Real Madrid-Manchester City è finita 1-1, nell’andata della semifinale di Champions League.
Una partita giocata a un ritmo talmente alto che a un certo punto è sembrata andare più veloce delle inquadrature televisive.
Due grandi squadre con tanti grandi giocatori, che si rivedranno mercoledì prossimo, 17 maggio, per decidere la finalista.
Rivediamo un po’ ciò che ci ha lasciato la partita di ieri.
La gabbia su Haaland
La notizia è che Haaland non solo non ha segnato, ma che è stato messo “a cuccia” dal Real Madrid. Sul norvegese la strategia è stata chiara fin dall’inizio: isolarlo con la coppia di difensori centrali formata da Rudiger e Alaba, due veri cagnacci in marcatura, aiutati da Kroos, sontuoso per una volta non come creatore di gioco ma come vigile, per creare una gabbia attorno all’attaccante del Manchester City.
Così facendo Guardiola non è che abbia giocato in dieci, ci mancherebbe; ma ha dovuto pensare a un piano-B o addirittura a un piano-C per venire a capo di una situazione complicata. Il Real si può tranquillamente dire che ha giocato “all’italiana”, lasciando il pallino ai rivali per poi colpire in velocità, di rimessa.
Il gol di Vinicius infatti è nato così, da un’intuizione di Camavinga, liberato da uno splendido tocco di Modric. Il francese, che ormai è da considerare il terzino sinistro titolare e non più una valida alternativa in mediana, ha sfruttato tutta la sua potenza fisica per galoppare negli spazi lasciati dalla difesa del City e servire Vinicius.
Il brasiliano, che è in uno stato di forma eccellente, ha coronato quello che si può definire serenamente un contropiede vecchio stile, ma ogni volta che il Real andava dalla parte di Vini, la sinistra, gli inglesi hanno sofferto perché Walker non è stato in grado di metterci una pezza. Va detto che pochissimi al momento sarebbero in grado di farlo.
Per sfondare la difesa di Ancelotti ci sarebbe voluto un jolly, si è capito subito nel secondo tempo: una giocata un po’ estemporanea, insomma. Magari un tiro da fuori. Come puntualmente è successo e De Bruyne ha timbrato un pareggio pesantissimo, anche se ormai i gol in trasferta non valgono più doppio.
Come stanno Real e City verso il ritorno?
La cosa più impressionante della partita di ieri è stato il ricorrere quasi zero alla panchina da parte dei due allenatori. Addirittura nessun cambio per Guardiola, mentre Ancelotti ha effettuato le sue sostituzioni solo a ripresa inoltrata, e per poco Tchouaméni non ha indovinato la botta del 2-1. Una rarità, in questo calcio dove i cinque cambi sono la norma.
Questo significa che non vengono reputate all’altezza le “riserve” delle rispettive squadre? Guardiola non poteva inserire Julian Alvarez, accanto a Haaland, per creare un’alternativa al norvegese, un po’ fuori partita? Ieri magari no, ma al ritorno chissà. Detto che ormai nonostante le rose allargate si conoscono gli undici-tipo dei due tecnici, tra sette giorni è come se si ripartisse 0-0.
Nel Real tornerà Militao, che era squalificato, ma vale la pena schierare il brasiliano visto che la coppia Rudiger-Alaba ha fatto così bene? Facile che Ancelotti non toccherà niente. Guardiola pure sembra ormai aver trasformato Stones in un mediano accanto a Rodri, un altro che volendo potrebbe giocare anche in difesa, come ha fatto in nazionale ai mondiali in Qatar.
Dalla sua il Manchester City ha un ruolino di marcia in casa in Champions che fa paura: cinque vittorie su cinque partite, con 20 gol segnati e 2 soli subiti: l’ultimo, di Rafa Mir del Siviglia nell’ultima sfida della fase a gironi. il Real invece in Inghilterra quest’anno ha giocato due volte e ha vinto in entrambi i casi: 5-2 a Liverpool e 2-0 al Chelsea.
Sarà comunque una sfida colossale, una “finale anticipata” su cui, a parte le milanesi, non si può che essere d’accordo.