28 Maggio 2003. Una data scolpita per sempre nei cuori dei tifosi del Milan e in qualche modo anche in quelli di fede juventina. E’ la notte in cui si consuma la prima finale di Champions League fra due squadre italiane. L’Old Trafford di Manchester come cornice per l’ultimo atto di una sfida che si risolverà soltanto dagli 11 metri. Milan – Juventus è la finale di Coppa dei Campioni: da una parte il gioco spumeggiante e certe volte fin troppo ricercato della truppa di Ancelotti, mentre dall’altra parte il pragmatismo e il cinismo bianconero.
Due colossi, entrambe forti e ognuno a modo suo. La Juventus domina di nuovo in Italia e ha appena vinto il secondo scudetto di fila, mentre il Milan dalla rimonta tricolore con Zaccheroni ha infilato alcune stagioni anonime, sperando che Carletto da Reggiolo possa sovvertire la rotta. Marcello Lippi è tornato sulla panchina bianconera e i risultati si vedono: doppio scudetto come detto e quarta finale di Champions con il viareggino alla guida della Vecchia Signora.
In campo poi c’è solo l’imbarazzo della scelta. La qualità abbandona in casa Milan e lo stesso si può dire della Juventus. In pratica c’è mezza nazionale in campo tra le fila rossonere e quelle bianconere. Per non parlare delle stelle straniere: tutti titolari delle rispettive nazionali. Da Montero a Davids, passando per Trezeguet e Thuram fra le zebre, con Dida, Rui Costa, Sheva, Rivaldo, Seedorf ad incantare fra i Diavoli.
Aspettando la Finale
Milan e Juventus tornano a giocare una finale di Champions League a distanza di alcuni anni dall’ultima volta. I rossoneri hanno un ricordo pessimo dell’ultima esperienza. Cadono a 5 minuti dalla fine contro l’Ajax al “Prater” di Vienna, mettendo fine alle tre finali di fila conquistate tra il 1993 e il 1995. L’ultimo successo risale alla dolcissima notte di Atene del 18 maggio 1994, quando affondarono il Barcellona 4-0. Per il “Diavolo” si tratta della nona finale di Coppa dei Campioni della sua storia e lo score recita: 5 vittorie e 3 KO.
Sicuramente diverso il bottino per la Juventus che approda alla settima finale della sua storia, con due successi a fronte di 4 sconfitte. Le ultime tre finali giocate hanno sempre visto Marcello Lippi sulla panchina bianconera, a partire dalla finale vittoriosa di Roma contro l’Ajax nel 1996. A quella seguono altri due finali, ma entrambe perse: nel 1997 contro la sorpresa Borussia e 12 mesi dopo contro il Real. Insomma c’è parecchio da vendicare.
In campionato, nella stagione 2002-03, a lungo Milan e Juventus battagliano per il titolo. Ma i bianconeri si confermano dei cecchini infallibili in Serie A e complice un calo del Milan allungano verso lo scudetto. I due scontri diretti si sono chiusi alla pari: andata a Torino con vittoria della Juventus per 2-1 e nel girone di ritorno il Milan si impone a San Siro con lo stesso risultato. I meneghini sono anche in finale di Coppa Italia e sembrano aver ipotecato il trofeo, sbancando nel match di andata l’Olimpico di Roma per 4-1. Il ritorno della finale si giocherà a Milano, il sabato seguente alla Champions, vale a dire 72 ore dopo lo scontro con la Juventus.
Essendo il campionato archiviato da tempo, sia Lippi che Ancelotti stanno facendo rifiatare da tempo i loro titolari. La Juventus dalla conquista matematica dello scudetto manda in campo le seconde linee e lo stesso fa il Milan. Addirittura tre giorni prima della finale, in concomitanza con l’ultima giornata di Serie A, il Milan a Piacenza schiera solo due giocatori della prima squadra: il terzo portiere Valerio Fiori e Christian Brocchi sulla linea mediana. Gli altri 16 a referto sono solo giocatori della formazione primavera. Nella stessa domenica la Juventus chiude la stagione in casa festeggiando con i proprio tifosi l’ennesimo scudetto, ma sarà un festa molto contenuta per non perdere di vista la finale di 3 giorni dopo a Manchester.
