No, non avere paura. Sembra una frase fatta, un po’ banale, di sicuro ben lontana dalla storia dell’Italia. Eppure è quella più giusta: Italia, non temere. Tutto andrà per il meglio, un po’ come recita quella gigantografia di Dimarco nel cuore della supersonica Milano. “You got this”, e lo sguardo dell’esterno, tra i giocatori certamente più interessanti della nostra selezione, ma anche tra i pochi in grado di reggere il confronto con i big altrui.
Ecco: we got this. Ce l’abbiamo. Possiamo farlo. E dobbiamo farlo, anzi, già con l’Albania. La prima e la più delicata, perché sulla carta è l’unica che può guastare un percorso (oggettivamente) in salita, con il solo sguardo lanciato al gruppo d’appartenenza. Poi ci sarà la Spagna e sarà già decisiva. Infine ci sarà la Croazia e la speranza di Spalletti è che zoppicando alla fine si vada oltre, che non debba essere per forza dentro o fuori. We got this.
Cosa aspettarsi da Italia-Albania
Sabato sera capiremo chi siamo, come cantava – sì, proprio cantava – Fabio Caressa nell’epica introduzione di Italia-Ghana del 2006. Senza scomodare mostri sacri e rassegne indimenticabili, il tema è esattamente questo: individuare cosa possiamo fare, dove realmente potremo andare, se la fortuna sarà dalla nostra parte oppure se la buonissima dose di sorte è stata tutta esaurita tre anni fa, quando la spinta necessaria è arrivata per un gioco di karma e non esattamente per il gioco del calcio.
Se diremo e scriveremo “buona la prima”, con il tricolore dipinto sulla guancia destra, allora, cari tutti, ci saremo tolti il peso dell’aspettativa ma soprattutto l’insicurezza dell’essere all’altezza. Molto dipenderà anche da chi avrà a disposizione il CT: tra un centrocampo a metà e uno completo passerà buona parte della speranza azzurra. Dunque Barella: torna in gruppo, ma ce la fa? E se ce la fa, vale la pena rischiarlo nella gara potenzialmente più abbordabile? Il Cristante visto nelle ultime uscite ha detto che c’è bisogno del suo dinamismo, mentre quanto visto da Jorginho lascia perplessi. Sarà pure un diesel, ma il motore non sembra acceso.
Perché l’Albania rischia di sorprenderci
Dortmund è una buona ragione per sognare, ma davanti alla squadra di Sylvinho non bisognerà farsi trovare impreparati. Anche perché l’ambiente non sarà il classico da “italiano in Germania”: gli albanesi probabilmente rischiano di superarci in numero e certamente in rumore. Armand Duka, presidente della Federcalcio albanese, è stato piuttosto chiaro, e carico: “A Dortmund la metà dall’impianto sarà occupato dai nostri tifosi. Sarà la partita più importante della nostra storia anche se giocheremo contro una nazionale ‘amica’ come l’Italia”.
Per loro è la fantasia che diventa realtà. Per l’Italia diventa un campanello d’allarme, in particolare per settare da subito il mood giusto, il famoso “approccio” alla sfida che ha fatto la fortuna di Spalletti altrove e che in azzurro si è visto soltanto a sprazzi.
Gli ultimi test del CT
All’Hemberg Stadion di Iserlohn si sono visti azzurri ben diversi da quelli che ricordavamo. Dai tratti molto tedeschi. Scherzi a parte, il frullatore delle idee di Spalletti è ancora nel pieno della sua funzione. Il CT ha invitato i ragazzi dell’Under 17 del Borussia Dortmund per testare diverse situazioni e per capire effettivamente a chi concedere determinati dettami, concrete possibilità. L’aveva fatto anche con l’Under dell’Empoli, lo farà ancora perché è un metodo importante per testare e testarsi. Altro che amichevoli in famiglia.
L’unica certezza in questa squadra è che le gerarchie sembrano essere molto fluide. E che almeno il sistema di gioco sia stato deciso, senza andare oltre nella fantasia, senza perdersi nelle infinite possibilità. Scamacca, questo Scamacca, ha dato l’impronta che serviva e il centravanti sul quale fare affidamento. “Mi ha mandato dallo psicologo con la mancata convocazione di marzo”, ha raccontato in conferenza. Bastone e carota, pure di Gasperini, ci hanno regalato un nove e dunque un’idea di gioco più chiara.
Sarà 3-4-2-1 e sarà con Donnarumma capitano e tra i pali- Sarà Darmian e Bastoni, titolarissimi e affiatati, Buongiorno a fare l’Acerbi. Cambiaso sarà titolare e a Dimarco non si può rinunciare. Chiesa come loro, oltre appunto al nove dell’Atalanta. Restano due dubbi: il ‘dieci’ da piazzare tra trequarti e mediana e chi dare in pressing sugli avversari quando la palla ce l’avranno loro. Cristante ha dato garanzie. Frattesi pure ed è rientrato molto bene. A proposito di Dieci, è Lorenzo Pellegrini che rischia di star fuori. In attesa che siano al 100% Fagioli e Barella, i preferiti del cittì, non ci sono altri ragionamenti da fare. Se non l’ultimo: uomini forti, destini forti. Non c’è altra strada.