L’estate palermitana si prospetta fantastica dal punto di vista calcistico: alla promozione in Serie B, ottenuta attraverso i play-off festeggiando davanti ad un Barbera gremito di spettatori, si aggiunge l’ormai definita cessione della società al City Football Club, la holding calcistica che fa capo allo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan e alla sua società d’investimento Abu Dhabi United Group, ovvero i proprietari del Manchester City.
La cessione del Palermo al City Football Group: i termini
Nonostante l’interessamento fatto registrare anche da James Pallotta e dal suo Raptors Group, sembra che ormai i termini del closing per l’acquisizione del Palermo da parte del City Football Club siano definiti: con la promozione in Serie B la quota che sarà versata per ottenere il controllo del club rosanero, secondo l’accordo preliminare già firmato, salirà da 8 a 10 milioni di euro.
L’arrivo degli sceicchi però non comporterà l’uscita di scena di Dario Mirri, l’imprenditore palermitano nipote del mitico Renzo Barbera che ha guidato la società nella rinascita dalla Serie D ai vittoriosi play-off: potrebbe rimanere in possesso di una parte di quote della società (tra il 10 e il 20%) e forse ottenere anche la carica di presidente onorario.
La galassia City Group
Il Palermo diventerebbe così la propaggine italiana del network calcistico che, dopo l’acquisizione del Manchester City nel 2008, lo sceicco Mansour ha portato avanti negli anni, sviluppando una rete con ramificazioni in tutto il mondo.
Alla squadra di Manchester, che nel giro di pochi anni ha superato i leggendari concittadini dello United nella gerarchia di potere della Premier League, si è aggiunto dapprima il New York City Football Club, una franchigia della MLS creata in collaborazione con la squadra di baseball dei New York Yankees nel 2013 (avrebbe debuttato sul campo nel 2015).
Nel gennaio 2014 è stato aquisito il club australiano del Melbourne Heats, che ha cambiato denominazione in Melbourne City FC. Pochi mesi dopo, a maggio, il City Group è sbarcato in Giappone, annunciando una partnership (e l’acquisizione del 20% delle quote societarie) dei Yokohama Marinos (squadra di proprietà della Nissan).
Nel 2017 è la volta del Sudamerica, per la precisione l’Uruguay, dove il club di seconda divisione Atletico Torque viene trasformato nel Montevideo City Torque, ricevendo una dose di investimenti sul polo di allenamento sulla scia di quelli compiuti a Manchester e Melbourne.
Nello stesso anno il City Group acquisisce anche il 44% delle quote del Girona, neopromosso nella Liga spagnola, squadra con cui aveva già intrapreso una collaborazione attraverso una serie di prestiti di giocatori dal Manchester City.
Due anni più tardi, nel 2019, si consolida la presenza del gruppo in alcuni mercati in espansione come la Cina, con l’acquisto di Sichuan Jiuniu, e l’India, con l’acquisizione del 65% del Mumbay City.
Nel 2020 invece si torna ad investire in Europa, per la precisione in Belgio con l’acquisto del Lommel e in Francia con quello del Troyes. Ora è la volta dell’Italia, con l’ingresso del Palermo in questa rete internazionale.
Cosa significa per il Palermo l’acquisto da parte del City Group
I tifosi palermitani non dovranno aspettarsi l’arrivo di profili come Pep Guardiola in panchina o Kevin de Bruyne in campo, ma sicuramente ci sono elementi che fanno ben sperare per il futuro della squadra rosanero.
Innanzitutto dal punto di vista degli investimenti sulle strutture di allenamento, una costante di tutte le squadre del City Group.
Uno dei motivi principali dell’espansione del gruppo dello sceicco Mansour lungo tutto il globo è la volontà di realizzare una rete in grado di individuare e coltivare i migliori talenti in giro per il mondo, riuscendo poi a indirizzarli verso le realtà in cui possano sviluppare al meglio le proprie capacità. Si tratta di un modello non troppo distante da quello della Red Bull, ma più improntato alla crescita dei talenti fin dalla giovane che sullo scouting a tappeto.
Non bisogna quindi aspettarsi un Palermo che nell’arco di due-tre stagioni sia subito in Serie A a puntare allo scudetto, bensì una squadra che presenterà moltissimi giovani di talento e che a medio-lungo termine potrà raccogliere i frutti di queste politiche anche in termini di risultati sul campo.
Ma se eventuali fenomeni potrebbero essere dirottati verso Manchester, è anche vero che il campionato italiano potrà anche essere un’utile palestra per molti talenti provenienti dal resto della galassia City, per cui dal Barbera potrebbero anche transitare giocatori magari non reputati all’altezza di una maglia da titolare nella squadra di Guardiola ma in grado comunque di fare la differenza in altri contesti.