Per un tifoso che si affaccia al calcio oggi, risulta piuttosto normale vedere il formato della Champions League odierna: preliminari, gironi, scontri diretti e finale unica costituiscono un po’ una costante nelle stagioni calcistiche, finalizzate al conseguimento della prestigiosa Coppa dei Campioni.
La Champions, però, per arrivare ad avere la formula che la contraddistingue, è passata per una serie di riforme e di modifiche iniziate nella stagione 1991-1992: andiamo pertanto a ripercorrere quella che (per le dinamiche del calcio di oggi) è stata un’annata-chiave.
Il cambiamento del formato
La preponderanza delle TV, unitamente a sponsor e pubblicità, ha fatto pensare all’UEFA che sarebbe stato meglio abbandonare il concetto di scontro diretto di andata e ritorno fin dai sedicesimi di finale, come peraltro accaduto sino alla stagione 1990-1991; pertanto, a partire dalla stagione 1991-1992, il massimo organismo del calcio europeo introduce una modifica alla quale, poi, ne seguiranno molte altre: dopo i classici turni di andata e ritorno ad eliminazione diretta dei sedicesimi e degli ottavi di finale, a sostituire quarti e semifinali arrivano due gironi all’italiana da quattro squadre, le cui due vincitrici si sarebbero affrontate in finale.
In questo modo, ogni squadra gioca ben due partite in più, potendo quindi contare su un formato di partite in “prime-time” molto più cospicuo, con partite tra formazioni decisamente di grido.
Il successo di questa formula, come sappiamo, porterà negli anni successivi ad aumentare il numero di squadre iscritte alla competizione, modificando e ampliando le composizioni dei gironi.
La Coppa dei Campioni 1991-1992
Sono 32 le squadre ammesse alla Coppa dei Campioni di questa stagione, ovvero tutte le formazioni regine del proprio campionato. L’ambizione è vincere per succedere alla Stella Rossa, vincitrice a Bari nella stagione precedente.
Per l’Italia partecipa la Sampdoria di Vialli e Mancini, ma tra le candidate al titolo vi sono fior di formazioni pericolose, tra cui il Barcellona di Stoichkov e Guardiola, l’Arsenal, il Marsiglia, il Benfica, oltre alla temibilissima Stella Rossa campione in carica di Savicevic, Prosinecki e Mihajlovic.
Tutto come da pronostico ai sedicesimi, mentre agli ottavi le prime sorprese: escono Arsenal e Olympique Marsiglia, rispettivamente eliminate da Benfica e Sparta Praga. La Germania non ha più rappresentanti, dato che per la Germania Est l’Hansa Rostock è stato eliminato al primo turno, mentre qui agli ottavi il Kaiserslautern per la Germania Ovest è stato vittima del Barcellona.
Si procede, quindi, per la prima volta nella storia della Coppa dei Campioni, alla fase a gruppi.
La fase a gruppi della Coppa dei Campioni 1991-1992
Il sorteggio colloca le otto formazioni rimaste in corsa in questo modo:
Girone A: Sampdoria, Stella Rossa, Anderlecht, Panathinaikos.
Girone B: Barcellona, Sparta Praga, Benfica, Dinamo Kiev.
Con i due punti a vittoria, l’obiettivo (come detto) è quello di arrivare al primo posto al termine delle sei partite previste.
L’innovazione della formula è evidente, e fa contenti tutti: in primis i mass media, che possono contare su molte più partite; i tifosi, per il grande spettacolo aggiuntivo; le squadre, che possono permettersi di incappare in una serata “no”, senza pregiudicare il passaggio del turno.
Ne sa qualcosa la Sampdoria, che si permette il lusso di perdere in casa dell’Anderlecht alla terza giornata, ma vince ugualmente il girone con 8 punti (frutto di tre vittorie, due pari e una sconfitta).
Discorso simile per il Barcellona, che di punti ne fa 9, ma alla quinta mette in discussione tutto con una inaspettata sconfitta a Praga.
La finale Sampdoria – Barcellona e le future modifiche
Barcellona e Sampdoria, al termine degli innovativi gironi che sostituiscono quarti e semifinali, si trovano in finale a Londra.
Come sappiamo, sono i blaugrana a beffare i blucerchiati grazie ad un siluro di Koeman nei supplementari.
Ma questa Coppa dei Campioni, oltre a restare nella memoria storica dei tifosi italiani per la straordinaria cavalcata dei ragazzi di Boskov, resta impressa per la grande variazione nella formula (una volta tanto da tutti condivisa), che nell’annata successiva porterà all’introduzione del nuovo nome “Uefa Champions League”, e dal 1994-1995 si arriverà ad una formula estremamente simile a quella attuale, con lo spostamento dei gironi al primo turno, in maniera molto simile alla Champions League che conosciamo oggi.