Nel 1972, la stagione autunnale calava su una Serie A che si apprestava a viverne una tra le sue pagine più memorabili. Non era un anno qualunque.
Era l’anno della “Verona fatale“, l’anno in cui il Cesena mise piede per la prima volta sul palcoscenico della massima serie, una stagione che ci sarebbe stata raccontata per decenni per il sorpasso sul filo di lana.
Ebbene sì. In quella stagione la Juventus aggiunse un nuovo scudetto alla sua gloriosa bacheca, il quindicesimo, siglando così un altro capitolo della sua storia pluricentenaria in maniera che sapeva di grandezza eterna.
Fino all’ultima giornata, dove trionfa la Vecchia Signora
Alcune stagioni ti restano impresse, come una buona barzelletta o la prima volta che vedi il mare.
Si parte a settembre, tutto è possibile e ogni squadra sogna il grande colpo. Ma il colpo, e quello di scena, arriva subito, con tutti che inciampano e la classifica che diviene corta e affollata anche in testa.
Prendiamo ad esempio la Lazio. Chi avrebbe mai detto che sarebbe emersa sin da subito nonostante fosse una neopromossa, sfidando ogni previsione, con la grinta di chi ha scoperto di poter volare?
E nel clima di grande incertezza il torneo prosegue: cede il passo l’Inter che si toglie presto dalla mischia, anche il Cagliari di un Riva già segnato da troppi infortuni non tiene il ritmo del terzetto di testa che vede le abituali Milan e Juventus accompagnate dalla scintillante sorpresa Lazio.
E venne il 21 gennaio. Alla fine del girone d’andata il platonico titolo di campione d’inverno è affare per due. Milan e Juventus si ritrovavano appaiati là su, ma nessuno aveva ancora messo la mano sul campionato; la partita era ancora tutta da giocare e la Lazio non dava segni di cedimento, anzi.
Marzo, che storicamente è il mese che decide i campionati, portò con sé la sua quota di sorprese. La Vecchia Signora inciampò proprio nel momento critico cioè nel derby di ritorno, permettendo al Milan di prendere il comando con la sicurezza di chi ha già vinto. Attenzione però: mai sottovalutare le rimonte, specialmente in Italia, dove a volte una semplice domenica può ribaltare le sorti di una stagione intera.
Come un James Bond in piena azione, la Lazio sfoderava l’arma segreta contro il Milan in una partita che ancora adesso scatena dibattiti: vittoria sul campo dell’Olimpico, con roventi polemiche arbitrali e Rivera squalificato. Insomma, l’ultima parola non era stata ancora detta.
Le giornate finali videro le squadre navigare in acque sempre più burrascose, con la Lazio che vacillava e il Milan che non riusciva a capitalizzare, ormai stremato da una stagione lunghissima che lo vide arrivare in fondo anche nella competizione europea, la Coppa delle Coppe. La Juventus vide l’opportunità di un’improbabile rimonta e la colse al volo.
Si arriva quindi a quella domenica di maggio (precisamente il 20 Maggio 1973), il destino sembrava già scritto, con il Milan favorito contro un Verona che decise invece di riscrivere la storia. Al fischio d’inizio la classifica recita: Milan 44, Juventus e Lazio 43.
Verona diventa fatale per i colori rossoneri, con una sconfitta per 5-3 a dir poco clamorosa. La Lazio in quel di Napoli capitola nel secondo tempo e tocca dunque alla Juve, vittoriosa sul campo della Roma, portare a termine uno dei più grandi sorpassi all’ultima curva di una Serie A in bilico fino ai minuti finali.
Quel giorno, quei 90 minuti, ci hanno ricordato che nel calcio, come nella vita, la fortuna è una dama capricciosa.
Savoldi re dei bomber
Quella stagione non vide un eroe in bianconero al vertice dei marcatori, bensì un terzetto con Savoldi del Bologna, Pulici del Torino e Rivera del Milan con 17 centri ciascuno.
Formalmente a vincere il titolo di re dei bomber è Savoldi in quanto autore dei 17 gol con soli 4 rigori, contro i 5 di Pulici e i 7 di Rivera. Beppe gol in quella stagione confermò il suo status di grande attaccante, muovendosi come l’orchestratore di gol che danzava nella rete avversaria con la maestria di chi sa come si racconta una storia al pallone.
Una maestria che dimostrerà anche nelle stagioni a seguire diventando due anni dopo il primo calciatori a sfondare il muro dei 2 Miliardi di Lire di valutazione, quando verrà acquistato dal Napoli del presidente Achille Lauro.
Lazio e Ternana, le sorprese di una stagione incredibile
E per finire, un cenno speciale a Lazio e Ternana, due compagini che decisero di cambiare le regole del gioco, di portare una ventata di novità tattica.
Hanno messo in scena uno spettacolo fuori dagli schemi, riscrivendo lo stile del calcio olandese di quegli anni e regalando momenti di un calcio che aveva il sapore di un’avanguardia.
Meglio ovviamente la Lazio, supportata anche dalla qualità assoluta di alcuni interpreti, come Giorgio Chinaglia, ma non va trascurata l’innovazione tattica portata avanti dalla Ternana di Viciani, che grazie al cosiddetto “gioco corto” impose una nuova lettura tattica al calcio italiano. I valori alla lunga non hanno premiato gli umbri, che rimangono però una delle ventate di novità più fresche di quella annata.
Quella stagione, quella narrazione, resta impressa come una delle pagine più vivide e entusiasmanti del nostro calcio, un racconto che prosegue negli anni grazie alla passione di chi, come Maestrelli e Viciani, sa dare vita alle gesta degli immortali del pallone.