Sconfitta meritata per il Milan in terra lusitana.
L’1-0 finale va fin troppo stretto al Porto, rispetto ad un Milan abulico e lontano parente di quello ammirato in campionato e anche negli altri due match di Champions League.
Mai i rossoneri avevano perso le prime tre gare della fase a gironi e adesso la qualificazione agli ottavi di finale diventa un’impresa impossibile, così come quella all’Europa League, tramite il terzo posto.
Pessima vigilia di compleanno per Mister Pioli, che vede i suoi affondare minuto dopo minuto, senza la solita reazione. Gioco inesistente, forcing lusitano che manda in tilt i rossoneri e la squadra appare spenta anche sul piano fisico arrivando seconda su quasi tutti i palloni.
A questo aggiungiamoci ben 12 assenti, praticamente una formazione intera e un’altra serata poco felice per il VAR in occasione della rete portoghese. Ovviamente la svista, non va a togliere meriti ad un Porto che avrebbe potuto vincere anche tre a zero.
Vediamo come è andata nel dettaglio, Porto – Milan.
Milan che inversione
Ti aspetti un Milan pimpante e gagliardo, come abbiamo visto in questo primo scorcio di stagione, pronto a giocarsi il tutto per tutto nell’ultima occasione utile per puntare alla qualificazione. E invece succede tutto l’opposto. Scarico mentalmente e fisicamente, prevedibile e impreciso nella manovra, lento e compassato come prima dell’arrivo di Pioli sulla panchina rossonera.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. 12 assenti sono una mezza condanna verso la sconfitta: nessuna squadra al mondo può permettersi così tante assenze senza pagare dazio. I miracoli per carità accadono, ma bisogna anche cercarseli in qualche modo. E il Milan visto ieri sera ad Oporto ha cercato solo di mettersi nei guai con le proprie mani.
Manovra praticamente assente, giocatori statici, verticalizzazioni quasi inesistenti e mille errori, spesso banali, in fase di costruzione. L’opposto di quanto visto in questi due mesi, dove il punto di forza del Diavolo sta proprio nel comandare le operazioni di gioco e nel moto perpetuo dei suoi giocatori che non danno mai punti di riferimento.
Il Porto dall’altra parte fa capire a tutti che il gruppo è di quelli rodati. Cinque anni in Champions con la stessa ossatura e capace di cambiare pelle come poche squadre sanno fare. Lo sa bene la Juventus di Pirlo che lo scorso anno ha lasciato contro i lusitani la manifestazione e lo sa bene il Milan.
Porto aggressivo, Milan spento
Sergio Conceicao si dimostra una volpe e cambia aspetto al gioco della sua formazione, pur confermando il classico 4-4-2.
Se attendere il Liverpool nella propria metà campo aveva portato ad una sonora sconfitta per 5-1, questa volta l’ex giocatore di Lazio, Inter e Parma, impartisce ai suoi un pressing asfissiante e una costante pressione nella metà campo avversaria. A questo aggiungeteci un possesso palla continuo e movimenti ficcanti dei giocatori del Dragone, si capisce bene che il Porto fa quello che avrebbe dovuto fare il Milan, almeno nel copione del pre gara.
Pioli come detto, deve rinunciare a 12 giocatori, con appena 8 uomini in panchina, di cui sei di movimento. Fra coloro a disposizione ci sono Ibra e Bakayoko al rientro entrambi dopo oltre un mese di assenza. Insomma tutto gira male nella notte portoghese del diavolo, mentre il Porto mette a dura prova la difesa rossonera, con il solo Kjaer che tiene in piedi una baracca che appare sull’orlo di crollare.
Calabria a destra fa quello che può, preso nel mezzo sempre da due giocatori e con il collega di fascia Alexis Saelemaekers che spesso è in ritardo nei raddoppi.
Grande difficoltà per Ballo-Toure sul binario di sinistra, con Tomori al centro non in grande serata e frenato quasi subito da un cartellino giallo.
Tonali e Bennacer sono spesso in inferiorità numerica in mezzo al campo: filtrano male davanti alla difesa e in certe occasioni si dimostrano imprecisi nei passaggi verso gli attaccanti.
Giroud praticamente è quasi senza rifornimenti: sia per il gioco da boa e sia per attaccare la profondità. Krunic a sua volta non trova mai le giuste misure e schermato dal centrocampo avversario non entra mai in partita. L’unico che sembra iniziare bene è Leao largo a sinistra, ma dopo qualche spunto interessante, anche il giovane portoghese sparisce dai radar.
Dall’altra parte invece è tutta un’altra musica. Oliveira e Uribe, spezzano le ripartenze del Milan e dettano i tempi in mezzo alla mediana. Luis Diaz è il vero valore aggiunto: sul binario di sinistra è la spina nel fianco dei rossoneri, con le sue accelerazioni, i suoi movimenti in verticale e a tagliare, oltre agli inserimenti costanti alle spalle di Calabria.
Insomma una sorta di ira di Dio che non a caso firma la vittoria dei padroni di casa. Ottima anche la prestazione dell’attaccante iraniano Taremi che mette a ferro e fuoco i due centrali, con le numerose conclusioni a sfiorare il secondo palo. Il suo compagno di reparto Evanilson fa il lavoro sporco, con movimenti continui che mandano in tilt la difesa rossonera.
Il Milan più i minuti passano e più appare come un pugile incapace di reagire, con la rete portoghese che arriva fin troppo tardi, rispetto a quanto prodotto e con la macchia di una spinta a Bennacer. Ma al di la del VAR o meno, il Porto ha meritato ampiamente il successo che sarebbe potuto essere anche più rotondo, per quello che si è visto.
Numeri impietosi per il Milan
A conferma di quanto detto arrivano i numeri della gara.
I tiri totali vedono 20 conclusioni dei lusitani e appena 4 del Milan, con un netta supremazia lusitana anche nei contrasti vinti: 26 a 17. Il Milan sorride, si fa per dire, solo nei duelli aerei, con un risicato 17-16.
Ma tendenzialmente ogni numero della gara è favorevole al Porto. Compresi i passaggi vincenti, con un 100 a 77 che deve fare riflettere i meneghini.
Nelle zone di gioco, il Porto ha sviluppato la sua manovra per tutta l’ampiezza e la lunghezza del campo, con 614 tocchi. Il Milan ha sostato prevalentemente nella propria metà campo e con qualche sporadica uscita fino alla trequarti di gioco avversaria, ma la sua presenza nell’altra area di rigore è praticamente inesistente.
Insomma i 572 tocchi del Milan, mai come questa volta sono stati fine a se stessi.