Mourinho sa come si fa.
Continua la marcia straordinaria dell’allenatore portoghese, che dopo aver raccolto nove punti in tre giornate in Serie A, fa un’ottima figura anche all’esordio in Conference League, rifilando una sonora cinquina al CSKA Sofia, con una formazione in partenza piuttosto rimaneggiata.
Un turnover che funziona
Come era ampiamente prevedibile, Mourinho ha saggiamente effettuato un largo turnover, col doppio beneficio di dare minutaggio a chi ha trovato meno spazio in questa prima parte di stagione e di far rifiatare alcuni fra i titolari, in vista di una lunga serie di partite ravvicinate.
Quindi, dentro Perez, Diawara, Villar, El Shaarawy, Shomurodov, Calafiori; giovedì di parziale riposo per Mkhitaryan, Zaniolo, Veretout, Abraham, Cristante, Vina. Al di là della modesta caratura dell’avversario, la differenza di qualità tra titolari e riserve non si noterà più di tanto: discese, fraseggi, aggressività e carattere saranno il sale della gara. Sarà questa una risorsa importante da tenere presente per tutta la stagione.
Sorpresa iniziale, poi tutto in discesa
E dire che il pronti-via della gara suggeriva tutt’altro canovaccio: al 10’ è il CSKA a mettere la testa avanti, grazie alla rete di Carey.
Serata difficile, quindi? Manco per sogno. La Roma non perde la testa e in pochi minuti, al 25’ rimette le cose a posto: è Pellegrini, con un gol magnifico, a fare l’1-1. Vantaggio con El Shaarawy prima dell’halftime, al termine di una bella iniziativa di Shomurodov.
Nella ripresa, attorno al 60’ iniziano ad entrare i titolari, e due minuti dopo Pellegrini fa il 3-1 chiudendo la gara. Da lì in avanti è accademia pura sino al novantesimo, e trovano gloria anche Mancini e il neo entrato Abraham, al primo gol tra le mura amiche.
Alcune curiosità statistiche su Roma – CSKA Sofia
La Roma ha ottenuto sei successi nelle prime sei partite stagionali per la terza volta nella sua storia dopo le stagioni 2013/14 e il 2014/15, entrambe con Rudi García in panchina.
A livello realizzativo, la stagione sembra essere nata nel migliore dei modi, dal momento che la Roma di José Mourinho ha segnato 19 gol nelle prime sei partite stagionali: nella storia della Roma, l’unico allenatore che ha fatto segnare più reti ai giallorossi dopo sei gare è stato Alfredo Foni (25 reti) – superati Rudi García e Gunnar Nordahl (17 entrambi).
José Mourinho si conferma un maestro di Coppa: lo Special One ha infatti vinto 10 delle ultime 11 partite in competizioni europee sulla panchina di una squadra italiana. Fa eccezione la sconfitta contro il Barcellona al ritorno delle semifinali di Champions League nel 2009/10 (che però, va detto, ha portato ugualmente l’Inter in finale).
Uno dei pochi titolari in campo fin dall’inizio era il capitano, Lorenzo Pellegrini. Risultato: due gol (il primo straordinario, con stop perfetto e tiro di precisione all’incrocio, spettacolare), serve assist, verticalizza.
Ad oggi, con cinque gol fatti, è il centrocampista attualmente nei top-5 campionati europei ad aver segnato più reti nella stagione in corso considerando tutte le competizioni.
Tra i giocatori dei top-5 campionati europei 2021/22, solo Erling Haaland e Robert Lewandowski (tre entrambi) hanno messo a segno più marcature multiple di Pellegrini (due) in stagione considerando tutte le competizioni.
Tra i giocatori attualmente in Serie A, nessuno ha segnato più reti di Lorenzo Pellegrini (cinque al pari di Dusan Vlahovic) considerando tutte le competizioni nella stagione 2021/22.
Lorenzo Pellegrini e Stefan El Shaarawy sono gli unici due giocatori ad aver segnato in Champions League, in Europa League e Conference League.
Dove si può migliorare
Difficile trovare dei difetti in una prestazione maiuscola come quella di giovedì.
Eppure, l’incontentabile Special One, per tenere il gruppo sulla corda, si è detto sì contento del risultato, ma non del tutto contento per una presunta poca intensità del centrocampo e per le poche spinte effettuate dai terzini, tanto e vero che sull’unica sortita offensiva di Calafiori è nato il secondo gol di Pellegrini.
A detta di Mourinho, quindi, lui e Karsdorp dovrebbero abituarsi a spingersi in avanti un po’ di più.
Ma la sua Roma, checché ne dica, fa paura.