I campionati di calcio di Serie A, nella maggior parte dei casi, possono venire ricordati nel tempo dai più per svariati motivi: sia per celebri vittorie che per partite indimenticabili, o per questo o quel campione che ha calcato il rettangolo verde nel nostro paese.
Ma c’è una casistica che va a collocarsi fissa nella memoria sportiva di ognuno di noi quando si verifica: ovvero, quando in Serie A si assiste ad una rimonta clamorosa che va a ribaltare le sorti di un campionato che fino a quel momento sembrava scritto.
Andiamo pertanto a ripercorrere quali siano state le più celebri rimonte scudetto della Serie A.
1966-1967: La caduta della Grande Inter
Gli anni Sessanta, nel nostro calcio, sono inequivocabilmente segnati dal passo della Grande Inter di Helenio Herrera, forse la squadra più forte che si sia mai vista su un campo di Serie A.
Tuttavia, il 1967 è nefasto per i colori nerazzurri: Facchetti e compagni arrivano alla Finale di Coppa dei Campioni, che però perdono 2-1 contro il Celtic . Ci si rifarà in campionato, pensano i più. Invece, nonostante 4 punti di vantaggio sulla Juventus a 4 giornate dalla fine (con la vittoria che all’epoca vale 2 punti) i nerazzurri prima perdono lo scontro diretto con i bianconeri, poi pareggiano con la Fiorentina.
All’ultima giornata Herrera va a Mantova, e una clamorosa papera di Sarti fa affondare il Biscione. Con la Juventus che nel frattempo vince con la Lazio e opera un sorpasso in extremis che ancora brucia ai tifosi meno giovani.
1972-1973: La Fatal Verona per il Milan
Il Milan targato Rocco–Maldini, nella stagione 1972-1973, sembra poter dominare il campionato. A sei giornate dal termine, infatti, i rossoneri vantano un vantaggio di cinque punti sulla Juventus e di tre sulla Lazio, e danno l’impressione di poter portare a compimento l’obiettivo scudetto.
Tuttavia, se da una parte la Juventus porta casa dieci punti nelle successive cinque gare (con i due punti a partita, è bene ricordarlo) il Milan pareggia con Toro e Cagliari e perde con la Lazio. Prima degli ultimi 90 minuti la situazione recita: Milan 44, Juventus e Lazio 43.
Domenica 20 maggio 1973 va in scena una giornata per cuori forti: la Lazio va a Napoli, dove però perde per 1-0 grazie al gol di Damiani, e vede sfumare i sogni scudetto. La Juventus, invece, va a Roma dove passa 1-2, grazie alle reti di Altafini e Cuccureddu.
Il Milan, invece, va a Verona, con la formazione scaligera non del tutto sicura della permanenza in Serie A: la partita è davvero clamorosa, poichè al termine di una girandola infinita di emozioni i gialloblu vincono 5-3 e consegnano lo scudetto alla Juventus. Da quel momento nasce la leggenda della “Fatal Verona“.
1987-1988: Sacchi beffa Maradona
Dopo la metà degli anni ’80, nel calcio italiano la figura di maggiore rilievo è quella di Arrigo Sacchi, che rivoluziona il modo di allenare e di pensare sul rettangolo verde. Il confronto tra il Milan del tecnico di Fusignano e tra il Napoli di Maradona in quei mesi è indimenticabile.
Sul finire della stagione 1987-1988, a 5 giornate dal termine la classifica della Serie A vede il Napoli in testa a 41, col Milan secondo a 37. Sembra tutto apparecchiato per un trionfo partenopeo, ma prima il Napoli perde a Torino con la Juve (mentre Virdis e Massaro conquistano i due punti a Roma); poi, alla giornata successiva, il Milan vince il derby finchè il Napoli impatta 1-1 a Verona. Alla 28ª giornata la partita scudetto: il Napoli riceve proprio il Milan al San Paolo, per quello che è a tutti gli effetti uno spareggio per il titolo.
La partita è tra le più memorabili della storia del nostro calcio, e a spuntarla è il Milan per 2-3 (gol di Maradona e Careca per il Napoli, doppietta di Virdis e Van Basten per il Diavolo). Il Napoli subisce il sorpasso, e nonostante due pareggi del Milan nelle ultime due giornate non ne sa approfittare, con lo scudetto che prende la via di San Siro.
