram, con Crespo-Amoroso in attacco. Il match è bellissimo e lo decide il giocatore più ‘bello’ di tutti: Roby Baggio.
Dal limite dell’area, con una lisergica punizione sul primo palo segna il vantaggio interista; Stanic prova e pareggia i conti, ma Baggio è incontenibile e sigla un capolavoro: sinistro al volo e Buffon ancora battuto. Chiude Zamorano, ed è vittoria senz’appello. Lippi, mai amato, raggiungerà almeno la Champions.
Spareggio Salvezza
1931-1932. Bari e Brescia, si gioca a Bologna per restare nella massima Serie. Dopo il vantaggio lombardo con Frisoni al 13′, Gay nei 10 minuti finali ribalta tutto. Salvando i pugliesi.
Prima Milano, poi Bergamo. Protagonisti? Sempre Triestina e Lucchese: che nel capoluogo lombardo pareggiano per 3-3, poi chiudono i conti al ritorno. 1-0 e toscani in Serie B.
Un triangolare per decidere le ultime due salvezze, di conseguenza chi sarebbe andato in cadetteria. 1954, mese di giugno. Tra Milano, Firenze e Roma si giocano tre partite: Udinese-Spal 2-0; Udinese-Palermo 1-1, Spal-Palermo 2-1. Decisiva l’ultima, ovviamente…
Altro giro, altro triangolare: protagonista ancora l’Udinese, stavolta con Lecco e Bari. 4-2 per i lombardi, poi 0-0 tra friulani e pugliesi. Alla fine? L’Udinese strappa un 3-3 fondamentale con il Lecco, superiore a entrambe le formazioni. E condanna il Bari.
Nel 1964, è ben più tranquilla la partita tra Sampdoria e Modena: 2-0 cotto e mangiato, pure in poco tempo. Gli emiliani non hanno mai una chance. E non ce l’ha nemmeno il Brescia, nel 1993: troppo forte l’Udinese, specialista degli spareggi. È 3-1, in quel 12 giugno.
Nel 1995, Padova e Genoa la giocano ai rigori: dopo l’1-1 dei tempi regolamentari, è di Galante l’errore che condanna i liguri; nel 1997, invece, il Piacenza batte nettamente il Cagliari (3-1) con doppietta decisiva di Pasquale Luiso. Nel 2001, andata e ritorno: è decisivo e tremendo un gol di Cossato per il Verona al minuto 86 del ritorno. All’andata, gli scaligeri avevano vinto per 1-0; al ritorno, i calabresi avevano chiuso i conti a fine primo tempo per 2-0 con gol di Zanchetta e Cozza. Poi, il guizzo di Cossato quando in città era già partita la festa. E Verona ancora in Serie A.
Reggina che torna tra le big e Reggina che soprattutto vuole restarci nel 2003: altro spareggio, ma senza incubi. Dopo aver pareggiato l’andata per 0-0 con l’Atalanta, i calabresi hanno la forza di vincere in trasferta: 1-2, a Reggio è festa salvezza. Festa che si ripropone a Parma, nel 2005: dopo la sconfitta all’andata con il Bologna, i ducali ribaltano tutto al ritorno. Prima Cardone, poi chiude Gilardino. E Frey è superlativo.