Perché le rimonte ci emozionano tanto? Non per il loro carattere spettacolare – tanti gol non è uguale a grande partita – ma, si direbbe, per il loro carattere oracolare. Quando assistiamo ad una grande rimonta è come se vedessimo il Destino compiersi al di là dei suoi interpreti e della loro volontà. Nelle rimonte si cela insomma quell’aspetto mistico che rende il calcio uno sport dalle emozioni impareggiabili.
Ajax-Tottenham (2-3) del 2019 ne è un esempio cristallino. Non, di nuovo, per il carattere spettacolare di questa partita, che pure – come è giusto che sia per una semifinale di Champions League – è stato vieppiù lampante, quanto per il carattere appunto religioso, misterioso, dell’andamento della partita.
Il primo tempo, tutto più o meno normale
Alla Johann Cruyff Arena, l’Ajax di Ten Haag ospita il Tottenham di Pochettino al netto di un risultato da conservare (0-1 all’andata, gol di Van de Beck) ed eventualmente ampliare. Il gioco dei Lanceri è riconoscibile, nel solco della tradizione total voetbal ma con venatura di (modernissimo) pragmatismo. L’Ajax prende pochi gol e si diverte molto nel farli.
L’avvio del match lo dimostra piuttosto bene, perché dopo 5’ de Ligt, su corner di Schone, sigla di testa il gol dell’1-0 (aggregate 2-0). All’epoca, è bene ricordarlo, c’è ancora la regola dei gol fuori casa. I biancorossi in ogni caso giocano come fosse una partita già acquisita: non distratti, ma sicuramente molto leggeri. L’unica assenza dell’undici tipo – Neres – non smuove granché i piani tattici di ten Haag, che stringe le linee centralmente lasciando molto spazio sugli esterni, ma la squadra di Pochettino ingabbiata sbatte contro il muro eretto dai padroni di casa.
Che al minuto 35, dopo lungo fraseggiare (sterile) degli ospiti, vanno sul 2-0. Contropiede condotto alla perfezione da Zyiech che allarga a sinistra per Tadic, che la rimette dietro per il marocchino il quale, senza pensarci due volte, scaglia con potenza, classe e precisione un mancino chirurgico sul palo alla sinistra di Lloris, incolpevole nella circostanza. E così, al tramonto del primo tempo, su aggregate di 3-0, niente fa pensare a una rimonta degli Spurs.
Il miracolo del Tottenham
Pochettino capisce di dover fare qualcosa. Ma cosa? Qui la questione sembra essere qualcosa in più di semplicemente tattica. La sua squadra è stata certo arginata dai modelli a ragnatela di Ten Haag, ma i suoi interpreti più forti – Eriksen e Son su tutti – non sono mai davvero entrati in partita. Qualcosa, di casuale, accade. Wanyama si fa male, era comunque in grande difficoltà – De Jong lo ha surclassato. Al suo posto entra Llorente, giocatore di grande gamba ma meno fisicità. Pochettino lo butta dentro, ben contento di poter azzardare per necessità in un momento in cui la sua squadra ha il 99% delle probabilità di uscire dalla competizione.
Con il cambio di Llorente, il Tottenham diventa molto più verticale, ma anche meno ‘in controllo’ del match. Non che prima ce l’avesse, ma solo perché l’Ajax era stato bravo a farglielo credere. Ora invece Pochettino lascia il pallino ai Lanceri, ma appena recupera palla chiede ai suoi di lanciare in avanti per Lucas o Son, ma soprattutto per Eriksen alle loro spalle. Nel secondo tempo, Llorente riceverà 17 palloni dai compagni, 13 dei quali dai difensori e da Lloris. Un dato che non è casuale, naturalmente. Pochettino ha messo da parte la tattica raffinata, la ricercatezza dei triangoli: vuole riaprire la sfida.
E dopo lungo ostentare, proprio da un lancio della difesa, Lucas Moura sguscia tra due difensori biancorossi e batte, con un mancino preciso e imparabile, il portiere dell’Ajax Onana. Siamo al 10’ della ripresa. Manca ancora molto, ma l’Ajax sembra in controllo. Sembra, appunto, perché 3’ accade l’irreparabile. Ancora dopo un lancio e un combattimento vinto sulla seconda palla, Llorente si ritrova a tu-per-tu con Onana, ma il suo tiro viene rimpallato dal portiere dei Lanceri, che poi si tuffa sul pallone per riprenderselo ma viene ostacolato nel far ciò da Schone, che non è invisibile naturalmente. Il pallone arriva così proprio a Lucas, che però è di spalle. Il brasiliano salta due difensori con un doppio destro-sinistro magico, che porta ad una botta mancina e angolata imparabile per Onana. Neanche de Ligt, che era sulla linea di porta, può respingere la sfera. È tutto incredibilmente vivo, siamo sul 2-2.
A quel punto avviene il miracolo. La partita è al suo tramonto, Lucas è stremato ma Pochettino non lo toglie. L’Ajax si difende palleggiando, il Tottenham appena può lancia lungo. Qualcosa dice che il match penda dalla parte dei londinesi, soprattutto quando Zyiech calcia di mancino dal limite dell’area, a 10’ dalla fine, colpendo in pieno il palo alla sinistra di Lloris. In quel momento, il Tottenham capisce di dover credere nel Destino delle cose. Che è insondabile e va al di là dei valori degli uomini. Minuto 50. Ultima azione del match, allo scadere dei cinque di recupero assegnati dal quarto uomo. Pallone lungo, di nuovo. De Ligt la spizza male, quasi con la suola. Il pallone finisce sulla lunetta dell’area per Dele Alli, che d’esterno, con due uomini addosso, inventa un corridoio ino ino per Lucas, che di sinistro, senza riflettere troppo, calcia e buca Onana per la terza volta in 35’. 2-3. Tottenham in finale, per la prima volta nella sua storia. Semplicemente Eupalla.