Dopo la pausa per le nazionali la Serie A è tornata in campo riprendendo un po’ da dove l’avevamo lasciata: in attesa di Udinese-Fiorentina, tutte le prime sei della classifica hanno vinto.
Ma è proprio dalla 7ª (che ora è diventata 9ª, scavalcata da Sassuolo e Juventus) che iniziamo a parlare: l’Inter, che perdendo in casa contro la Roma sembra aver ormai certificato la crisi paventata prima della sosta.
In coda, l’esonero di Marco Giampaolo da parte della Sampdoria rischia di essere un ulteriore sintomo e non un rimedio per una situazione che rischia di peggiorare ancora.
Inter in crisi di nervi prima ancora che di risultati
Ancora una volta i nerazzurri sono passati in vantaggio, e ancora una volta si sono fatti recuperare, perdendo la partita a causa di grossolani errori difensivi.
A fine partita Inzaghi ha affermato che la sua squadra non meritava di perdere, dopo aver disputato la miglior prestazione stagionale e che il proprio portiere non ha effettuato nessuna parata.
Ora, a parte il fatto che l’ultimo punto è vero ma è proprio anche uno dei motivi della sconfitta (avesse effettuato una parata, la partita non si sarebbe persa, e soprattutto nel primo gol ha pesanti responsabilità), dichiarazioni del genere probabilmente non stanno generando l’effetto sperato nella squadra.
Appare evidente dall’atteggiamento dei giocatori in campo, sempre più insofferenti agli errori dei compagni e sempre più nervosi. Una squadra sicura dei propri mezzi dopo un errore si ricompatta e ricomincia a giocare, l’Inter invece cade preda di una crisi di nervi simile a quella di un bambino che scaraventa a terra i propri giocattoli quando si arrabbia.
Non c’è la voglia di aiutarsi reciprocamente, di lavorare in maniera coesa per recuperare il match, ma si scaricano le colpe sugli errori altrui, sulle decisioni arbitrali, sulla non meglio identificata “sfortuna”, finendo per sfogare tutta la rabbia in giocate individuali e perdendo la coesione di squadra.
Lo stesso allenatore in conferenza stampa si sente obbligato a sottolineare i propri meriti personali in maniera quasi imbarazzante: vero che dove ha allenato sono arrivati trofei e la situazione economica della squadra è migliorata, ma si tratta di una sola esperienza (la Lazio) prima di arrivare all’Inter.
Come si spiega un tale tracollo psicologico di una squadra che l’anno scorso ha perso lo scudetto per un soffio e che, dal punto di vista della leadership, quest’anno sembrava addirittura migliorata, con gli innesti di gente di esperienza e valore come Acerbi, Lukaku e Mkhitaryan a fronte della perdita del solo Perisic?
Probabilmente l’epilogo dello scorso campionato ha avuto un effetto ben più profondo sulla sicurezza dei nerazzurri. Dopo una stagione in cui la squadra nerazzurra aveva dimostrato di poter competere ad armi pari con le migliori squadre d’Europa (con le ottime prestazioni contro Real Madrid e Liverpool), aver perso uno scudetto fondamentalmente solo per due passi falsi (il secondo tempo del derby e l’incredibile papera di Radu contro il Bologna) ha fatto crescere una frustrazione in numerosi uomini chiave (Lautaro e Barella in primis) che alla minima difficoltà vedono agitarsi gli spettri della sconfitta immeritata che, a causa di questo atteggiamento, poi si verifica e diventa pure meritata.
La pausa per le nazionali ha fatto bene ad alcuni giocatori (vedi un Dimarco in piena fiducia), ma i nerazzurri hanno assolutamente bisogno di ritrovare tranquillità e armonia. Il rientro di Lukaku ed una decisione definitiva riguardo al dualismo Handanovic/Onana potrebbero essere i primi passi in questa direzione.
Sampdoria: Giampaolo esonerato, ma può bastare?
Ottavo esonero in Serie A nella carriera di Marco Giampaolo: è record, staccando Iachini e Ballardini fermi a quota 7.
Decisione inevitabile alla luce dei soli 2 punti ottenuti in 8 giornate (grazie a due pareggi “imprevisti” contro Juventus e Lazio) e della pesante sconfitta casalinga (0-3) contro una diretta avversaria per la salvezza come il Monza (che a sua volta sembra aver risolto la crisi con il cambio in panchina).
Sicuramente però i problemi dei blucerchiati non sono ascrivibili al solo tecnico: le colpe di Giampaolo ci sono e sono evidenti, in una squadra che incassa 2 gol a partita e ne segna 0,5, ma analizzando la rosa della Samp e vedendo come si è mossa sul mercato, il primo rimedio deve essere risolvere la situazione societaria.
Si parla di un ritorno in panchina di Roberto D’Aversa, ma l’unica ragione è il fatto che è ancora sotto contratto con la società blucerchiata. I tifosi sognano un ritorno di Claudio Ranieri, ma l’ingaggio del tecnico romano appare fuori budget per una società paralizzata, in perenne attesa di una cessione che non arriva e con i vertici che hanno le mani legate dal punto di vista degli investimenti.
L’eventuale arrivo di D’Aversa avrebbe il sapore di soluzione tampone, e difficilmente potrebbe portare quella svolta psicologica necessaria ad una squadra che non può contare certo su valore tecnici in grado di svoltare la stagione.
In tutto questo, colpisce ancora la passione del popolo blucerchiato, che nonostante le difficoltà ha animato gli spalti del Ferraris con canti e cori di incitamento verso la squadra durante i 90 minuti, non risparmiando però la contestazione a fine partita. Per rispetto di una tifoseria così è doveroso trovare al più presto una nuova proprietà che possa gestire adeguatamente una delle piazze più importanti del calcio italiano.