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L’Inter è l’unica squadra italiana a non essere mai scesa in Serie B. Un fatto indiscutibile: dalla creazione del girone unico (stagione 1929/30) i nerazzurri non hanno mai subito una retrocessione. Tuttavia, da qualche anno circola online una storia secondo cui l’Inter sarebbe retrocessa in Serie B al termine della stagione 1921/22, per poi essere ripescata o addirittura “comprarsi” il posto nella massima serie. È importante precisare che, all’epoca, la Serie B come la conosciamo oggi non esisteva ancora (venne istituita proprio nel 1929/30); esistevano invece la Prima e la Seconda Divisione. Ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza.

Il contesto

Nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, il calcio italiano attraversa una fase molto caotica, essendo sovraccarico di squadre (si parla di un centinaio di squadre). Questo sovraffollamento crea disordine e rivalità, mettendo in crisi l’organizzazione dei campionati. Nell’estate precedente, infatti, 47 club si distaccano temporaneamente dalla FIGC per formare una propria lega, la Liga Italiana del Gioco del Calcio, rientrando poi nella Federazione con la promessa di una soluzione a questo problema.

Vittorio Pozzo, commissario tecnico della Nazionale e profondo conoscitore del calcio internazionale, propone una riforma ispirata a sistemi stranieri per rendere i tornei più equilibrati. La sua idea prevede la selezione di 24 squadre divise in due gironi da 12 , con una disputa finale tra le prime classificate per determinare il titolo di Campione d’Italia in 24 giornate complessive. Tuttavia, la sua proposta viene bocciata, poiché la maggior parte delle squadre che sarebbero rimaste fuori non hanno accettato la proposta, causando così una rottura netta.

Le squadre dissidenti decidono quindi di fondare la Confederazione Calcistica Italiana (CCI), un’organizzazione rivale alla FIGC, e organizzarono un proprio campionato a 24 squadre, in accordo con il progetto Pozzo. Così nel 1921/22 si disputarono contemporaneamente due campionati, uno federale e uno confederale. Quest’ultimo, più seguito, vide la Pro Vercelli vincere il suo settimo scudetto. Vicenza e Inter si classificarono all’ultimo posto nei rispettivi gironi. Nel campionato federale il titolo andò invece alla Novese, dopo ben tre finali disputate contro la Sampierdarenese, con la Novese che vinse lo spareggio a Cremona per 2 a 1, dopo due pareggi per 0 a 0.

Bisognava trovare una soluzione

Nel frattempo si stava raggiungendo un accordo di pace, anche nell’interesse della Nazionale, che subiva notevoli conseguenze dalla divisione in corso. Nel giugno del 1922, le delegazioni della FIGC e della CC si riunirono per cercare di comune accordo la composizione della prima divisione nei campionati federali di calcio, riportandoli sotto un’unica lega. Gli accordi prevedevano che, nel prossimo anno sportivo – quello del 1922/23 – in via transitoria, le squadre ammesse in prima divisione siano 36, per poi ridurre nel secondo anno a 24, e che doveva essere fatta giusta ed equa parte alla FIGC e alla CCI in relazione al valore tecnico e alla consistenza sociale, e di conseguenza ciascuno dei due enti doveva segnalare 12 squadre da iscrivere alla prima divisione.

E le altre 12?

Il Lodo Colombo rappresentò l’ultimo atto formale che definì l’elenco completo delle squadre ammesse alla Prima Divisione per la stagione 1922-23, unificando le compagini delle due federazioni. Le 24 squadre selezionate inizialmente (12 dalla FIGC e 12 dalla CCI) non erano sufficienti a raggiungere le 36 previste dall’accordo, quindi furono necessari ulteriori criteri di selezione per le restanti squadre.

Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport e figura rispettata nel panorama calcistico dell’epoca, venne nominato come arbitro per completare la selezione. Il Lodo Colombo stabilì le squadre iscritte d’ufficio alla nuova Prima Divisione, formata dalla fusione di FIGC e CCI, e specificò che due ulteriori squadre sarebbero state determinate tramite spareggi. Nel cosiddetto “Lodo Colombo”, dunque, erano previste gare di qualificazione, tra cui quella tra il Vicenza (ultimo del girone A confederale) e il Bertona (primo in seconda divisione confederale), e quella tra l’Internazionale (ultimo del girone B confederale) e lo Sporting Club Italia (secondo in seconda divisione confederale).

Gli spareggi

Questa era solo la prima fase: le squadre vincitrici dei primi spareggi avrebbero affrontato un secondo turno contro avversarie dell’altra federazione, in un sistema caotico e complesso. In questo contesto, l’Inter aveva l’opportunità di evitare la retrocessione vincendo due turni di spareggio. Il primo match, previsto per il 2 luglio a Milano contro lo Sporting Club Italia, fu vinto a tavolino poiché gli avversari, a causa della crisi economica e dell’impegno di molti giocatori nel servizio militare, decisero di rinunciare. L’Inter supera così il primo turno senza giocare, ma deve ancora affrontare la Libertas Firenze, in una doppia sfida di andata e ritorno. Il primo incontro, il 9 luglio a Milano, vede l’Inter vincere 3 a 0. Nel ritorno, il 16 luglio a Firenze, la gara finisce 1 a 1, garantendo la salvezza all’Inter. Questo evento segna la prima trasferta di massa dei tifosi al seguito di una squadra. Così, nonostante le complicazioni dell’epoca e il clima di instabilità, l’Inter evita la retrocessione in Serie B.

Mistero risolto

In conclusione, la storia dell’Inter e della sua presunta retrocessione nel 1921/22 rimane una leggenda metropolitana senza fondamento storico. I fatti dimostrano che l’Inter non ha mai conosciuto il declassamento in Serie B, un primato che la distingue nel panorama calcistico italiano. È fondamentale ricordare che la struttura dei campionati era ben diversa da quella attuale e che il girone unico, con la relativa istituzione della Serie B, venne introdotto solo nel 1929. Pertanto, l’Inter può continuare a vantare con orgoglio il proprio percorso nella massima serie, mentre le speculazioni su un suo “ripescaggio” restano un mito privo di prove.