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Solo qualche giorno fa, Ronaldinho ha compiuto 40 anni, tutti vissuti al massimo. E anche dopo l’esperienza da calciatore (purtroppo) il brasiliano ha dimostrato di non avere freni, a tal punto da ‘festeggiare’ il compleanno in carcere.

Se ci si ferma un minuto (o forse anche qualcuno in più) a leggere il palmares di Ronaldo de Assis Moreira, ai più noto come Ronaldinho, si evince come il brasiliano nato in quel di Porto Alegre nel 1980 sia riuscito a segnare un’epoca, diventando un’icona del calcio mondiale quando è stato all’apice della sua carriera, prima di avvicinarsi all’inevitabile epilogo in madre patria con il Fluminense, senza però finire nell’oblio.

GREMIO – La prima avventura di Ronaldinho è al Gremio: dopo aver praticato futsal e beach soccer sin da bambino, il club carioca mette gli occhi sul giovanissimo fenomeno prendendolo già nel 1995 e schierandolo sin da subito nelle proprie giovanili a crescere. Crescita che è apparsa esponenziale a tal punto che a 17 anni firma il primo contratto da pro e viene aggregato alla squadra B. Un anno più tardi è già in prima squadra e, nel 1999 aiuta la squadra a vincere il campionato Gaucho, con 15 gol in 18 partite. In più, in Brasile, alza al cielo anche la Copa sul-Minas, sempre nel 1999 prima della chiamata dell’Europa, a maggior ragione dopo la vittoria in Copa America e la finale nella Confederations Cup, chiusa da capocannoniere del torneo.

PSG – Nel gennaio 2001 il PSG annuncia l’acquisto di Ronaldinho per l’estate, suscitando le polemiche dello stesso Gremio – la FIFA si espone in merito e dà ragione ai brasiliani con tanto di risarcimento di oltre 6 mln da parte dei francesi – che blocca l’esordio di Dinho, rinviato all’agosto 2001. Quel PSG non era però questo PSG e il brasiliano, seppur in grado di segnare 25 reti in 77 partite, sente la necessità di cambiare aria, intuendo che sarebbe servita un’altra piazza per spiccare definitivamente il volo e diventare Leggenda, ancor più dopo la vittoria del Mondiale in Corea del Sud e Giappone del 2002 con il Brasile dei sogni.

BARCELLONA – Nel luglio del 2003, il Barcellona paga 30 milioni di euro per il cartellino di Ronaldinho che delizia le platee del Camp Nou e di tutta la Spagna a suon di gol e giocate uniche che però al primo anno non bastano a vincere alcun titolo, cosa che invece accade un anno dopo con il successo in Liga. Indimenticabile, nella sua avventura in blaugrana, la doppietta al Bernabeu, con un assolo incredibile e una conclusione che trafigge Casillas e fa scattare il tribuno di tutto lo stadio, ai piedi di un fuoriclasse assoluto. Nel 2005, la stagione si chiude con 26 reti in 45 partite, Liga, Champions League, Supercoppa di Spagna e il più che meritato Pallone d’Oro, giusto riconoscimento per un giocatore cresciuto esponenzialmente. Dinho non ha mai avuto problemi ad essere al centro dell’attenzione, a maggior ragione quando le cose vanno male: e il 2006-2007 è uno dei peggiori anni della sua carriera, a tal punto che piovono critiche da parte dei tifosi a tutta la squadra, capace nell’impresa di perdere la finale del Mondiale per Club contro l’Internacional e di essere eliminata dal Liverpool in Champions, finendo seconda in Liga. Il brasiliano, nel marzo 2008, patisce un pesante infortunio all’adduttore che mette la parole fine sulla stagione e sulla sua avventura al Barcellona, chiusa con 207 presenze e 94 reti.

MILAN – Nell’estate 2008, ecco la chiamata dell’Italia e di Silvio Berlusconi: l’accoglienza dei tifosi del Milan è da Fenomeno e l’impatto con il calcio italiano è fantastico con il gol a settembre nel derby contro l’Inter. A fine stagione, Dinho segna 10 reti in 36 partite, numeri non eccellenti complice un calo fisico nella seconda parte del torneo, che sembrava il preludio di quello che sarebbe stato realtà due anni più tardi. Perché il 2009-2010 è il miglior anno del brasiliano al Milan: 12 gol (e 12 assist!) in campionato e 3 in Champions portano lo score totale a 15 in 43 partite. L’anno successivo, però, finisce la magia: trova dapprima poco spazio con Allegri ma ben presto si capisce che l’attrazione per le serate milanesi avesse preso il sopravvento.

FLAMENGO, ATLETICO MINEIRO… E MESSICO – Nel gennaio 2011 il Milan lo vende al Flamengo per 3 milioni di euro e in Brasile, complice un livello più basso, Dinho ritrova passione e gol, ben 21 in 52 partite vincendo un Campionato Carioca (2011) prima però di finire per vie legali per questioni economiche. Nel giugno 2012 firma per l’Atletico Mineiro, con cui vince un Campionato Mineiro, una Copa Libertadores (2013) e la Recopa Sudamericana (2014). Nell’estate 2014 cambia squadra e, a sorpresa, sceglie il Queretaro, club di prima divisione messicana ma sia l’avvio – fu criticato e bersagliato per considerazioni razziste – che il prosieguo non sono positivi, a tal punto che alla fine della stagione dà l’addio e annuncia l’approdo al Fluminense.  A tutti, però, risulta evidente come la carriera sia agli sgoccioli e il ritiro arriva, un po’ in ritardo, ma in via ufficiale nel 2018.

POST-CARRIERA RIVEDIBILE – Ronaldinho ha sempre vissuto al massimo, sia in campo ma soprattutto anche fuori: dalle scappatelle con showgirl durante l’avventura al Milan fino ai problemi di soldi in Brasile e a quelli col Fisco in Spagna ma è notizia fresca l’arresto in Paraguay, insieme al fratello, perché in possesso di falsi passaporti. Dinho avrebbe dovuto presenziare ad un evento ad Asuncion ma le guardie lo hanno perquisito, scoprendo i documenti non a regola. Ronaldinho, ad oggi, è in carcere e ha trascorso i suoi 40 anni – compiuti il 21 marzo – in carcere. Siamo certi che, una volta tornato in libertà, riuscirà a trovare il modo per far parlare di sè. Come fatto fin da giovane ai tempi del Gremio.

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