Il Campionato Europeo di calcio del 1996 è rimasto nella memoria degli appassionati per diversi motivi: fu il primo a disputarsi con la nuova formula in stile mondiali, si giocava nella patria del pallone con gli inglesi naturalmente favoriti in partenza, l’Italia di Sacchi si presentava da vice campione del mondo (dopo la sconfitta in finale contro i Brasile) e, soprattutto, fu anche teatro dell’epica cavalcata della neo nata Repubblica Ceca che arrivò a un passo dall’impresa.
Le nazionali dell’Europeo: le grandi favorite
Alla vigilia di quel torneo, la Repubblica Ceca non era minimamente tra le possibili favorite. Una squadra giovane e appena riformata dalla scissione del paese di appena tre anni prima, che pur dopo un’ottima qualificazione era ben lontana dalle nazionali in pole position alla griglia di partenza.
C’era l’Inghilterra, ovviamente, padrona di casa e guidata dalla folle genialità di Paul Gascoigne unita alla concretezza offensiva di Alan Shearer. Ma anche le solite big che arrivavano all’evento al meglio: l’Italia di Sacchi aveva di poco mancato la vittoria mondiale e si affidava a Gianfranco Zola come mente del gioco, la Germania era una bella corazzata con un bomber di razza come Klinsmann e Bierhoff là davanti, mentre la Francia poteva vantare la classe di Zidane e Djorkaeff.
Non era un sogno impossibile nemmeno per l’Olanda di Bergkamp e Kluivert, così come in molti credevano che Figo potesse essere il giusto trascinatore del Portogallo per l’impresa. Insomma, tante pretendenti, tutte di ottimo livello. E quando vennero sorteggiati i gironi di qualificazione, nessuno aveva dubbi su chi sarebbero state le due classificate nel gruppo C, quello con Germania, Italia, Repubblica Ceca e Russia.
La qualificazione a sorpresa
I Leoni inglesi passarono da primi senza troppi problemi la fase iniziale, seguiti dall’Olanda (strapazzata per 4-1 nella terza partita). Avanti anche Francia e Spagna, così come Portogallo e Croazia. Tutte le favorite sembravano quindi in perfetta sincronia con l’appuntamento.
La sorpresa arrivò invece proprio dal gruppo C, con la Germania già qualificata dopo le prime due vittorie contro Repubblica Ceca e Russia, a lasciare un solo altro posto disponibile. Quello che sulla carta doveva essere degli Azzurri, ma che dopo la sfida contro la Cechia si complicò terribilmente.
Allo stadio Anfield gli uomini di Uhrin si presentano decisamente agguerriti e partono subito alla grande trovando la via del gol con Nedved dopo appena quattro minuti di gioco. Arrigo Sacchi aveva tenuto a riposo sia Zola che Casiraghi (doppietta all’esordio nella vittoria contro la Russia) per questa partita, consentendosi persino un “turn over” a tutto campo che lascia in panchina anche Del Piero, Di Matteo e Di Livio. C’è per fortuna Chiesa, a rimettere tutto in parità prima della mezz’ora.
Qualcosa però non gira come dovrebbe, merito anche degli avversari ovviamente, che pressano, spingono (e qualche volta, picchiano) e tornano in vantaggio con un gol di Bejbl al 35° per poi mantenere il risultato fino alla fine nonostante gli innesti di Sacchi e l’assedio Azzurro. Ora le cose si fanno difficili visto che nell’ultimo match l’Italia dovrà incontrare la Germania (già qualificata), mentre per i Cechi c’è la Russa.
Saranno due partite da brivido: la Russia rimonta dallo 0-2 passando addirittura in vantaggio al minuto 85, con un 3-2 che qualificherebbe l’Italia al momento inchiodata sullo 0-0 all’Old Traffort contro i tedeschi (dopo che Zola aveva sbagliato un calcio di rigore). Ma il destino aveva in mente un’altra storia per Nedved e compagni, che a due minuti dalla fine pareggiano con Smicer trovando il punto e la qualificazione per la fase a eliminazione diretta. L’Italia invece, è clamorosamente a casa.
