In vista di questo Napoli Milan facciamo un piccolo passo indietro.
Giocherellando con l’anello del potere nel post-partita di Lazio vs Napoli nella sala adibita alla conferenza stampa dei due allenatori, Luciano Spalletti ha mostrato un lato di sé che ancora non avevamo conosciuto integralmente.
Sfida di allenatori
L’ex Inter sembra diventato uno stratega, meno santone del solito. Più calcolatore, meno monaco. Arrivato a Napoli, aveva detto che avrebbe così «completato il personale tour dell’anima», dopo Roma e Milano. Ma lo Spalletti che abbiamo apprezzato negli ultimi mesi – e in modo particolare nelle ultime ore – si è trasformato in un politico. La religione, quella non è scomparsa. Solo, accanto ad essa è stato aggiunto qualcosa di nuovo.
Stefano Pioli, che come Spalletti (ed Inzaghi) non ha mai vinto lo scudetto, si sta invece lentamente consumando le unghie delle mani. Il paziente ed equilibrato Pioli di inizio stagione sembra aver lasciato posto ad un nuovo, meno affascinante e più concreto personaggio. Pioli sa benissimo che questa è la grande chance della sua vita. E il fatto di aver passato le ultime due settimane sul viale delle occasioni perdute ne hanno inasprito l’atteggiamento e la dialettica. Pioli non è più così calmo come un tempo, sorride molto poco. È spesso polemico, piccato.
Segnali – seppur lievi – di una lenta ma inesorabile perdita di controllo sulla situazione. Come tutti i grandi tattici, anche Pioli sembra essere caduto nelle grinfie di sua maestà il Calcolo. Ma il calcio è imprevedibile, e forse non è un caso se il 2-2 (sudato) sul campo della Salernitana sia avvenuto sotto gli occhi di chi il calcolo lo ripudia esistenzialmente: Walter Sabatini.
Eccole, dunque, Napoli e Milan. Due squadre forti, a tratti formidabili, che senza avere le due rose più complete e competitive della Serie A hanno però imparato a giocarsela con tutti. Ricordate il viale delle occasioni perdute, di cui sopra? Ecco, il Napoli vincendo a Roma al 94’ (dopo essersi fatta raggiungere al minuto 88 da un golazo di Pedro) da quel viale si è sganciata di gran carriera.
Spalletti lo sa, ecco perché gongola e gioca col suo anello. Deve mantenere la calma, sa che una città intera è pronta all’evento dell’anno. Una partita che già solo per contesto di classifica ed ambizioni da qui a maggio, ricorda molto da vicino le leggendarie sfide di fine anni 80 e inizio anni 90 tra Maradona e Gullit, tra Careca e Van Basten, tra Giordano e Baresi. Come ci arrivano, Napoli e Milan, a questo evento?
Le statistiche di Napoli e Milan
NAPOLI | MILAN | |
---|---|---|
57 | punti | 57 |
49 | gol fatti | 53 |
19 | gol subiti | 29 |
57% | possesso palla medio | 54% |
16.1 | tiri / 90′ | 15.1 |
Partiamo dai punti di forza delle due squadre. Se il Milan con 53 gol è il terzo miglior attacco del campionato (solo Lazio e Inter hanno fatto meglio), il Napoli con appena 19 gol subiti si sta confermando a pieni voti come miglior difesa. Tatticamente ben organizzata, la squadra di Spalletti ha però soprattutto in Ospina il suo punto di forza inatteso.
Senza nulla togliere alla crescita di Rrahmani – che accanto a Koulibaly ma anche a Juan Jesus è tornato quello di Verona –, non solo Ospina detiene con Handanovic il record di clean-sheets stagionali (11), ma (solo) il portiere colombiano ha la miglior percentuale sui salvataggi tra i pali (79.8%, Maignan è a 73.7%, in leggero calo di recente come tutta la sua retroguardia difensiva d’altra parte).
Attenzione ai numeri offensivi di entrambe le compagini. Il Milan, che segna parecchio, non ha però ancora trovato il suo vero bomber. O meglio, senza Ibrahimovic quest’ultimo manca. Lo svedese infatti è il giocatore che in Serie A ha la più alta percentuale di reti ogni 90’ (0.89). Ibra ha segnato quest’anno 8 gol, gli stessi realizzati da Rafael Leao – la vera arma in più, forse anzi l’unica vera arma imprevedibile nell’ultimo mese e mezzo del Milan.
Interessante anche la statistica sui rigori concessi e realizzati. Il Napoli guida la prima statistica (10 rigori totali assegnati agli azzurri), che ha sfruttato in 6 occasioni – sempre con Insigne, che col gol alla Lazio ha raggiunto Osimhen e Mertens quale miglior marcatore del Napoli con 7 reti.
Attenzione ai duelli a centrocampo. All’andata un primo tempo muscolarmente nervoso di Zielinski ed Elmas (autori dell’assist e del gol dell’1-0 finale a San Siro tra mille polemiche, col gol annullato a Kessie quasi allo scadere) inclinò il piano di gara in favore dei partenopei.
La ripresa del Milan, con uno stratosferico e onnipresente Ibrahimovic, non bastò a pareggiare il match. Il Milan quest’anno ha preso 58 gialli (con 3 rossi) il Napoli 43 (2 rossi). A testimonianza di un’aggressività che il Diavolo dovrà imporre fin da subito al Napoli se vorrà davvero uscire dal San Paolo – pardon, Diego Armando Maradona – coi tre punti.
A livello tecnico, le due squadre sono abbastanza differenti.
Il Milan ricerca quasi sempre l’immediata verticalità – soprattutto per Leao e Brahim Diaz, ultimamente in calo. Il Napoli al contrario, pur cercando spesso l’appoggio diretto su Osimhen, è abituato – anche per un portato culturale differente – al fraseggio in mezzo al campo.
Con 91.8%, il Napoli è la squadra con la più alta percentuale di passaggi corti riusciti nel nostro campionato. Con 86.4%, è quella che sbaglia meno a livello qualitativo nel possesso palla – solo la Lazio le si avvicina con 86%. Il Milan è ben al di sotto di entrambe con 82.8%.
Aspettiamoci dunque – anche e soprattutto alla luce del fattore campo, con il Diego Armando Maradona già esaurito pronto a spingere il Napoli ad una grande e agognata notte di Serie A – un Napoli arrembante e propositivo, voglioso di fare la partita e imporre il proprio gioco (anche se, lo ricordiamo, visto il punteggio dell’andata è semmai il Milan quella che dovrà tentare di invertire il rapporto sugli scontri diretti).
L’11 allenato da Pioli, con un Leao in forma strabiliante, è reduce da uno scialbo 0-0 nel derby della Madonnina in Coppa Italia. La sua partita, rispondendo all’idea di gioco almeno iniziale del Napoli, sarà dunque di attesa e ripartenza. Fondamentale sarà il lavoro del centrocampo, che dovrà essere in grado di aspettare senza troppo arretrare, di costruire senza speculare. Pronosticare un risultato è compito quanto mai ardito; il pareggio, alla luce di quanto abbiamo detto, non è uno scenario così astratto.