Giovedì si sono chiusi contemporaneamente il quarto turno di campionato e il calciomercato, lasciando entrambi degli spunti di discussione. Dalle spese fuori scala in Premier League ad un’Atalanta che conquista la testa della classifica ma resta ancora abbastanza indecifrabile per il futuro, fino alle scelte di mercato della Juventus.
Oltre 2 miliardi di spesa: la Premier League è fuori controllo?
In questa sessione di mercato le squadre inglesi hanno investito una cifra a dir poco fuori dalla norma sul calcio mercato. Alla fine dei giochi risultano 2,24 miliardi di euro spesi dai 20 team di Premier League, superando di gran lunga il precedente record fissato nel 2017 di 1,61 miliardi.
Certo, questa è stata la prima sessione di mercato in cui le squadre hanno potuto contare nuovamente su una liquidità tornata a livelli pre-pandemia, dopo un’intera stagione in cui si è potuto giocare con stadi pieni e praticamente senza interruzioni.
Ma il dislivello di spesa tra la Premier League e gli altri campionati (al secondo posto come spesa complessiva c’è la nostra Serie A con 749 milioni) rischia di tracciare un solco profondo tra il calcio inglese e il resto d’Europa. Ben 13 giocatori sono stati pagati più di 50 milioni. Il Manchester United ha speso 95 milioni per il brasiliano Antony, buonissimo prospetto dell’Ajax ma che in 82 partite con gli olandesi ha messo a segno 24 gol e 22 assist, numeri notevoli ma che devono anche essere rapportati al livello del campionato olandese.
Darwin Nunez (dal Benfica al Liverpool per 75 milioni), Alexander Isak (dalla Real Sociedad al Newcastle per 70 milioni), Wesley Fofana (dal Leicester al Chelsea per 80,4 milioni) o Marc Cucurella (dal Brighton al Chelsea per 65,3 milioni) sono tutti ottimi giocatori molto promettenti, ma decisamente lontani dall’essere attualmente quei campioni assoluti che la loro quotazione farebbe pensare.
Notiamo anche come buona parte della cifra vada all’estero: il bilancio finale della Premier League infatti fa registrare entrate per poco meno di 885 milioni di euro, risultando quindi in un saldo negativo di 1,352 miliardi. A queste cifre bisogna poi aggiungere la spesa per gli ingaggi, anch’essa altissima.
Sappiamo che i diritti televisivi della Premier League garantiscono entrate ricchissime a tutte le squadre, ma bisogna interrogarsi su quanto sia effettivamente sostenibile questo modello a medio-lungo termine.
Atalanta: vetta della classifica ma futuro da decifrare
L’Atalanta ha conquistato la vetta della classifica grazie alla vittoria sul Torino (tripletta di Teun Koompmeiners, uno degli acquisti più azzeccati della scorsa stagione), ma a guardare la composizione della rosa e le operazioni di mercato effettuate non è ben chiaro dove voglia andare a parare la squadra di Gasperini.
Con la squalifica per doping di José Palomino e il grave infortunio di Berat Djimsiti, infatti, ci si poteva aspettare che la Dea cercasse dei nuovi difensori sul mercato. In rosa al momento infatti si contano solo Rafael Toloi, Merih Demiral, Caleb Okoli e Giorgio Scalvini come difensori centrali.
Certo, in caso di emergenza abbiamo visto molte volte anche Marten de Roon giocare in quella posizione, ma anche a livello di mediani gli orobici non sembrano essere molto coperti: oltre all’olandese, troviamo solo il già citato Koopmeiners e il neo acquisto Ederson.
Dopo aver ceduto Remo Freuler al Nottingham Forest, nell’ultimo giorno di mercato sono partiti anche Marco Carraro e Jacopo Da Riva, in direzione Crotone e Como rispettivamente, due giocatori che sebbene fuori dal progetto tecnico avrebbero potuto quantomeno tamponare l’emergenza (in rosa ci sarebbe anche Simone Muratore, fuori causa per un tempo indefinito per problemi di salute). Anche sulla mediana quindi c’è il rischio di trovarsi in emergenza, dovendo arretrare dalla trequarti Mario Pasalic o Ruslan Malinovskyi (giocatore peraltro che sembrava in procinto di andarsene).