1998-1999: La delusione di Cragnotti
Sul finire degli anni ’90, una delle più grandi realtà del nostro calcio è senza dubbio quella della Lazio di Cragnotti, che a suon di miliardi costruisce una corazzata all’apparenza imbattibile: Mancini, Vieri, Salas, Nesta, Almeyda, Nedved sono solo alcuni dei tanti fenomeni che si vedono a Formello.
Dopo un campionato di altissimo livello, a 7 giornate dalla fine la Lazio comanda a +7 , e vi è lo scontro diretto all’Olimpico tra Lazio e Milan. La gara finisce 0-0, risultato che va benissimo ai biancocelesti, che sembrano aver ipotecato così lo scudetto.
Tuttavia, nelle settimane successive accade di tutto: prima la Lazio perde il derby, poi è la Juve (in un campionato del tutto in sordina per i bianconeri) ad espugnare a sorpresa l’Olimpico grazie al redivivo Henry. Il Milan non brilla ma vince (in particolar modo all’ultimo respiro sia col Parma che con la Sampdoria) e alla penultima Mancini e compagni si inceppano nuovamente, stavolta a Firenze. E’ sorpasso: all’ultima giornata il Milan va a Perugia e ringrazia Abbiati che fa una parata memorabile. Guly e Bierhoff segnano i gol scudetto.
1999-2000: la pioggia di Perugia che affonda la Juve
Dopo la tremenda delusione dell’anno prima, la Lazio ci riprova nella stagione successiva. Tuttavia, la Juve di Ancelotti quest’anno è protagonista, e a otto giornate dal termine governa il campionato con un bottino di +9 proprio sui biancocelesti.
Esattamente come nella stagione precedente, però, la capolista sembra avere il braccino corto, e nelle ultime settimane inizia a zoppicare. Giornata 27: la Juve perde a San Siro sotto i colpi di Shevchenko, mentre Nedved e Veron consegnano il derby alla Lazio, riducendo il distacco a sei punti . Giornata 28: la Lazio va proprio a Torino, in casa della Juve: la capocciata di Simeone regala i tre punti ai biancocelesti, che di colpo si trovano a -3. Alla 30esima sembra fatta per i bianconeri, che riallungano a +5 dopo lo stop Lazio a Firenze; ma la sconfitta di Verona per la capolista alla 32esima rimette tutto in gioco.
Dopo una penultima giornata fortemente polemica (in cui Cannavaro segna alla Juve ma il suo gol viene inspiegabilmente annullato) , all’ultima domenica la Lazio ospita la Reggina e la Juve va a Perugia. La situazione è Juventus 71, Lazio 69.
Se all’Olimpico Inzaghi, Veron e Simeone firmano un facile 3-0 sui calabresi, la partita di Perugia è molto complicata per la Juventus: infatti, un clamoroso nubifragio costringe Collina a sospendere la partita per oltre un’ora, tra le polemiche di Moggi che invece preme per il rinvio ad altra data.
La gara, tuttavia, riprende nel tardo pomeriggio, e nel pantano del Curi è Calori a trovare il destro vincente. Del Piero e compagni non trovano la rete che porterebbe allo spareggio, e lo scudetto (clamorosamente) viaggia in direzione Lazio.
2001-2002: Gresko e il maledetto 5 maggio nerazzurro
L’Inter di Hector Cuper sembra finalmente pronta per vincere il primo scudetto dell’era-Moratti. La stagione 2001-2002, nei primi mesi, per la compagine nerazzurra è esaltante: il tandem Ronaldo Vieri fa sognare, e a cinque giornate dal termine i nerazzurri comandano a +3 sulla Roma e +6 sulla Juventus.
Poi però i nerazzurri si inceppano, e prima perdono in casa con l’Atalanta poi pareggiano a Verona col Chievo di Del Neri. Si arriva all’ultima di campionato con la classifica che dice Inter 69, Juventus 68 e Roma 67, e il calendario prevede Lazio-Inter, Udinese- Juventus e Torino-Roma.
La partita, per l’Inter, dovrebbe essere una passeggiata: la Lazio è fuori da tutto quanto e i tifosi biancocelesti tifano Inter. All’Olimpico, il 5 maggio, si concretizza invece uno psicodramma: Gresko, che da quel momento diventa il giocatore più odiato della storia interista , compie un errore dilettantistico che favorisce la rimonta laziale. Con la Juve che vince senza problemi ad Udine, il 4-2 dell’Olimpico consegna lo scudetto alla Vecchia Signora di Marcello Lippi, con gli interisti che ancor oggi piangono (ma che si rifaranno abbondantemente negli anni a venire).