Infantino era stato chiaro, in molti lo hanno deriso: «sarà il miglior mondiale di sempre». È troppo presto per dirlo, ma la prima giornata ha già fatto presagire scenari inaspettati. O meglio, questi scenari li ha già fatti vedere con grande chiarezza. Pensiamo ai capitomboli di Argentina e Germania (rispettivamente contro Arabia Saudita e Giappone), ma anche al gol del discusso (fa già ridere così) Cristiano Ronaldo, giunto a quota cinque mondiali a segno – record mai stabilito prima. Insomma, l’antipasto è stato già ricchissimo, e il primo si fa attendere con ottimismo generale. Non è quindi ancora tempo di giudizi definitivi, ma di pagelloni: questo sì.
1. La corsa di Antonio Rudiger.
Minuto 64 di Germania vs Giappone. I tedeschi conducono per 1-0 quando Antonio Rudiger, non nuovo – e non è una scusante, anzi – a buffi comportamenti in mezzo al campo, decide di correre a passi da clown nell’accompagnare fuori dal campo una sfera sulla quale Doan non può arrivare. È un atteggiamento a dir poco patetico. Non solo, è anche stupido. Passano, infatti, appena 11 minuti e il Giappone pareggia proprio con Doan, che non può far altro che osservare con il sorriso di chi ha riscoperto il significato del karman la caduta del proprio nemico. Come noto, la partita finirà addirittura 2-1 per i nipponici.
2. L’arbitro di Belgio vs Canada.
L’arbitro Sikazwe non è nuovo a direzioni horror. Era già capitato quando, in Coppa d’Africa, aveva fischiato due volte la fine di un incontro – prima all’85’ poi, dopo aver fatto rientrare le squadre in campo, al momento giusto. Non a caso la stampa si è scagliata contro Collina, designatore Fifa presente – tra l’altro – per assistere alla direzione dell’arbitro africano. È andata peggio di quanto si potesse sospettare: al Canada mancano due rigori solari, uno dei quali non concesso in virtù di una clamorosa ignoranza sulla regola dell’offside (il fuorigioco fischiato all’attaccante del Canada non esiste: il passaggio che lo premia aldilà della linea dei difensori belgi, infatti, era proprio di un giocatore belga).
3. Il secondo tempo dell’Argentina.
Il gol di Messi aveva aperto le danze del mondiale albiceleste. Un mondiale nel quale molti – a partire dai bookmakers – si aspettano tantissimo dalla formazione di Scaloni. I due (tre) fuorigioco fischiati all’Argentina – in rete in due occasioni, due volte con Lautaro Martinez – sembravano presagire una ripresa sul velluto: troppa la distanza dagli avversari. E invece: pronti-via 1-1 e 1-2 Arabia Saudita, complice (oltre all’epica dello sport) la poca (eufemismo) concentrazione dell’11 di Scaloni nella ripresa. L’Argentina, pur avendo 14’ di recupero, non sarà mai in grado di pareggiare questa partita, che ora ne complica clamorosamente il destino al mondiale.
4. Il Qatar.
Attesa da tutti come papabile sorpresa della tournée iridata, il Qatar ha deluso tutti all’esordio contro l’Ecuador. Certo, l’avversario (sottovalutato) era di livello, ma da una squadra in ritiro da marzo (stile club) nonché campione d’Asia ci si sarebbe aspettati qualcosa in più. Nessuna nazionale ospitante aveva mai perso la partita d’esordio: almeno su questo punto, il Qatar non ha rivali.
5. Ronaldo.
Cinque, come i mondiali nei quali Ronaldo è andato a segno con la maglia del Portogallo. Nessuno come il fenomeno ormai ex-Manchester United. Ma 5 anche perché per il resto della partita Ronaldo è stato un disastro. Impacciato, poco sereno e lucido sottoporta, a tratti quasi d’impaccio per i compagni. Che infatti l’hanno vinta per manifesta superiorità dei giovani rampanti – Felix e Leao su tutti, grazie a un Bruno Fernandes iniestiano e visionario.
6. Il Portogallo.
Se il Portogallo ha vinto impressionando contro il Ghana per la profondità della rosa a disposizione di Santos, è però innegabile che qualche dubbio di riserva sui portoghesi va considerato alla luce degli svarioni difensivi – uno dei quali, clamoroso, stava per portare il 3-3 a tempo scaduto. Insomma, bene davanti, bene ovunque a dire il vero: però dietro qualcosa va aggiustato.
7. Il Giappone.
Mishima si chiedeva «cosa [avesse] a che fare [lui] con questo mondo senza spirito». Nulla, ma non conosceva ancora l’Holly e Benji incarnato, il Giappone di Doan e compagni versione Qatar 2022. Una squadra solida, caparbia, mai doma e brillante in fase offensiva. I nipponici, non solo per la rimonta di spirito e qualità contro la Germania, potrebbero davvero essere la sorpresa di questo mondiale.
8. Il sogno saudita.
Tutte le sure del Corano, ad eccezione della nona, si aprono in questo modo: «Lode a Dio, il Clemente, il Misericordioso». Per un giorno, un giorno soltanto, il mondiale ha parlato arabo. E lo ha fatto nella partita più inattesa di tutte: un 1-2 in rimonta con tanto di golazo per il gol del vantaggio saudita. Come si dice lettura salmodiata in arabo? Ma certo: al-Quran.
9. La Spagna di Luis Enrique.
Partita senza il 9 e con un programma Twitch in più – quello di Luis Enrique dal ritiro degli spagnoli in Qatar – la Spagna ha stupito tutti. Certo, l’avversario è parso quantomeno instabile (non era super solido il Costa Rica? Noi pensavamo di sì), ma la potenza di fuoco delle Furie Rosse ha incantato. Sette reti, tiki-taka 2.0(22) e speranze di titolo non così folli. Folle, semmai, è che Gavi (titolare) aveva 6 anni quando Busquets alzava al cielo la Coppa del Mondo in Sudafrica.
10. Il Gol di Richarlison.
Su 38 giornate di campionato, è difficile – si direbbe impossibile – ricordare il gol più bello: spesso, anzi, a rimanere nelle menti dei calciofili è una partita, un momento chiave. Difficilmente un gol. Al Mondiale, invece, è l’esatto opposto. Non sono le partite ad essere ricordate, a rimanere salde nel molle logorio del tempo: è la giocata, che sia la Mano de Dios o la sforbiciata di Richarlison – che questo mondiale ha cercato con lacrime, sudore e rabbia fino all’ultimo. Un gol già iconico, quello segnato dall’attaccante brasiliano, che ha stoppato un pallone d’esterno recapitatogli da Vini Jr, per poi girare, con la sfera ferma ancora in aria – fluttuante manco fosse un cartone animato – e pronta ad essere schiaffata in rete. È un gol che esemplifica a meraviglia questo Brasile, forte e insieme deciso.