La composizione della rosa farebbe pensare ad un cambio di modulo che preveda meno difensori centrali e più esterni, ruolo in cui l’Atalanta registra una certa abbondanza: Zappacosta, Hateboer, Maehle, Soppy (peraltro acquistato con una trattativa velocissima dall’Udinese), Ruggeri e Zortea sono tutti in grado di ricoprire il ruolo di terzini in una difesa a 4 così come di esterni alti in un 4-2-3-1, magari con un giocatore più offensivo sul lato opposto come Lookman o Boga.
Ma Gasperini (che non sembra per nulla contento del mercato della squadra, orfana del d.s. Sartori passato al Bologna), nonostante nella scorsa stagione sembrava intenzionato a sperimentare qualche cambio di modulo, continua ad insistere sul 3-5-2 che, nonostante non ci siano impegni di coppa, può diventare di difficile interpretazione in caso di infortuni e squalifiche.
Juventus: programmazione, questa sconosciuta
È arrivato Leandro Paredes per risolvere i problemi del centrocampo juventino! Almeno, questo è quanto sembra di capire dai vari titoli entusiasti (e dalla presentazione allo Stadium tra primo e secondo tempo del match contro lo Spezia).
Peccato che si è perso il conto ormai di quante volte un giocatore arrivato in pompa magna dovesse essere la panacea di tutti i mali del gioco bianconero.
L’ultimo in ordine di tempo Denis Zakaria, acquistato solo qualche mese fa dal Borussia Moenchengladbach superando la concorrenza di varie altre squadre e acclamato per i primi tempi come una sorta di nuovo Pogba.
In chiusura di mercato è stato ceduto in prestito con diritto di riscatto al Chelsea, stessa formula con cui è stato ceduto Arthur Melo al Liverpool. Il regista brasiliano, arrivato nell’ambito della cessione di Pjanic al Barcellona per 72 milioni nel 2020, potrà fruttare 37,5 milioni nel caso i Reds decidano di riscattarlo (oltre ai 4,5 pagati per il prestiti). Cifre decisamente esagerate per quantificare l’apporto dato dal brasiliano alla causa bianconera in questi due anni.
Meglio non parlare del fallimento di Aaron Ramsey o della “zavorra” rappresentata dall’ormai incedibile Adrien Rabiot, due giocatori prelevati a parametro zero che con i loro ingaggi fuori scala hanno influenza negativamente il mercato bianconero degli ultimi anni. Delusione anche da Manuel Locatelli, mezzala funzionale ma decisamente inadeguato nel ruolo di regista in cui si sperava di vederlo in maglia bianconera. A livello di giovani, Nicolò Rovella è stato spedito a Monza ad accumulare minuti ed esperienza, buone sensazioni arrivano da Fabio Miretti mentre si stanno un po’ perdendo le tracce di Nicolò Fagioli, incapace di mettersi in luce dopo la buona esperienza nella Cremonese.
Dall’addio di Beppe Marotta e dal contemporaneo ingaggio di Cristiano Ronaldo la Juventus è sembrata voler fare il passo più lungo della gamba, ovvero di mettersi sullo stesso piano delle grandi squadre d’Europa (cioè le inglesi, le due spagnole, Bayern e PSG) senza avere la stessa solidità economica e soprattutto la capacità di programmazione. Complice anche la pandemia, l’impatto sui conti bianconeri delle operazioni effettuate nel tentativo di mettersi sullo stesso piano delle squadre più ricche del continente ha portato all’impossibilità di programmare il futuro della squadra e di poter aspettare i giocatori su cui si è investito.
Non è possibile pensare di cambiare il fulcro del proprio centrocampo ogni sei mesi, in particolare se si tratta poi di giocatori provenienti da altri campionati (o da realtà più piccole come nel caso di Locatelli).
Ora tocca a Paredes, giocatore che ha sicuramente il vantaggio di conoscere bene sia il campionato italiano che la Champions League, ma che al PSG non è mai stato realmente protagonista e che avrà sicuramente bisogno di tempo per entrare nei meccanismi della squadra di Allegri. Tempo che si spera che gli venga concesso prima della prossima, inconcludente, rivoluzione.