Quell’anno il calcio italiano disse addio a Maradona, e inaspettatamente, il Napoli si trovò senza la sua stella. L’Atalanta, guidata da un giovane Marcello Lippi, concluse all’ottavo posto, dando inizio all’epoca di uno degli allenatori più titolati. La Juventus puntò forte su Roberto Baggio e investì la cifra record di 40 miliardi per ingaggiare Luca Vialli.
Nella stagione 1992-1993, fu il Milan a dominare, nonostante l’assenza di Van Basten, limitato a soli 15 incontri. Al suo posto brillarono Lentini, Papin, Massaro e Savicevic, quest’ultimo soprannominato “Il Genio”.
Una vera e propria lotta per lo scudetto non ci fu mai di fatto: l’Inter di Bagnoli arrivò di slancio a soli 4 punti dal Milan, ma i rossoneri accumularono fino a 11 punti di margine durante la loro stagione.
Da segnalare anche la consacrazione a livelli europei del Parma di Scala, ormai una vera certezza nei piani alti del calcio italiano.
Il secondo trionfo consecutivo del Milan
Il campionato di Serie A offrì una narrazione avvincente di dominio e colpi di scena nonostante la superpotenza rossonera.
Il Milan prese il comando con decisione, mentre squadre inaspettate come il Pescara neopromosso e l’Atalanta di Lippi sorprendevano il pubblico. Con l’era di Sacchi appena conclusa, il panorama calcistico mutò radicalmente, lasciando da parte il catenaccio per un gioco più aperto ed entusiasmante, che le piccole squadre misero in atto regalando spettacolo anche nelle gare meno altolocate del campionato.
Nonostante le difese a zona fossero a volte vulnerabili, come evidenziato dalle 48 reti segnate nella 5ª giornata da record, la competizione era sempre più emozionante. Il Milan, però, riusciva a mantenere la sua supremazia, tanto da distanziarsi di 8 punti dagli inseguitori al giro di boa.
Mentre squadre come Roma e Napoli faticavano, il Milan volava alto, raggiungendo un vantaggio di 11 punti sulla più diretta inseguitrice, l’Inter. Tuttavia, un lieve calo di forma, aggravato dagli impegni in Champions League e dagli infortuni, mise fine all’imbattibilità dei rossoneri nella gara interna con il Parma, che divenne la prima squadra a battere il Milan dopo la bellezza di 58 risultati utili consecutivi: un record che resiste ancora oggi per i campionati a 18 squadre.
Con lo scudetto da tempo praticamente assegnato sarà dunque la sfida per le coppe europee a regalare emozioni, con l’Inter che si guadagnava il secondo posto e la qualificazione alla Coppa UEFA, e il Parma che completava il podio.
Come detto la stagione si caratterizzò per un significativo aumento di gol totali, manifestando l’affascinante evoluzione offensiva del gioco e grazie anche all’avvento della regola sul retropassaggio al portiere, che da questa annata costrinse gli estremi difensori a utilizzare i piedi quando la sfera arrivava da un compagno di squadra.
Le compagini coinvolte nella lotta per non retrocedere, tra cui Roma e Napoli, trovarono un varco per la salvezza, mentre squadre come la Fiorentina scivolarono inaspettatamente in Serie B, accompagnate da Ancona e Pescara.
La consacrazione di Beppe Signori
Beppe Signori si rivelò ancora una volta un implacabile realizzatore, ottenendo la vetta dei marcatori con 26 gol con la Lazio, e si confermò come uno dei migliori attaccanti del torneo.
Signori era chiamato a confermarsi dopo la scintillante stagione di esordio in Serie A, e l’impatto con la grande piazza stimolò le qualità da bomber di razza del biondo attaccante
Il bomber laziale fu solo uno dei fuoriusciti del “Foggia dei miracoli“, diverse stelle si trasferirono in altri club, tra cui Rambaudi, Codispoti, Matrecano, Baiano, Signori stesso e Shalimov, arricchendo così la competitività del campionato.
Il titolo di capocannoniere vinto con 26 gol diventò il primo dei tre che Signori vinse a Roma, oltre a due trionfi come miglior marcatore di Coppa Italia, impreziosendo ulteriormente il suo palmares.
Il Cagliari di Carletto Mazzone che vede l’Europa
Il Cagliari affrontò un’annata non ordinaria, in cui il cambio di proprietà e la squadra di Carlo Mazzone, con Luís Oliveira in avanti, catapultarono la squadra sarda al sesto posto e in Europa.
Una cavalcata entusiasmante che riporta l’isola in Europa dopo i tempi di Gigi Riva, e che vede la banda Mazzone raggiungere un insperato ed entusiasmante 6° posto. Detto di Oliveira, vera rivelazione della stagione, la formazione sarda poteva contare anche sul ritorno a casa del figliol prodigo Matteoli, che dopo le stagioni interiste tornò a distillare la sua classe purissima in mezzo al campo del Sant’Elia. Davanti poi la classe di Enzo Francescoli e l’estro di Checco Moriero completavano il quadro di una squadra in grado di stupire per continuità e proposta di gioco.
Mazzone, dopo l’impresa compiuta, lasciò l’isola: troppo forte il richiamo della “sua” Roma che lo volle in panchina per la stagione successiva.
Da quel momento, il club iniziò un percorso che lo avrebbe portato fino alle semifinali dell’UEFA, dimostrando come nel calcio niente è scontato, e ogni stagione può riservare nuove leggende.