Ventuno luglio del 2002. Era appena arrivata l’alta velocità. L’euro si era più o meno stabilizzato dopo una prima fase incerta. Al Consiglio dei Ministri presiedeva Silvio Berlusconi.
Neanche vent’anni fa, eppure una vita fa quando Maurizio Zamparini lasciò il Venezia e rilevò il pacchetto di maggioranza del Palermo da Franco Sensi. La cifra finale fu di 15 milioni di euro, da versare in tre anni. Ricordate questa cifra: ci ritorneremo per spiegare alla perfezione una parabola inspiegabile.
E allora, eccoci all’inizio di una lunga, bella, incredibile storia d’amore. Una di quelle che fanno sognare e fanno segnare. Perché il Palermo avrà avuto altissimi e parecchi bassi, ma alla base ha sempre avuto la grandiosa qualità di divertire. E di sfornare talenti. E di dare tracce di qualità indiscussa e indiscutibile.
E se c’è un grande pregio di Zamparini, nonostante il percorso finale e i motivi per i quali è finita la sua avventura in Sicilia, è quello di capire il gioco e i giocatori. Bravo anche ad avere attorno a sé i migliori direttori sportivi in circolazione. Foschi e Sabatini su tutti.
Il Palermo di Zamparini: un inizio sfavillante
Il principio è Zamparini all’ennesima potenza. In quel mese di luglio del 2002, appena sbarcato a Palermo, Zamparini porta con sé 12 giocatori e l’allenatore Glerean. Vuole ricreare la stessa atmosfera e ricostruire una squadra di cui si vantava con mezza Serie A.
I tifosi veneti non glielo perdoneranno mai: erano a inizio campionato di B, a ritiro iniziato, e si ritrovarono improvvisamente senza squadra. Quando acquistò il Palermo in 24 ore, il primo acquisto fu in difesa: Modesto. Sembrò tutto naturale, era un giocatore che già conosceva. Poi arrivò Bilica e sembrò curioso: due del Venezia, subito! Quindi Conteh e il portiere Rossi, e iniziò ad essere particolare. Al dodicesimo, Pippo Maniero, fu chiarissima l’intenzione.
Ma era tutto legale? Sì! Zamparini aveva già tutto in mente e si era capito quando stava per strappare il pacchetto di maggioranza del Genoa, affare poi naufragato. Con i suoi giocatori aveva siglato un accordo quasi personale. Come rivelato anche dal tecnico Glerean, la firma era valida anche per la nuova ed eventuale squadra della dirigenza.
Nel 2002-2003, comunque, il Venezia riesce incredibilmente a salvarsi, mentre il Palermo mancò la promozione in Serie A e viene sconfitta proprio dai veneti. Ci riuscirà un anno dopo grazie a un giocatore che due anni più tardi sarebbe diventato campione del Mondo: Luca Toni.
I giocatori di Zamparini
Ecco, Luca Toni è un chiaro esempio di come il talento abbia sempre accompagnato le squadre di Zamparini. Nel corso degli anni ce ne sono stati tantissimi e diversi hanno riempito la nazionale di Lippi del 2006.
Intanto Toni, quindi Andrea Barzagli, poi Zaccardo e infine Fabio Grosso, autore del rigore decisivo con la Francia e soprattutto del mancino con cui l’Italia riuscì a piegare la Germania in semifinale. Erano anni straordinari, quelli. Durante i quali, in particolare con Guidolin, il Palermo era una corazzata e uscire dal Barbera con il massimo dei punti diventava impresa straordinaria. Un colpo dopo l’altro e i rosanero sapevano rinascere, araba fenice con poca cenere, se non quelle cessioni necessarie.
Vazquez, ad esempio, finì al Siviglia dopo aver incantato mezza Italia. Il Matador Cavani firmò con il Napoli dopo l’addio di Quagliarella in direzione Juventus. Pastore e Sirigu? Sul primo treno di Leonardo verso il Psg – e Leo aveva allenato squadre sempre in difficoltà, in terra siciliana.
Poi Dybala: pescato dall’Instituto di Cordoba, nella serie B argentina, e reso enorme dalla Juventus, di cui oggi è di fatto capitano in pectore. Basta, no? Perché si potrebbe anche continuare con i vari Miccoli, Amauri, Simplicio, Corini. O con lo stesso Darmian, oggi all’Inter. Con il giovanissimo Kjaer e con Brienza, Sorrentino e Fabio Simplicio. Uno spettacolo quotidiano.
E gli allenatori (esonerati)
Una delle grandi leggende su Maurizio Zamparini, di quelle vere, è che fosse, e lo è sempre stato, un presidente mangia-allenatori. Cosa vuol dire? Che andare a genio con lui, se sei un asso della panchina, veniva cosa complicata.
Questo perché l’ex numero uno rosanero è sempre stato un istintivo (a volte è stata la sua fortuna) e un impulsivo (altre volte è stata la sua condanna). Così negli anni ha saputo legare tanto, pur litigando, solo con Francesco Guidolin, che ha avuto forse il Palermo più bello insieme a Delio Rossi.
Pensate alla lista di tecnici silurati da Zamparini: la lista va da uno a cinquantuno benserviti in poco più di 18 anni. E vanta nomi oggi incredibili come Gian Piero Gasperini, Stefano Pioli, Gennaro Gattuso, Roberto De Zerbi. Il tecnico più volte esonerato è stato proprio Guidolin, allo stesso tempo anche il più “richiamato”.
Perché Zamparini è così: è la foga di un momento mentre tutto intorno è offuscato dal risultato. Il tuo migliore amico, se soldi e gol entravano a palate. Il tuo peggior nemico, nei momenti di vera sofferenza.