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Come avevamo preannunciato, Manchester City v Real Madrid è stata una partita semplicemente spettacolare. I citizens, pur nelle difficoltà di un momento complicato – ci torneremo tra poco – hanno giocato una partita tenace. È parso evidente fin dal primo minuto come gli uomini di Guardiola volessero dimostrare, prima a se stessi, poi a Herr Pep, il proprio valore, dopo mesi a dir poco difficili.

Dall’altra parte però il Real Madrid di Ancelotti ha risposto con la qualità dei suoi uomini in attacco. Anche i Galacticos, come il City, non stanno vivendo un momento particolarmente brillante della stagione, e fino a 5’ dalla fine erano sotto. Cosa è capitato, poi? Quanto accaduto nei minuti finali può cambiare il giudizio sulla prova delle due squadre? Cosa ci dice tutto questo in virtù della sfida di ritorno?

Cosa è successo all’andata

La vittoria del Real Madrid (2-3) all’Etihad ha rotto un equilibrio duraturo tra le due squadre, che in 12 incontri complessivi si erano spartiti equamente la posta in palio – anche se il Real aveva avuto più volte la meglio nel passaggio del turno – con 4 vittorie a testa e 4 pareggi restanti.

Considerando solo i 90’ di gioco, il Real Madrid non aveva mai vinto all’Etihad Stadium, autentico fortino per il City, che al Bernabeu ha vinto (1-2) l’ultima volta nell’andata degli ottavi di finale di Champions League, stagione 2019/20, il 26 febbraio del 2020. Al ritorno avrebbe nuovamente vinto il City di Guardiola. Dove vogliamo arrivare?

La sfida d’andata giocata la scorsa settimana non solo non ha disatteso le speranze di un bel match, ma ha nuovamente dimostrato il grande equilibrio che c’è tra queste due squadre. Il Manchester City, pur giocando un primo tempo di rimessa, aveva trovato la rete dell’1-0 – dopo lungo, troppo forse, controllo VAR – con il solito Erling Braut Haaland (48 reti in Champions, diventeranno 49 nella ripresa), bravo ad appoggiare in rete un grande assist di petto di Gvardiol. Per un istante, la squadra cinica sembrava quella celeste, e non quella di bianco (arancione) vestita.

Nella ripresa Ancelotti si è scoperto maggiormente, non tanto negli uomini – i cambi sono arrivati verso la fine del match – ma nell’atteggiamento dei suoi, con un baricentro più alto. E così, dopo una respinta, sarebbe arrivato il gol del pareggio di Mbappe, l’altro grande atteso del match, con uno sbilenco ma efficace colpo di stinco. Nonostante l’inerzia del match si fosse spostata dalla parte del Real, il City avrebbe nuovamente ritrovato il vantaggio sempre con Haaland su calcio di rigore (quantomeno generoso) per fallo di Ceballos su Foden, entrato benissimo in campo (ci torneremo nel secondo paragrafo dell’articolo, analizzando la sfida di ritorno).

Il City, in pieno controllo, anche emotivo, della situazione, non avrebbe più subito nulla dal Real Madrid, fino all’ingresso di Brahim Diaz. Il folletto ex Milan e Manchester City, che a Manchester è calcisticamente cresciuto, avrebbe approfittato di una clamorosa dormita della difesa del City, nata da un brutto rilancio, inutilmente frettoloso, di Ederson a centrocampo. Il gol del 2-3, in perfetto stile Real Madrid, sarebbe giunto all’ultima azione utile del match, su ennesimo errore difensivo della difesa citizens, con Bellingham su assist (non si capisce quanto volontario) di Vinicius.

  • La partita: Real Madrid v Manchester City, ritorno dei playoff di Uefa Champions League (aggregato momentaneo: 3-2)
  • Dove si gioca: Madrid, Stadio Santiago Bernabeu
  • Quando si gioca: calcio d’inizio alle ore 21:00
  • Dove vederla in TV: Sky Sport
  • Dove vederla in streaming: Sky GO e NOW

Cosa ci aspettiamo nella sfida di ritorno

L’espressione di Guardiola a fine gara dice tutto. La sua squadra, anche quando gioca bene, perde la testa sul finale. Inspiegabile, se non con un calo mentale specchio di una stagione al ribasso, per usare un eufemismo, l’atteggiamento di Ederson sul 2-1, che a 4’ dalla fine di una partita vinta, fin lì, con tanto cinismo e relativi meriti, decide di rilanciare veloce il pallone sbagliando però il rilancio e il momento della partita. Inspiegabile pure l’errore di Lewis, subentrato ad Akanji a fine primo tempo, che anziché attendere il pallone va in anticipo, sbagliando però il tempo, su Vinicius Junior con il campo scoperto alle spalle.

Detto altrimenti: se il City sperava di passare il turno, non doveva perdere, e non doveva perdere così, il match d’andata. Guardiola dovrà senz’altro inserire qualche giocatore di peso, tecnico (Foden) e mentale (Gundogan), in una sfida che richiederà la massima concentrazione e la perfezione psicologica di una squadra che però, al momento, vive il calcio con ansia e rabbia, non con gioia e serenità.

Dall’altra parte, il Real dovrà stare attento dietro, dove le molte assenze e un atteggiamento non sempre attivo della squadra la sottopongono a buchi che il City, con la qualità che ha, può percorrere tranquillamente. In ripartenza, tuttavia, Vinicius, Bellingham, Rodrygo e Mbappe, hanno già dimostrato di saper fare male alla difesa del City, e forse non hanno ancora espresso tutto il loro potenziale.