Quattro vittorie. Ecco cosa manca al Napoli per laurearsi campione d’Italia, 33 anni dopo e con un’attesa che dura almeno da quattro mesi a questa parte. Quand’è che, davvero, il popolo azzurro ha iniziato a credere e ad aspettare il tricolore? Dopo il 5-1 con cui ha battuto la Juventus di Massimiliano Allegri, in una notte magica al Maradona, per certi versi irripetibile. Era gennaio ed era ancora tutto da conquistare. Le incognite del Napoli post Mondiale si sono lentamente trasformate in parole vuote, ipotesi senza fondamenta. E la squadra di Spalletti ha proseguito la sua corsa, fino a staccare una super Lazio e una Roma da battaglia, potendo contare sulle difficoltà progressive di Milan, Inter e Juve (in questo caso anche extra campo).
Insomma: tutto meritato. Meritatissimo. Il Napoli, a 17 anni dal ritorno in Serie A, a 19 dall’acquisto di Aurelio De Laurentiis, trova un successo storico: sarà il terzo tricolore in assoluto per il club campano, che ha già preannunciato grande festa e che ora s’appresta di fatto a passare alle cose formali. Dodici punti, quelli necessari. A patto però che la Lazio continui a vincere e a convincere su ogni campo. Così scontato non lo è, per questo è stato (anche) individuato il giorno 3 maggio come limite massimo per la chiusura dei preparativi. Da lì si dovrebbe passare direttamente a celebrare la vittoria.
In quel caso, il Napoli vincerebbe lo scudetto alla 33esima giornata: ben cinque turni prima della naturale chiusura del torneo di Serie A. E’ già successo ed è comunque record: ce l’hanno, in condivisione, Torino, Fiorentina, Inter e Juventus. A 15 punti di vantaggio, nella curva finale, ci arrivano in pochissimi eletti: Spalletti verosimilmente sarà tra questi.
Il Torino del 1947-1948
Per capirci: parliamo di numeri alla Grande Torino, una delle squadre più forti di tutti i tempi. Non solo i granata trionfarono nel loro quarto titolo consecutivo, il quinto della propria storia, ma giganteggiavano in ogni gara, con capitan Mazzola da 25 reti stagionali. A fine campionato, la squadra totalizzò 19 vittorie in 20 partite. Arrivò giusto un pareggio, per 0-0 sul campo della Triestina. Poi mai, mai una sconfitta. Sempre, sempre in gol.
Il Toro staccò di 16 punti Milan, Triestina e Juventus, arrivate seconde a pari merito, in un campionato decisamente diverso da tutti gli altri: per la prima volta nella storia della Serie A, il torneo fu giocato con numero dispari di squadre. Il motivo? Arrivò il ripescaggio della Triestina nel luglio 1957, prima dell’inizio del torneo. Ventuno team, dunque, e ogni vittoria all’epoca valeva due punti; per compensare il numero dispari di formazioni, vi furono ben quattro retrocessioni. Tra queste, arrivò proprio quella del Napoli per uno scandalo legato a un tentativo di corruzione. Gli azzurri finirono all’ultimo posto d’ufficio.
La Fiorentina 1955-1956
Virgili, 21 gol. Per il primo scudetto della Fiorentina di Fulvio Bernardini. Nel 1956, le gerarchie del calcio italiano tornarono a cambiare. Il trionfo dei viola interruppe il dominio delle tre grandi squadre italiane: dall’Inter alla Juventus, poi il Milan. Dall’anteguerra si succedevano sempre e solo queste big, oltre naturalmente al Grande Torino. In quella stagione, il club toscano si fa beffe di tutti i pronostici: al primo posto sin dall’ottava giornata e per tutta la durata del torneo. L’ultima ad arrendersi fu il Milan, terminata al secondo posto con 41 punti contro i 53 della Viola.
Il titolo arrivò il 6 maggio, con un pareggio (anche qui) sul campo della Triestina. Cinque turni in anticipo: record a pari merito con il Toro del 1948.
Inter 2006-2007
Ci sono voluti cinquant’anni per rivedere una squadra alla guida assoluta di un campionato, questo anche per dire come e quanto sia complicato arrivare a un certo livello di dominio. Dalle ceneri di Calciopoli, a issarsi su tutti gli altri club italiani fu l’Inter, che a fine anno, con Roberto Mancini in panchina, sollevò lo scudetto numero quindici della propria storia. Un torneo dominato in lungo e in largo, con Zlatan Ibrahimovic definitivamente esploso, alla sua prima stagione in nerazzurro in seguito alla cessione dalla Juventus.
Un trionfo sul campo mancava dall’epoca di Trapattoni e fu l’anno dei record: 97 punti alla fine del campionato, cinque giornate in anticipo e già a festeggiare il tricolore. Il distacco dalla Roma, seconda, fu di 22 punti, ben 35 dalla Lazio, terza.
Juventus 2018-2019
L’ultima di Allegri, prima del ritorno. Con un trionfo irripetibile, per certi versi ancor più netto dell’annata dei 102 punti finali con Antonio Conte (questo sì, record di punti). La Juventus 2018-2019 ha avuto pochi, pochissimi rivali. Nell’anno del debutto di Cristiano Ronaldo, ha dominato la Serie A iniziando alla grande e proseguendo senza intoppi. A fine stagione i bianconeri hanno totalizzato novanta punti tondi, più 11 dal Napoli a fine stagione, più 21 da Atalanta e Inter, a pari merito al terzo posto. I bianconeri vinsero 28 delle 38 partite disputate, non perdendo mai il primato in classifica.
Un’annata in cui CR7 si prese tutti i meriti e l’intera copertina: 28 gol stagionali. Appena 30, invece, i gol subiti: dopo la vittoria allo Stadium con la Fiorentina per 2-1, arriva il penultimo scudetto dell’era d’oro della Juventus. Con cinque giornate d’anticipo.