Vittoria per 3-0, doppietta di Cristiano Ronaldo che supera Platini e conquista l’ennesimo record, di miglior marcatore nelle fasi finali degli Europei. Tutto bene per il Portogallo, no?
In realtà no: mai come questa volta il tabellino è bugiardo e maschera le lacune di un Portogallo che per 84 minuti non è riuscito a venire a capo della partita contro un’Ungheria dal grande cuore ma di livello decisamente inferiore ai lusitani.
Possesso palla ma attacco spuntato
Non si può certo dire che il risultato finale sia immeritato, ma è sicuramente bugiardo tenendo conto dello sviluppo di tutta la gara. A 10 minuti dalla fine un eventuale vantaggio dell’Ungheria sarebbe quasi apparso come il giusto premio per una squadra che grazie all’applicazione tattica e al sacrificio del collettivo era riuscita a spegnere tutte le iniziative dei portoghesi, diventati con il passare dei minuti sempre più leziose e velleitarie.
Cristiano Ronaldo è stato protagonista di una partita a tratti sconcertante, conoscendo il valore del giocatore. Avulso dal gioco, incapace di creare occasioni e impreciso al tiro al 43°, con un destro su cross di Bruno Fernandes calciato malamente alto da solo davanti a Gulacsi.
Non è una novità, in particolare per i tifosi juventini, vedere un CR7 così deludente in questa stagione, anche se, come è successo, resta sempre un giocatore in grado di segnare e cambiare le sorti di una partita.
Ma Ronaldo a parte, tutto il Portogallo ha messo in mostra tutti i peggiori difetti che storicamente accompagnano la nazionale lusitana: possesso palla e controllo del gioco sterile e fine a sé stesso, scarsissima incisività in attacco e l’assenza di un attaccante che occupi in maniera soddisfacente l’area di rigore, una tendenza a rallentare i ritmi fino ad addormentare quasi la partita e rendersi vulnerabili alle ripartenze avversarie.
Il muro ungherese
L’Ungheria di Marco Rossi ha affrontato la partita nel migliore dei modi possibili, visto il proprio valore: linea difensiva a 5, centrocampo formato da tre mediani più attenti alla copertura che alla costruzione, un attaccante più abile a gestire la palla, Roland Sallai, che svariava lungo tutto il fronte offensivo e un centravanti dai piedi poco educati ma dal fisico da granatiere, Adam Szalai, a impegnare fisicamente i difensori portoghesi e a cercare di mantenere bassa la linea difensiva avversaria.
Mai realmente pericolosi per tutta la partita dalle parti di Rui Patricio, in realtà i magiari hanno sfiorato il colpaccio all’80° quando un contropiede fulminante del neo-entrato Szabolcs Schon si è concluso con un gol annullato per fuorigioco.
Il protagonista che non ti aspetti: Rafa Silva
Il rischio corso è stato una sorta di suono della sveglia per il Portogallo, e il risveglio ha avuto uno dei protagonisti meno attesi, ovvero Rafa Silva, esterno del Benfica entrato qualche minuto prima al posto del ben più famoso e quotato omonimo Bernardo. È lui all’84° a crossare un pallone che arriva sui piedi di Rafael Guerreiro, il cui tiro al volo viene deviato in maniera decisiva da Willi Orban spiazzando così Gulacsi che non può fare altro che guardare la palla infilarsi in rete alla sua destra.
Passano solo due minuti e Rafa Silva dimostra a tutti i suoi compagni come la tecnica individuale può essere utilizzata in maniera proficua anche attaccando l’area, fronteggiando Gulacsi palla al piede dopo aver saltato in dribbling un paio di avversarsi e venendo atterrato in maniera goffa da Orban.
È calcio di rigore: sul dischetto si presenta Cristiano Ronaldo, facendo tornare in mente a tutti la sua presenza in campo, e trasforma il rigore in maniera perfetta, mettendo a segno il 10° gol in una fase finale degli Europei e staccando Platini in cima a questa classifica.
Con l’Ungheria tramortita e abbattuta dal micidiale uno-due lusitano, i portoghesi prendono coraggio ed è ancora Rafa Silva protagonista, in grado di duettare in mezzo all’area con un improvvisamente rinato Cristiano Ronaldo che segna uno splendido gol finalmente da CR7: dribbling in area, triangolazione stretta con Rafa Silva (due assist e rigore procurato il suo bilancio personale), dribbling al portiere quasi sulla linea di porta e palla depositata in rete.
Alla fine all’Ungheria restano solo gli applausi dei 60mila spettatori della Puskas Arena, un pubblico che non si vedeva da un anno e mezzo ad una partita di calcio. Al Portogallo 3 punti d’oro e un campanello d’allarme che forse è giunto al momento perfetto, e che li costringe ad affrontare il prossimo impegno contro la Germania con ben altro spirito.