La vittoria dello scudetto della Lazio nel campionato di Serie A del 1999/2000 sarà per sempre ricordata come un trionfo storico e inaspettato.
Quell’anno, contrassegnato dallo spirito ambizioso e dall’ingegno tattico del loro allenatore Sven-Göran Eriksson, segnò l’inizio del nuovo millennio con una sorpresa nel panorama calcistico italiano: la sconfitta della Juventus, una squadra dalla forte tradizione vincente.
La sfida per la conquista del campionato fu caratterizzata dal memorabile diluvio su Perugia, una giornata che vive ancora nella memoria dei tifosi come un contrastante sogno, angoscioso per la Juventus e esilarante per la Lazio. Il percorso verso quella giornata finale fu una sequenza di alti e bassi e un vero e proprio amarcord del calcio italiano.
Il duello scudetto
Il cammino verso il campionato vide la Lazio emergere dalle cosiddette “sette sorelle” del calcio italiano già in fase di calciomercato.
Nonostante una partenza promettente, l’Inter di Lippi perse terreno presto, mentre la Lazio iniziò la sua ascesa, superando persino la Juventus che aveva inciampato. La battaglia per la vetta della classifica fu un susseguirsi di capovolgimenti di fronte, con la Roma che ebbe un breve assaggio di prima posizione prima che la Lazio riconquistasse la cima sotto la guida di Eriksson.
Dietro ai vertici, il Parma mostrava buone prestazioni e il Lecce manteneva il passo con squadre affermate, sorprendendo le aspettative.
Ma la vera contesa rimase tra Lazio e Juventus, con la squadra romana che subì una flessione a cavallo dei due gironi.
Proprio in quel momento la Juve di Ancelotti azzannò il campionato, mettendo assieme risultati positivi fino ad andare in fuga, con la Lazio che non pareva in grado di tenere il ritmo. I bianconeri si presentarono all’alba della 27ª giornata con un rassicurante solco di 9 punti scavato tra se e la Lazio, proprio alla vigilia della trasferta di San Siro con un Milan in difficoltà.
Nella stessa giornata la Lazio era chiamata al difficile derby di Roma. Quello fu un crocevia importante con le due settimane che riaprirono di fatto il campionato: la Juve perse a San Siro, mentre Lazio vinse il derby capitolino con un capolavoro su punizione di Juan Sebastian Veron.
La giornata successiva con Lazio ormai a -6 dalla Juve va in scena lo scontro diretto del Delle Alpi.
In caso di vittoria bianconera campionato nuovamente chiuso, per la Lazio un solo risultato possibile: la vittoria per accorciare a -3 e tenere vivo il campionato.
La gara di Torino del 1 Aprile 2000 vide il trionfo degli uomini di Eriksson, con il gol di Simeone a certificare la volta scudetto imminente.
Finale rovente
Dopo qualche giornata a distacchi invariati, l’inciampo della Lazio a Firenze (proprio come l’anno precedente) lanciò la Juve a +5 e con mezzo scudetto cucito addosso. I bianconeri però non avevano fatto i conti con la loro Fatal Verona: l’Hellas infatti, già giustiziere della Lazio in questo torneo, riuscì nell’impresa di piegare i bianconeri grazie ad un gol dell’ex primavera juventino Cammarata, consentendo alla Lazio di accorcia a -2 a due giornate dal termine.
La penultima giornata vedeva intrecciarsi anche la lotta Champions, con il Parma impegnato nella trasferta di Torino: il primo gol su azione del campionato di Del Piero permise ai bianconeri di vincere una difficile gara per 1-0, ma enormi furono le polemiche per un gol annullato in maniera inspiegabile a Fabio Cannavaro, che avrebbe permesso il pareggio del Parma e il contemporaneo aggancio della Lazio in testa alla classifica.
Il diluvio di Perugia
Come si suol dire il resto è storia: all’alba dell’ultima giornata la Juventus manteneva 2 preziosissimi punti di vantaggio sulla compagine laziale, impegnata nella propria gara casalinga contro la Reggina.
La pratica per gli uomini di Eriksson fu sbrigata in maniera comoda: 3-0 secco e orecchie ben tese alle radioline su Perugia, dove la Juve era impegnata contro la squadra di Mazzone, già salva.
Sembrava un deja-vù dell’anno precedente, quando il Milan strappò in rimonta lo scudetto ai laziali, proprio grazie alla vittoria sul campo di Perugia.
Ma si stava per assistere a un episodio che avrebbe potuto essere scritto solo dalla mano del destino. Mentre la Lazio festeggiava la sua vittoria sulla Reggina, a Perugia la Juventus affrontava condizioni atmosferiche estreme che portarono all’interruzione e poi alla ripresa del gioco dopo oltre 45 minuti di attesa.
La decisione dell’arbitro Collina di continuare la partita si rivelò fatale per la Juventus, a causa del gol segnato da Calori del Perugia, che infranse il sogno di vittoria dei bianconeri e consegnò alla Lazio il suo meritato secondo scudetto, nella maniera più rocambolesca possibile.
Sorprese e bomber
Nell’orbita dei risultati imprevisti, l’Udinese, sotto la guida di Luigi De Canio, concluse il campionato con un prestigioso ottavo posto, ottenendo una qualificazione alla Coppa Intertoto nonostante la cessione del suo giocatore chiave Marcio Amoroso.
In una stagione dove emergere fu un’impresa, Andriy Shevchenko, al suo esordio assoluto in Serie A, indossò la corona di capocannoniere dopo una stagione in cui segnò 24 gol. Il suo impatto fu così impressionante che seguì le orme di Platini diventando il secondo straniero a vincere il titolo di miglior marcatore nella sua prima stagione in Italia, e il suo talento fu riconosciuto a livello internazionale con un terzo posto nel pallone d’oro alla fine dell’anno.