Per tutti coloro che hanno superato i 25 anni, l’anno 2000 ha rappresentato uno spartiacque significativo: era il traguardo a cui si guardava come al “futuro”, in cui si sarebbe entrati in un nuovo millennio, una nuova era. In realtà la vita prima e dopo il 2000 non è cambiata in maniera così radicale, ma gli appassionati di calcio hanno avuto una sensazione strana, quella di vivere giorni di un futuro passato, quando il 19 novembre 2016 ha calcato per la prima volta un campo di serie A un ragazzo nato nell’anno 2000.
Il calcio italiano entrava ufficialmente nel futuro ed una nuovissima generazione di giocatori era pronta a prendere le redini del gioco e a trascinarlo in una nuova era, annunciata dal suo primo appartenente che 3 giorni dopo sarebbe stato anche il primo 2000 ad esordire in Champions League: Moise Kean.
I primi calci tra Asti e Torino
I genitori di Moise Kean arrivano a Vercelli dalla Costa d’Avorio nel 1990, e diventano genitori di tre figli, tra cui Giovanni, nato nel 1993 e che oggi gioca in Serie D nel Castrovillari, e Moise, nato il 28 febbraio del 2000. Nel 2005 però i genitori si separano e i figli vanno a stare con la madre ad Asti. Lì Giovanni, che già giocava a calcio con la Pro Vercelli, lo spinge a giocare a calcio, prima all’Oratorio Don Bosco e quindi, insieme a lui, all’Asti. A soli 7 anni Moise gioca con avversari ben più grandi di lui tanto che viene notato dagli scout del Torino, che lo fanno entrare nel prestigioso settore giovanili granata.
All’età di 10 anni però uno zio lo convince a passare alla Juventus, nel cui settore giovanile giocavano i cugini Abdoulaye Bamba e Massimo Goh. Nelle giovanili bianconere Moise si mette in luce sia come punta centrale che come attaccante esterno a sinistra, arrivando a mettere a segno 25 gol in 30 partite tra Under 17 e Primavera nella stagione 15/16. Nella stagione successiva, continua ad avere una media realizzativa impressionante con la Primavera (con cui gioca sotto età): 11 gol in 13 partite di campionato, 2 gol in 4 presenze in Youth League.
Le presenze con la Primavera però non sono moltissime dal momento che Allegri lo aggrega sempre più spesso alla prima squadra, con cui esordisce in campionato negli ultimi minuti della partita di Serie A contro il Pescara e 3 giorni dopo nel finale del match di Champions League contro il Siviglia, diventando il primo giocatore del 2000 a giocare nelle 2 competizioni.
Lo scudetto bianconero quell’anno vede anche la sua firma, apposta in extremis, con il gol decisivo per l’1-2 finale messo a segno al 94° dell’ultima giornata di campionato contro il Bologna, fissando nuovamente un primato: si tratta del primo gol in serie A di un giocatore nato nel nuovo millennio, arrivato appena un giorno prima a quelli di Pietro Pellegri, che nella partita di addio di Totti segnerà una doppietta, la prima di un millenials in serie A
Il prestito al Verona e il ritorno a Torino
Nella stagione successiva la Juventus decide di mandarlo a maturare in contesto competitivo dove avrebbe trovato spazio per giocare. Dopo aver firmato il suo primo contratto da professionista, viene così ceduto in prestito ad un Verona che nel 17/18 lotta per la salvezza in Serie A. Le 19 presenze e i 4 gol messi a segno da Moise, in una stagione conclusasi in anticipo di 2 mesi per un problema muscolare, non bastano a salvare gli scaligeri, ma sono sufficienti per confermare il potenziale di questo ragazzo sia per la Juventus che in chiave azzurra.
Moise viene frequentemente convocato dalle selezioni giovanili azzurre, dove però fatica a trattenere la sua esuberanza e si ritrova spesso al centro di richiami disciplinari insieme a vari compagni con cui stringe grandi amicizie, come Scamacca o Zaniolo. Nonostante questo, è un protagonista dell’Under 19 con cui nell’estate 2018 conquista il secondo posto all’Europeo di categoria, perdendo solo in finale ai supplementari contro il Portogallo, dopo che proprio una sua doppietta aveva pareggiato l’iniziale vantaggio lusitano.
