L’esonero di Julian Nagelsmann è uno dei grandi misteri del calcio contemporaneo.
Almeno, così è stato di primo acchito per calciofili, appassionati, addetti ai lavori e persino per lo stesso tecnico tedesco – sorpreso dalla notizia mentre si trovava in Austria a sciare (uno strano scherzo del destino, se pensate alla vicenda Neuer). Poi però, più sono passate le ore e più il giallo, da fitto che era all’inizio, si è fatto limpido.
L’esonero inatteso
Ad agire da Sherlock Holmes del giornalismo sportivo è stato Fabrizio Romano, sorta di vate del calciomercato, il quale ha rivelato a Bild: «Da quanto ne so, c’erano seri problemi tra Nagelsmann e il board del Bayern Monaco, nonché tra l’allenatore e alcuni giocatori che non credevano più nei metodi tattici dell’ex Hoffenheim. Questo è il motivo fondamentale per cui il Bayern ha deciso di esonerarlo».
Lo ha fatto nella settimana di sosta, con grande scaltrezza. E al suo posto ha preso Thomas Tuchel, ex Chelsea, che ritorna a mettersi in gioco laddove aveva compiuto la sua gloria: contro il Manchester City di Guardiola, da allenatore dei Blues, aveva vinto la finale di Champions due anni fa. Da allenatore del Bayern incontrerà nuovamente il City di Herr Pep, ex tecnico del Bayern tra l’altro – in un incrocio di destini che già consegna questi quarti di Champions alla storia.
Rapporti tesi in spogliatoio
Ma torniamo a Nagelsmann. Da dove nasce la sfiducia dei giocatori nel suo confronto?
La risposta è molto facile se proviamo ad andare per esclusione. Non può essere un motivo legato ai risultati, perché questi parlano a favore del tecnico ex Hoffenheim. Certo, in campionato il Bayern ha perso diversi punti, ma si trova a -1 dal Borussia (prossimo avversario in Bundesliga).
In Champions, poi, i bavaresi hanno dimostrato una solidità spaventosa, ai limiti dell’inquietante: nel girone con Inter, Barcellona e Viktoria, ha preso due soli gol in totale, entrambi in casa contro il Viktoria (partita finita 5-2). Riassunto: 8 vittorie su 8 partite, 21 gol segnati e solo 2 subiti (e il Bayern ha affrontato il PSG agli ottavi). Bene, non si tratta dunque di un problema legato ai risultati. Semmai il discorso, più sottile eppure tanto decisivo in un club come il Bayern, riguarda la gestione dello spogliatoio.
Già prima di perdere 2-1 contro il Bayer Leverkusen (19 marzo), Nagelsmann aveva denunciato una talpa nello spogliatoio dopo che la Bild aveva condiviso sul proprio sito le immagini degli schemi e delle tattiche di Nagelsmann in vista della partita contro il Bochum.
L’allenatore tedesco aveva dunque dichiarato a reti unificate: «Perché farlo (trapelare informazioni segrete e girarle ai media tedeschi, ndr)? Non credo dietro ci sia un aspetto economico perché mi sembra difficile che la Bild paghi 500mila euro per queste informazioni. Se chi ha fatto questo gesto pensa di farmi male ok, ma sappia che sta danneggiando anche tutti i giocatori».
I giocatori con cui si consuma la rottura
Tutti. Proprio tutti? Tutti tutti? Si direbbe di no, stando al difficile rapporto con giocatori individuali e ipertecnici come Sane e Gnabry – che non hanno mai nascosto il loro malessere – o a leader come Muller e Neuer, o ancora alla pericolosa lite avuta con Lewdandowski prima dell’addio del polacco al Barcellona.
In quest’ultimo episodio Nagelsmann spiegava a Lewandowski i movimenti offensivi, provocando la reazione giustamente piccata dell’attaccante: “il record di gol l’ho fatto io, mica tu”. Eccola che torna prepotente la magna quaestio della gestione di uno spogliatoio, specie se pesante come quello del Bayern.
Lo sanno bene altri “giochisti” come Sarri (Juventus), lo stesso Guardiola (al Bayern) o Sacchi (al Milan, dopo la rottura con Van Basten). In spogliatoi come quello bavarese fa fede il detto ancelottiano: “lui sa cosa fare”, riferito a Benzema e per estensione a tutti i grandi calciatori, grandi non solo a livello sportivo e meramente tecnico ma temperamentale.
Per uno cresciuto a «merendine e Football Manager» (cit. Federico Brasile), gestire uno spogliatoio così non deve essere stata una passeggiata.
Ricordiamo che Nagelsmann è lo stesso che ha tentato di controllare i propri calciatori con degli auricolari in estate, per allenarli meglio.
O quello che si è dovuto rivolgere a un addestratore di cavalli (sic!) per sembrare più conciliante coi suoi ragazzi: «Tantissime volte, le persone mi hanno trovato estremamente arrogante. Per risolvere il problema ho pensato di rivolgermi a un addestratore di cavalli. Perché? Semplice: non sono creature che giudicano, reagiscono alla tua aura. Se entri in una stalla e i cavalli si allontanano da te, vuol dire che c’è qualcosa che devi cambiare nella tua postura, nel tuo atteggiamento. Evidentemente è vero che mi ponevo in maniera dominante, autoritaria, arrogante con chi interagiva con me».
Non è andata alla grande.