La stagione calcistica italiana del 1984-1985 rimane uno degli episodi più memorabili nella cronistoria della Serie A, con l’inaspettato trionfo del Hellas Verona che portò lo scudetto nelle mani di una squadra di provincia, riecheggiando le leggendarie gesta della Pro Vercelli, ultima realmente provinciale a vincere il titolo, se escludiamo i trionfi di Cagliari, Bologna e Fiorentina che sono in realtà dei capoluoghi di regione.
Quell’incredibile stagione
Alla guida dell’affascinante compagine veronese stava Osvaldo Bagnoli, il quale condusse i suoi giocatori in un’avventura straordinaria, evocando ricordi del trionfo del Cagliari all’alba degli anni ’70.
La stagione si aprì all’insegna delle attese, in particolare per il tanto atteso debutto di Diego Maradona con il Napoli. Eppure, furono i gialloblù a eclissare l’entrata in scena dell’argentino, superando Napoli con un 3-1 netto che diede l’avvio a una serie di successi straordinari.
Durante la stagione, il Verona rimase saldo al vertice, conquistando terreni difficili come Ascoli e superando agilmente squadre di calibro come Inter, Juventus e Roma. La loro prima sconfitta arrivò dopo quindici turni, sull’innevato campo di Avellino, ma le avversarie non furono subito in grado di approfittarne.
Il duello per il titolo si accese però all’alba del girone di ritorno con l’Inter raggiunse il Verona in cima alla classifica, ma i veronesi non si diedero per vinti, riuscirono a reggere l’urto della squadra nerazzurra nello scontro diretto per poi inanellare una serie di grandi prestazioni che consentirono di riprende il comando della classifica.
Su tutte è bene ricordare la spettacolare vittoria per 5-3 contro l’Udinese a determinare una svolta cruciale per la competizione, consentendo al Verona di distanziare gli avversari e di proseguire serenamente verso il titolo, lasciando gli altri a contendersi il secondo posto.
Con un’ulteriore serie di trionfi, il Verona si avvicinò al traguardo, assicurandosi lo scudetto con un pareggio contro l’Atalanta. Fu un momento epico per il sodalizio veronese, che sollevò il primo scudetto della sua storia, distinguendosi come l’unica squadra proveniente da una città non capoluogo di regione ad aver vinto il massimo campionato italiano.
Il ritorno del Milan, la Samp giovane e sbarazzina
Intanto, il Milan segnava il suo rientro nelle competizioni europee dopo cinque anni, lasciandosi alle spalle il periodo buio delle retrocessioni. Quella rossonera era una squadra nemmeno lontana parente di quella che di li a poco dominerà il Mondo, ma iniziava a farsi strada in classifica: rafforzata in estate da Di Bartolomei, Hateley, Wilkins e Virdis i rossoneri giunsero ad un brillante 5° posto.
Appena un punto e una posizione più su, la stagione vide anche la Sampdoria emergere come sorpresa del campionato, compiendo passi significativi sul mercato su suggerimento del loro presidente Paolo Mantovani e dell’allenatore Bersellini. Con l’acquisto di talenti come il robusto centrocampista scozzese Graeme Souness e il promettente Gianluca Vialli, la squadra dimostrò un gioco aggressivo e brillante.
La Sampdoria restò in corsa per il titolo fino alle ultime partite, ma dovette accontentarsi del quarto posto, ottenendo comunque la qualificazione alla Coppa UEFA e trionfando in Coppa Italia, segnando il suo ritorno nelle competizioni europee dopo una lunga assenza.
In coda alla classifica, la sfida per la salvezza finì con meno suspense, con l’Ascoli, la Lazio e la Cremonese costrette a retrocedere in Serie B, con quest’ultima che terminava la sua prima presenza nella massima serie dopo mezzo secolo.
Le Roi Platini ancora capocannoniere
Mentre la Juventus, bersagliata dai propri impegni europei e dalla tragedia dell’Heysel, si classificò sesta, Michel Platini si aggiudicò il titolo di capocannoniere per la terza volta consecutiva.
Le Roi, nella stagione del 1984-1985, eccelse sia in campo nazionale che internazionale con la Juventus, sebbene il club non riuscì a riconfermarsi campione d’Italia. Conquistò il titolo di miglior realizzatore della Serie A con 18 reti, superando attaccanti del calibro di Altobelli e Maradona, in un torneo che poteva annoverare tra i propri campioni anche gente come Zico (seppur tormentato dagli infortuni) e Socrates (mai davvero ambientatosi a Firenze).
Il suo talento fu decisivo nell’avanzata della Juventus in Coppa Campioni, dove fu il bomber della competizione con sette gol. Il punto culminante della stagione fu però anche quello più triste: la finale di Heysel del 29 maggio 1985 contro il Liverpool. Nonostante i tragici eventi causati dai tifosi inglesi, che portarono alla morte di trentanove spettatori, la finale si giocò per decisione delle autorità competenti. In quel contesto doloroso, Platini manifestò la sua classe e precisione, segnando il gol vittorioso su rigore che consacrò la Juventus campioni d’Europa.