Dopo l’estate fa ritorno alla Juventus, inizialmente relegato sempre in panchina in una squadra dove tra Cristiano Ronaldo, Mandzukic, Dybala, Douglas Costa e Bernardeschi era molto difficile trovare spazio.
Ma alla prima occasione da titolare, in Coppa Italia contro quel Bologna contro cui aveva segnato il primo gol in campionato, va a segno con il gol del definitivo 2-0 e da allora inizia ad avere sempre più spazio: tra marzo e aprile segna 6 gol in 6 partite, tra cui quello decisivo nella vittoria per 2-1 contro il Milan, chiudendo la stagione con 17 presenze e il secondo scudetto.
Kean si dimostra un attaccante completo, fisicamente straripante, tecnicamente dotato e con un istinto da goleador molto affinato. Calcia con entrambi i piedi, può saltare l’avversario in progressione ma sa anche giocare spalle alla porta.
A volte paga ancora un’istintività esagerata, come è normale in giocatore della sua età (deve ancora compiere 20 anni), ma sembra pronto per svolgere un ruolo importante in bianconero ma anche e soprattutto con la maglia dell’Italia.
Nel frattempo arriva infatti la chiamata nella nazionale maggiore, dove debutta il 20 novembre 2018 in amichevole contro gli Stati Uniti, diventando così il primo nato negli anni 2000 a vestire la maglia azzurra.
Poco tempo dopo, il 23 marzo 2019, segna il suo primo gol per l’Italia nella partita di qualificazione per gli Europei contro la Finlandia, ripetendosi 3 giorni dopo contro il Liechtenstein. In estate viene precettato dal CT dell’Under 21 Di Biagio per giocare l’Europeo di categoria, ma viene rimandato a casa insieme a Zaniolo per motivi disciplinari dopo le prime 2 gare.
Inghilterra e poi Francia
Nell’estate 2019 la Juventus, dovendo far quadrare i conti dopo le mancate cessioni di Higuain, Mandzukic e Dybala, decide di sacrificare il fiore all’occhiello del suo settore giovanile e realizzare una corposa plusvalenza: per circa 30 milioni di euro, bonus compresi, l’attaccante viene ceduto in Premier League, all’Everton.
I primi mesi in maglia toffee sono molto difficili per Moise: sotto la guida tecnica di Marco Silva solo 2 presenze da titolare e nessun gol, con la squadra che, dopo il 5-2 incassato nel derby con il Liverpool sprofonda al 18° posto in classifica.
Con l’arrivo di Carlo Ancellotti in panchina (dopo la breve parentesi di Duncan Ferguson) la squadra si risolleva, e anche per Kean le cose sembrano migliorare: dopo essere stato accostato a molte squadre italiane durante il mercato italiano, il ragazzo guadagna la fiducia del tecnico italiano e, dopo aver ritrovato il posto da titolare in qualche gara, mette a segno il suo primo gol in terra albionica nel 2-2 contro il Newcastle. Non è un titolare inamovibile della rosa di Ancellotti (dove spicca il momento di gloria di un altro giovane che sembrava smarrito come Calvert-Lewin), e quindi spinge per trovare una soluzione che gli consenta di avere maggiore spazio.
Raiola non si fa pregare e trova una delle sistemazioni più ambite, vale a dire il Paris Sanit Germain.
L’impatto è ottimo e fino ad ora Kean ha messo a segno 9 reti in poco meno di 15 apparizioni, dimostrando di poter essere un attaccante di livello se inserito in un contesto di squadra talentuosa e che funziona.
La sua evoluzione è guardata a distanza con molto interesse da Roberto Mancini, alla continua ricerca di una punta profilica cui affidare le chiavi dell’attacco azzurro, che in questo momento storico sembra il reparto in maggiore difficoltà.