I quarti di finale
Il tabellone dei quarti è davvero di grande livello, con nella parte bassa gli incroci tra Spagna e Inghilterra da una parte, Germania e Croazia dall’altra. In alto invece la Francia se la vedrà con l’Olanda, mentre per la Repubblica Ceca c’è il Portogallo ad attenderla.
Quella che però è sicuramente la partita più abbordabile per i Lusitani, si rivela insidia invalicabile. Figo, Rui Costa e compagnia dominano il possesso palla, ma non riescono a rendersi molto pericolosi e quando lo fanno, c’è il portiere Petr Kouba a difendere al meglio i pali.
Finchè, proprio in avvio di ripresa, è Poborsky a riprendere un pallone e involarsi verso la porta di Victor Baia, che viene beffato da un tocco morbido del Ceco che lo scavalca finendo in rete per l’1-0. Il Portogallo non riuscirà a trovare più la via della porta, malgrado gli sterili attacchi, lasciando alla Repubblica Ceca l’incredibile approdo in semifinale.
L’assedio francese e la qualificazione ai rigori
Anche i francesi, probabilmente, stavano tifando per la Repubblica Ceca, contenti di trovarsela sulla strada che portava alla finale. Il tasso tecnico tra le due squadre è di una differenza abissale, e questo lo sa benissimo anche Uhrin, che infatti imposta una partita tutta all’insegna del “non gioco”, dovendo peraltro fare a meno anche di diversi elementi, squalificati dopo la battaglia contro il Portogallo (da Bejbl a Latal, passando per Kuka e Scouchoparek).
L’idea quindi è di una trincea difensiva oltre a un controllo a uomo delle menti del gioco transalpino. Per Zidane e compagnia è un vero e proprio assedio, che non trova però mai la via della rete per tutti e 120 i minuti di gioco. Si va così ai rigori, quegli stessi che avevano qualificato la Francia nei quarti contro l’Olanda.
In quell’occasione, era stato un 5 su 5. In questa, i Bleu si ripetono (Zidane, Djorkaeff, Lizarazu, Guerin, Blanc), ma lo stesso fanno anche i ragazzi della Cechia (Kubik, Nedved, Berger, Poborsky, Rada). Si arriva così al sesto giro, dove Kadlec realizza il gol del 6-5 per la Repubblica Ceca, mentre Pedros sbaglia per la Francia regalando così la finale agli avversari, contro ogni possibile previsione.
La fine del sogno
Repubblica Ceca e Germania si ritrovano così in finale, dopo essersi affrontate anche nei gironi con una netta vittoria dei teutonici. La Cechia parte ovviamente da sfavorita, ma le battaglie vinte fino a quel punto portano i tedeschi a non fidarsi troppo della nazionale guidata da Uhrin, che ritrova peraltro alcuni dei suoi forzatamente fuori per squalifica nelle semifinali.
Il primo tempo è in effetti quella partita difficile e bloccata che ci si aspettava, con la Repubblica Ceca come sempre bravissima a chiudere ogni spazio e bloccare i talenti avversari in attesa di trovare il guizzo vincente.
Che arriva davvero, quando a mezz’ora dal termine Berger viene steso da Sammer al limite dell’area, ma per l’arbitro è rigore ed è lo stesso Berger a prendere la palla dal dischetto e piazzarla alle spalle di Kopke.
Il miracolo sembra concretizzarsi, ma Vogts corre ai ripari, tentando il tutto per tutto inserendo anche Oliver Bierhoff insieme a capitan Klinsmann. Proprio l’attaccante dell’Udinese, trova il pareggio su un colpo di testa non propriamente irresistibile, trovando però la complicità del portiere Kouba che regala il pareggio ai tedeschi che vale i supplementari.
Ora la condizione mentale è tutta dalla parte dei teutonici, che lanciano l’assedio finale trovando il primo Golden Gol della storia (chi segna per primo, vince il match) sempre con Bierhoff, che regala il trionfo alla Germania e spegne il sogno di gloria della Repubblica Ceca, arrivata a soli quindici minuti dalla storia.