Ha compiuto 64 anni il 10 Gennaio, ma nonostante l’età che lo configura come uno dei decani della panchina italiana (assieme a Gasperini e Spalletti è il “mister” più anziano della Serie A) Sarri rimane pur sempre un uomo “contro”, un antisistema dalla polemica pungente e sempre pronta.
Polemiche che ultimamente si accavallano una sopra l’altra, confondendo il pensiero del mister tosco-napoletano e che devono fare i conti con una ripartenza laziale post-mondiale non brillante, volendo usare un eufemismo.
Le ultime polemiche Sarriane
Intervistato al termine di Lecce vs Lazio (2-1) dello scorso 4 gennaio Sarri, rispondendo sulla pausa forzata causa mondiale, rivela: « Fosse per me si giocherebbe sempre, questa sosta è stata una bestemmia calcistica ». Eppure, appena ad ottobre del 2022, quando la Lazio (e non solo lei) si è trovata a giocare una partita ogni tre giorni per quasi due mesi di fila, Sarri diceva: « questo calcio non mi appartiene, forse sono troppo vecchio. »
Il calcio compresso-obeso e la pausa mondiale sono due discorsi correlati, chiaramente. Ma che Sarri sia diventato forzatamente polemico e intollerante, nervoso e scocciato, negli ultimi tempi, è evidente. Probabilmente ha sbagliato alcune valutazioni, soprattutto nei confronti di alcuni giocatori – Luis Alberto su tutti –, scegliendo lo scontro al dialogo, la chiusura all’apertura mentale.
Sarri e le responsabilità di vittorie e sconfitte
Quando la Lazio vince, Sarri si becca tutti gli elogi. Quando perde, spesso e volentieri punta il dito contro i suoi. È accaduto a settembre dopo la debacle col Mitdjylland (5-1), quando ha parlato di un “germe” all’interno dello spogliatoio: « Dai giocatori vorrò una spiegazione perché siamo arrivati qui con un livello di presunzione immenso. Non si possono fare queste figure in Europa. Chiediamo scusa ai tifosi, che non abbiamo rappresentato in maniera degna. Questi crolli emotivi improvvisi sono simili a quelli degli anni scorsi. Difficile da capire le motivazioni. Se sono io, devo fare un passo indietro. Se la motivazione è di un giocatore, va fuori immediatamente. Qualcuno che all’interno del gruppo insinua questo germe c’è per forza. »
Parole quasi identiche sono state utilizzate dopo la brutta sconfitta col Lecce (« non è un problema tattico, dobbiamo lavorare su 25 teste ») e dopo il terrificante pareggio casalingo contro l’Empoli, dal 2-0 di vantaggio tenuto fino all’83’: « Facciamo fatica a mantenere la massima applicazione per tutti i novanta minuti, abbiamo sempre un frangente in cui caliamo a livello di energie mentali. Credevamo di aver risolto il problema, ma forse non ci siamo riusciti ».
Le colpe del campo
Se poi il problema non è mentale – e lo è, senz’altro; ma la colpa non può essere solo di una malattia insita nell’ambiente – allora è relativo al campo: « Non so cosa vuole fare il nostro presidente – diceva Sarri dopo Lazio vs Udinese – ma se il terreno è questo deve prendere un altro allenatore, io non ci so giocare su questi terreni qui. Sennò andremo noi a giocare da un’altra parte. »
Uno sfogo chiarito (per eccesso, freudianamente) con l’affermazione successiva, relativa sempre alla stessa conferenza stampa: « Non sono nervoso, è una constatazione. Io faccio giocare le squadre con 700 passaggi a partita, se il terreno è questo devono pensare ad altri allenatori. » Per non parlare delle polemiche con gli arbitri, le continue squalifiche, i battibecchi con gli allenatori avversari (memorabile il gestaccio a Gotti in Lazio vs Hellas) e la persistente retorica sul mondiale qatariota: « Io il Mondiale penso di non guardarlo neanche, dopo l’incazzatura che ho preso per questo Mondiale in Qatar. »
La confusione di Sarri
Curiosamente Sarri, intervistato da Pedullà all’indomani della firma con la Lazio, ormai più di un anno e mezzo fa, rivelava di « non [aver] visto calcio in questi due anni » (di buen retiro, dopo l’esperienza con la Juventus). Sarri si è detto più volte stanco, deluso da questo calcio ormai accelerato e scriteriato. Sono discorsi interessanti, senz’altro, perché Sarri è una persona intelligente e non parla mai a caso. Il suo animo toscano poi ne fa uno degli allenatori più diretti e meno banali che il calcio ci abbia concesso.
Ma ora, si può dire, è in evidente confusione. Il cambio Basic-Milinkovic (a sua insaputa, ha detto) contro il Lecce ne è stato un indizio: la clamorosa rimonta subita in casa contro l’Empoli la conferma. Sarri deve fare un passo indietro al gioco, guardando dentro se stesso, per ritrovarsi e ritrovare un cammino – quello con la Lazio – ancora tutto da sancire. Ma deve farlo in fretta, e in un calcio che corre come non mai i profeti – come lui – rischiano di essere ascoltati con qualche secolo di ritardo.