Le semifinali
Praticamente nel mese di maggio i titolari, dell’una e dell’altra squadra, scenderanno in campo solo per le semifinali di Champions League. La Juventus è opposta ai campioni in carica del Real Madrid. Torna in Spagna 14 giorni dopo aver castigato il Barcellona nei quarti di finale e al Bernabeu cade per 2-1. Un risultato che tiene aperto tutto nel ritorno di 7 giorni dopo contro i “Galacticos“. La Juventus gioca la partita perfetta davanti ad un “Delle Alpi” mai così gremito e travolge i Blancos 3-1. L’unica nota stonata della serata e il cartellino giallo che riceve Pavel Nedved a 10 minuti dalla fine. Un giallo che costa la squalifica sulla strada che porta all’Old Trafford. E peserà.
Il Milan vive con il cuore in gola dai quarti di finale in poi, mentre si era reso protagonista di un cammino perfetto nella doppia fase a gironi. Nei quarti di finale contro l’Ajax serve un’estirata quasi impossibile di Pippo Inzaghi al 92′ nella gara di ritorno, per fissare il punteggio finale sul 3-2. Viene già San Siro dopo lo 0-0 ad Amsterdam.
In semifinale poi è una guerra di nervi e lotte intestine anche dentro le stesse famiglie. Il Milan si gioca l’accesso alla finale contro l’Inter. Tra squalifiche e infortuni le due squadre vivono in sei giorni una doppia sfida tutt’altro che bella, all’insegna dell’Euroderby. In “Casa” del Milan finisce 0-0 e il 13 maggio seguente la rete di Sheva sarà fondamentale nell’1-1 con cui il Milan stacca il pass per il teatro dei sogni.
La finale
Il 28 maggio 2003 davanti a 70 mila paganti, Milan e Juventus scendono in campo per contendersi la coppa. Ancelotti non ha dubbi: vecchia guardia in difesa con Maldini e Costacurta (sesta finale in carriera per entrambi, a cui seguiranno quelle del 2005 e 2007), Pirlo a dirigere l’orchestra in mezzo al campo, Rui Costa ad inventare alle spalle di Inzaghi e Sheva. Dall’altra parte Marcello Lippi ha un solo cambio da fare. Con Nedved fermato dal giudice sportivo, opta per una scelta alquanto sorprendente.
Alza ad esterno sinistro di centrocampo Zambrotta dal suo ruolo di terzino, con Tudor che entra fra i titolari al centro della difesa con Ferrara e Pablo Montero in versione terzino sinistro. Questo perché Sheva, oltre che a purgare in varie occasioni la Juventus in passato, ama partire da destra. Insomma una marcatura a uomo vecchio stampo, con il terzino bloccato e marcatore. Sulla linea mediana Davids detta i tempi, con Del Piero e Trezeguet ad accendere l’attacco bianconero.
Il Milan parte decisamente meglio. Montero non trova le misure come terzino e soprattutto Sheva ha un altro passo. L’ucraino segna, ma l’assistente pesca Rui Costa in offside. Subito dopo Inzaghi si vede negare il gol da un miracolo di Buffon, mentre Rui Costa e Kaladze sfiorano il montante dalla distanza. La Juventus conferma la sua maledetta allergia alle finali e fatica non poco a trovare il bandolo della Matassa. Del Piero prova ad innescare Trezeguet e solo una decisa rovesciata di Nesta dentro l’area piccola, impedisce al francese di battere a rete.
I bianconeri poi pagano a livello fisico lo sforzo. Nel finale di primo tempo si fa male Tudor, con Birindelli al suo posto in qualità di terzino destro e Thuram che scala al centro della difesa, mentre nell’intervallo Conte prende il posto dell’acciaccato Camoranesi. A questi si aggiunge nella ripresa anche l’ex Davids che al 65′ alza bandiera bianca e Zalayeta lo rimpiazza, portando Del Piero a fare da vertice alto del rombo di centrocampo.
Nonostante questo la truppa bianconera riesce a limitare gli attacchi del Milan e subito in apertura di ripresa coglie una clamorosa traversa con Conte e il rumore della palla sulla barra trasversale rimbomba in tutto l’Old Trafford.
Zalayeta e Trezeguet impegnano Dida e sul fronte opposto un colpo di testa di Inzaghi chiama all’unica parata Buffon nel corso del secondo tempo. Ancelotti capisce che serve nuova linfa in campo e dopo l’ingresso di Roque Junior per l’ammonito Costacurta, inserisce anche Serginho per Pirlo e Ambrosini per Rui Costa. Meno fantasia quindi a centrocampo, ma più velocità con il brasiliano e più centimetri con il mediano di Pesaro.
