Nei pressi del Duomo di Modena sorge una piccola statua bronzea raffigurante una rovesciata.
Accanto ad essa, una targa recita: «in questo luogo, il 6 gennaio 1945, Olga Cuoghi Panini e i suoi otto figli aprivano i battenti della loro edicola di giornali, primo passo di una indimenticabile avventura che avrebbe portato il nome della famiglia e di Modena ai vertici dell’editoria mondiale con le leggendarie Figurine Panini».
Dove nascono le figurine
La statua è il simbolo stesso di un’intuizione tanto antica quanto moderna.
La rovesciata di Carlo Parola (difensore della Juventus) è ancora oggi l’immagine più riprodotta al mondo. L’idea di affidarsi a quel gesto tecnico per diffondere il proprio logo (quindi la propria passione) in giro per l’Italia (poi per il mondo) venne a Franco Cosimo Panini che, dopo averla vista dal vivo durante un Fiorentina-Juventus, decise di correre al proprio stabilimento per chiedere a Wainer Vaccari di realizzarne il modello. Lo stesso Vaccari che, per inciso, ha realizzato la statua in bronzo nel maggio del 2018, in seguito alla rimozione della storia edicola in cui tutto nacque.
Oggi quell’edicola non esiste più, dunque. Esistono però svariate sedi della fabbrica Panini in giro per il mondo. Olga, la madre delle due «teste» a capo della Panini, Franco Cosimo e Umberto, il genio della famiglia, forse lo sapeva già.
Sapeva che da quell’edicola poteva scaturire qualcosa di grande, di immensamente più grande rispetto alle “ristrettezze” che il tempo di guerra portava con sé nel gennaio del ’45.
Il conflitto bellico, quello della Seconda Guerra Mondiale, imperversa ma è ormai alla sua conclusione. L’edicola ha aperto da pochi mesi quando nell’aprile del ’45 l’Italia è liberata del fardello tedesco e può così tornare a vivere di nuovo.
C’è grande fermento nei pressi dell’edicola e Umberto, che aveva raccolto quanti più giornali (dall’edizione odierna della Gazzetta di Modena) fosse possibile raccogliere, non riesce ad arrivare al posto di lavoro prima di venderne anche solo un’altra copia.
Durante il tragitto per tornare all’edicola, le ha vendute tutte, quelle copie di giornale. Una data storica, un evento particolare, che però testimonia una volontà comune: quella di tornare a vivere, leggere, informarsi.
L’intuizione che cambia tutto
Inizialmente, i fratelli Panini vendono dunque quotidiani, riviste, anche qualche libro. Soprattutto, vendono francobolli. Li vendono in bustine singole ad un prezzo esiguo. Ma il divertimento è assicurato; il ce lo ce lo mi manca si vocifera già a partire dallo spacchettamento dei francobolli, italiani, esteri, internazionali.
Ce n’è per tutti i gusti. Eccola l’intuizione della famiglia Panini: diffondere il collezionismo su vasta scala.
Notoriamente, ciò che è antiquario e raro è destinato ad una piccola cerchia di persone, soprattutto abbienti. Con i francobolli – e, qualche anno dopo, con le figurine – il discorso cambia radicalmente. Non è più l’oggetto a dettare il prezzo, ma è la moltitudine degli acquirenti a modularne la curva di mercato.
Dagli anni ’50, i fratelli Panini riescono ad ottenere dal Comune di Modena l’esclusiva, per la propria edicola, della vendita della Gazzetta dello Sport. La rosea, da sempre legata a questi territori fertili nel suolo come nelle idee, instaura un primo ma solido legame tra la famiglia Panini e lo sport. In particolare, il calcio, che insieme al ciclismo rappresenta all’epoca la “distrazione” più gradita dagli italiani.
Siamo quasi al tramonto degli anni 50, e alla svolta economica del nostro paese si accompagna quella dei Panini.
Una partita di figurine prodotta dalla tipografia Nannina di Milano giunge nell’edicola degli otto fratelli. Mentre Olga sbircia incuriosita quel «regalo», i fratelli decidono di rivendere la partita o meglio di ridistribuirla.
È un successo clamoroso. Le piccole fotografie dei calciatori vanno a ruba nel giro di una giornata e Umberto Panini non vuole perdere altro tempo.
Accade così che nell’autunno del 1961 esce il primo album di figurine della storia. Proprio Umberto, insieme a Franco Cosimo, si era recato qualche mese prima in una tipografia parmigiana con la foto di Bruno Bolchi, capitano di allora dell’Inter, chiedendo al tipografo se fosse possibile riprodurne una copia nello stile voluto dai Panini. Nella copertina del primo album il protagonista è lo svedese Nils Liedholm, che veste la maglia del Milan.
Un successo clamoroso
Le figurine vengono prodotte in grande quantità e sono richiestissime, sempre di più. Serve una macchina che sappia mescolarle al meglio, perché il buon vecchio metodo di sbatterle al muro e raccoglierle a casaccio o di spedirle in un barile per poi scuoterlo fino allo sfinimento è dispendioso e spesso poco efficace.
Umberto Panini torna da un viaggio in Venezuela con la soluzione al problema. La sua macchina si chiama Fifimatic ed è tutt’oggi in uso. Si passa così dal milione di figurine distribuite al giorno a dieci volte tanto – 10 milioni di figurine in un giorno.
La Panini fa il botto.
La febbre da figurina si diffonde ben presto in tutto lo stivale. Per i bambini è egli adolescenti è il modo di poter familiarizzare con l’aspetto dei propri idoli, in un periodo in cui il calcio si vive ancora prevalentemente alla radio.
Nascono anche numerosi miti attorno alle figurine: da quelle introvabili come per il portiere atalantino Pizzaballa, a quelle dal valore maggiore come quella di tale Faustino Goffi, giocatore del Padova 67/68 la cui figurina è a tutt’oggi quella venduta al prezzo maggiore in Italia: ben 121 euro dopo una serrata asta online.
Ma già negli anni 60 le figurine sono protagoniste di trattative tra ragazzi, con scambi degni del calciomercato.
Il rito dello spacchettamento si diffonde ben presto anche all’estero, quando la famiglia capisce che le entrate sono sufficientemente alte per tentare la fortuna fuori dall’Italia.
E così Germania, Inghilterra e Francia diventano le prime mete del commercio internazionale delle figurine. Se andate in Francia, ancora oggi, i ragazzini non chiamano le figurine col loro nome proprio ma con una simpatica storpiatura del cognome di chi le ha inventate: paniné.
Dalla Serie A ai campionati esteri, dai campionati esteri alla Coppa del Mondo, per approdare infine nei principali tornei europei e internazionali di calcio.
Ma di non solo calcio vivono i Panini, che negli anni hanno ampliato il raggio d’azione delle figu anche alle serie tv, al cinema dunque, all’arte, alla storia.
Qualcuno un giorno, forse, potrebbe (e dovrebbe) creare un album dedicato proprio ai Panini. Storia di Modena, sì. Ma anche storia d’Italia, senza dubbio.
Ce l’ho…ce l’ho…mi manca.