Vai al contenuto

Sapete quanti gol aveva fatto Santiago Castro prima di convincere il Bologna a pagare 12 milioni di euro per assicurarsi i suoi servigi? Otto. Quattro in meno della cifra servita per pagare il suo cartellino. Già questa è la prima magia del Toto, un attaccante con tutto da dimostrare, e tutto per farlo. Non ce ne sono tanti, come il classe 2004 dei rossoblù. Anzi: ce ne sono veramente pochi. Di rabbia e di grinta, di tecnica e di qualità, di tenacia e scosse. E Sartori sì, ne ha pescato un altro, anche se poi capiremo se sarà stato all’altezza dei sogni dei suoi nuovi tifosi. Nel frattempo, vale la pena fare un passo indietro e capire i perché di questo progetto.

La storia del Toto Castro

Il Toto Castro ha una squadra nel dna e un’altra che ha costruito la sua leggenda in Argentina. Quella del cuore è un pezzo di storia albiceleste, il Club Comunicaciones: giallo e nero come il Dortmund, di tradizione dopolavorista come lo stesso Borussia. Il club fu infatti fondato da un gruppo di dipendenti di società postali, e i colori derivano dalle prime divise dei postini. C’è una C grande che avvolge una C piccola all’interno del logo: è papà Castro che porta il figlio Toto al provino per entrare in squadra, lui che è stato una bandiera dello stesso club e oggi è un dipendente della pubblica amministrazione.

Con il giallonero è un colpo di fulmine: Castro cresce in maniera esponenziale, ed è forte nello stretto. A tal punto da provare i grandi club di futsal, prima di tornare al grande amore a undici, ma con una divisa diversa. Riesce infatti a entrare poco dopo nelle giovanili del Velez, con cui fa la parte cruciale delle giovanili. Quando, nel 2021, El Fortìn porta a casa una prima parte di stagione a dir poco pericolosa – oltre ai cambi in panchina, scompare l’allenatore e c’è una rivolta furibonda dei tifosi per i risultati -, l’idea dei big è tanto semplice quanto efficace: abbandonano la barca che affonda, con tanti saluti alla storia del Velez, che sembrava mai così vicino alla retrocessione.

C’è un addio, soprattutto, che è drammatico: Pratto, ex Boca e Genoa, un passato pure al River e al Feyenoord, saluta tutti e se ne va al Defensa y Justicia. Lascia scoperta il vuoto del nueve, che per l’Argentina (e non solo) è qualcosa di assolutamente clamoroso. E’ l’occasione del Toto, che s’affacciava già in direzione prima squadra, ma senza trovare posto davanti al totem albiceleste. Fattogli posto, Castro inizia a rispondere con continuità. E perseveranza. Non fa tanti gol, ma il lavoro per la squadra colpisce tutti, specialmente l’allenatore. Ha la stoffa per sbocciare, e lo dimostra poi nella partita che vale la salvezza concretizzata del Velez: è suo, il gol che stappa la partita e che regala un sogno ai suoi tifosi. Lo ringrazieranno per sempre.

Il passaggio al Bologna

Nell’anno delle magie, Castro arriva dove ce n’è in corso una niente male: è il Bologna di Thiago Motta. Che continua a vincere, a convincere, a stupire. Il 30 gennaio 2024, Sartori decide di scommettere su di lui per dare un’alternativa di livello al tecnico oggi alla Juventus, che fino a quel momento aveva utilizzato solo Joshua Zirkzee. E per un motivo ben preciso: è stato formidabile, dall’inizio alla fine.

L’esordio arriva il 9 marzo, per l’argentino: gioca contro l’Inter, al Dall’Ara, sostituendo proprio Zirkzee. Il 20 maggio si toglie la soddisfazione di segnare alla Juventus la prima rete in Serie A. Era il 2-0, finì poi per 3-3. Nelle prime 14 partite, ha trovato 4 volte il gol. E nonostante l’acquisto di Dalligna, che nella scorsa stagione è stato il faro offensivo del Nizza, il Toto non esce più dal campo. Vincenzo Italiano gli ha dato fiducia sin da subito, e in estate Castro ha risposto con 6 gol nelle 6 amichevoli disputate. Dimostrando di essere affidabile, non essendo per forza un bomber incontenibile.

Le caratteristiche di Castro

Sì, perché quello che colpisce del nove bolognese non è tanto la qualità palla al piede, neanche il guizzo o l’inserimento. E’ bella, bellissima, la sua voglia di combattere su ogni pallone, la forza con cui si batte il petto e riscrive i destini già scritti delle sue azioni. E’ un attaccante di provincia pur sguazzando sui campi di Serie A.

L’evoluzione che può avere Castro può essere simile a quella di Lautaro Martinez, che pure arriva all’Inter con movimenti differenti, più eleganti, e una maggiore precisione sotto porta. Castro è una forza della natura, e quella forza deve ogni tanto contenerla per non arrivare poco lucido nel finale. Proprio qui, può migliorare: nel fare il nove, e non gli altri dieci numeri. Il sacrificio è una dote naturale, ma per un attaccante il troppo può stroppiare il doppio.