I Supplementari
La finale di Champions League fra Milan e Juventus non è sicuramente fra le più belle che si ricordi dal punto di vista del gioco. Una gara a scacchi dove i due allenatori si annullano a vicenda e dove la paura aleggia in maniera palpabile. Non solo, ma sia a livello fisico e sia mentale i i protagonisti in campo sembrano non averne più. E qui probabilmente la Juventus commette l’errore che costerà il titolo di Campione d’Europa.
Nei primi minuti dei supplementari Roque Junior si stira, ma le tre sostituzioni sono già state effettuate da Carlo Ancelotti. Dunque il rischio di rimanere in 10 è concreto. Il brasiliano però stoicamente resta in campo e pur zoppicando prova a dare una mano ai compagni. La Juventus si dimostra stanca e poco lucida, non approfittando della situazione. Ecco: in quel momento i bianconeri perderanno probabilmente l’occasione per vincere la finale.
I rigori
Milan e Juventus si trascinano verso i calci di rigore. La finale di Champions si deciderà dal dischetto. Un precedente che sorride a Del Piero e compagni, dopo la finale di Roma del 1996. Il Milan ai rigori non ci è mai arrivato nelle precedenti 8 finali e dunque si trova davanti ad un battesimo di fuoco.
Dida contro Buffon. Un brasiliano atipico che parla poco, appena due interviste in 10 anni di Milan e risponde con i fatti sul campo. L’altro è già il numero uno dei numeri uno. Forte, giovane e guascone al punto giusto. Ancelotti ha le idee chiare per i suoi calci di rigore, mentre Marcello Lippi affronta diverse criticità.
“Prima dei calci di rigore nella finale del Mondiale contro la Francia avrebbero calciato dal dischetto anche i massaggiatori. Nella finale di Manchester ho fatto fatica a trovarne cinque“
Marcello Lippi
La Juventus vince il sorteggio e sembra leggermente favorita sulla carta, visto che i penalty si calciano sotto la curva bianconera. Ma Dida dimostra subito di non sentire la pressione alle sue spalle e neutralizza il primo rigore battuto da Trezeguet. Serginho da buon brasiliano la piazza lì dove non batte il sole e Birindelli segna il primo tiro dagli 11 metri per i bianconeri.
Sale poi in cattedra Gigi Buffon. L’estremo difensore con due capolavori para altrettante sassate di Seedorf e Kaladze, ma dall’altra parte il suo collega non vuol essere da meno. Respinge le conclusioni di Zalayeta e Montero. Così il quarto rigore del Milan può essere quello decisivo per rompere l’equilibrio. Batte Nesta che infila Buffon. Del Piero ha una responsabilità tremenda: se sbaglia certifica il successo del Milan e se invece segna tiene vive le residue speranze. Spiazza Dida e tutto dipende da Sheva.
L’Ucraino è una maschera di ghiaccio, mentre cala il silenzio sui 70 mila dell’Old Trafford. Il numero 7 rossonero dopo una lunga attesa, prendere la rincorsa, calcia e spiazza Buffon.
Il Milan è Campione d’Europa per la sesta volta nella sua storia. Ancelotti e Inzaghi consumano la loro rivincita personale sulla Juventus, Seedorf conquista la terza Champions con tre squadre diverse, mentre Maldini e Costacurta calano il poker di trionfi. E’ l’apoteosi per i tifosi del Milan, mentre la Juventus deve mandare giù l’ennesimo boccone amaro in finale. Il più amaro di tutti, rimpiangendo ancora oggi l’assenza di Nedved.
Paolo Maldini per la prima volta da capitano alza la Coppa dei Campioni. E il destino vuole che lo faccia come il padre Cesare in Inghilterra. 40 anni prima Maldini Senior alzò il trofeo al cielo di Wembley, questa vota “Paolino” lo fa nella cornice dell’Old Trafford.
Berlusconi e Galliani gongolano in tribuna. Se il primo deve mantenere una certa calma essendo in quel momento anche il presidente del Consiglio, il fido Adriano con Braida sembra in preda al “demonio” regalando facce pazzesche a più non posso. Il Milan batte la Juventus nel Teatro dei Sogni e da quella notte sembra esserci posto, anche per i Diavoli, in Paradiso.