Non è un caso che Old Trafford si trovi nella Contea più maestosa della città. Non è un caso, ma proprio per nulla, che tutto intorno sia definito “grande Manchester”. È il nome della Contea di questo pezzo di “town” che è un pezzo d’Inghilterra uguale a nessuno: storia e lato industriale sono unite nell’immagine di Castlefield, una serie di canali – artificiali – utilizzati per trasportare merci e carbone. Una via d’acqua, che divide la città in due, come un po’ fanno City e United.
Ecco, a proposito di United. Sempre in quella “Grande Manchester”, toccando i canali, è presente un porto di un’eccezionalità straordinaria: nessuna squadra è come il Man United anche perché nessuna squadra gioca nel Teatro dei Sogni. Fortunato soprannome datogli da Bobby Charlton che da sempre accompagna uno degli impianti più belli del calcio europeo.
La storia di Old Trafford
Perché Trafford? Dal quartiere in cui è situato. Un’oasi nella storia, che sa incastrarsi e immergersi attorno a case tipiche e dal forte respiro britannico. Fu costruito nel 1910 e ha sempre ospitato le partite dello United, tranne in tempo di Guerra. Dal 1941 al 1949, a causa dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale, i Red Devils si trasferirono al Maine Road: il vecchio Trafford andava ricostruito, ripensato, rimodulato. Provando a mantenerne intatto lo spirito, già vincente.
Così fu. L’Old Trafford subì diversi percorsi di ristrutturazione: fu nuovamente inaugurato, riaccolse il Manchester UTD, e per sempre si è mantenuto uno degli impianti più moderni di tutto il panorama calcistico conosciuto. Pensate: prima di Wembley, era lo stadio più esteso di tutta l’Inghilterra. Negli anni Novanta e Duemila, furono aggiunte le gradinate North, West e East Sands.
Entrare in quello stadio, giocarci. In qualche modo respirarlo. Oltre alla bellezza della struttura in sé, è chiaramente il colore ad averlo reso e a renderlo ancora oggi immortale. Proprio Bobby Charlton è stato protagonista di uno dei momenti più magici, adrenalinici, intensi della storia secolare dello United. Il giorno del suo addio, lo stadio che aveva definito come una sorta di incubatrice di desideri, gli aveva dedicato sugli spalti una mega scritta con il nome e il cognome. Per sempre incastrati nella storia della squadra.
Del resto, non sono in tanti ad avere un settore interamente dedicato: Charlton ce l’ha, è la vecchia South Stand, la tribuna sud composta da un unico anello. Spesso è un’area riservata, per vip e famiglie dei calciatori, e poco distante c’è anche la tribuna stampa.
Tutti gli altri settori – in totale sono quattro – sono composti da tre anelli: li chiamano Lower Tier, Middle Tier, Upper Tier. Vanno in ordine di altezza, va da sé. E a proposito di leggende, la vecchia North Stand ha un nome niente male: oggi è la Sir Alex Ferguson Stand. L’hanno dedicata all’allenatore più longevo e vincente della storia dei diavoli rossi d’Inghilterra. 26mila spettatori e massima area dello stadio: chiaramente, contiene anche i trofei. West Stand ed East Stand (per gli ospiti) chiudono la divisione.
Le statue che celebrano lo United
Old Trafford è un sussulto di passato. Qualsiasi tifoso ha un ricordo di ciò che è stato e di ciò che in parte è ancora il Manchester United. Gli inglesi hanno talento per tanto, soprattutto per celebrarsi. All’esterno degli stadi, è prassi britannica celebrare grandi uomini e grandi imprese. Ecco perché tra il lato est e il lato nord di Old Trafford si possono trovare le statue di Sir Alex Ferguson, Sir Matt Busby e poi la Trinità, che non è “santa” ma per i profani qualcosina di ultraterreno ci sarà.
George Best, Bobby Charlton e Denis Law: la storia dello United che fa compagnia alla targa e al dolore, alla tragedia aerea di Monaco di Baviera.
Nel 1958, il Manchester prendeva parte alla seconda edizione della Coppa dei Campioni della sua storia. La notte del 6 febbraio, di rientro dopo una gara contro la Stella Rossa a Belgrado, lo scalo a Monaco si rivelò drammatico. Le condizioni della pista, coperta di ghiaccio, e un’avaria al motore causarono l’incidente in cui persero la vita 23 dei 44 passeggeri. Alcuni componenti della squadra, membri dello staff, alcuni giornalisti. Tra i sopravvissuti, il poco più che ventenne Bobby Charlton.
Le grandi partite e non solo
Cent’anni e oltre. Non solo di United, però.
L’Old Trafford ha ospitato tre partite dei Mondiali in Inghilterra nel 1966: Portogallo-Ungheria, Portogallo-Bulgaria e Ungheria-Bulgaria.
Cinque partite, poi, degli Europei del 1996 e anche una delle partite degli Azzurri: lo 0-0 contro la Germania. Italia che ricorderà perfettamente la finale di Champions League del 2003: Milan-Juventus, tutta nostrana, con la vittoria dei rossoneri ai rigori grazie al gol decisivo di Shevchenko.
Si sono inoltre giocate alcune partite delle Olimpiadi del 2012 e la finale di Supercoppa Uefa del 1991: chi giocava? Lo United. Troppo più forte della Stella Rossa, in un revival di quella tragica giornata del ’58, con la memoria non certo cancellata da tutti gli anni passati.
Oh, ovviamente, essendo il Teatro dei Sogni, è lecito sognare anche i grandi concerti: l’ultimo è stato pregno di significato dopo gli attentati nella cittadina inglese. Ariana Grande, il 4 giugno del 2017, ridiede speranza.