Che il girone di Champions League nel quale è capitato al Milan fosse altamente competitivo e combattuto è ben noto. Tuttavia, è opportuno sottolineare come i rossoneri siano in larga parte i principali responsabili dell’uscita dalla massima competizione europea. I due pareggi iniziali avevano già sostanzialmente compromesso un cammino già difficoltoso.
Dopo il KO casalingo contro il Borussia Dortmund era poco probabile ed ancora meno plausibile passare il turno. Alla compagine tedesca ed al PSG, che tra l’altro si sono affrontate l’ultima giornata, bastava un punto per approdare alla fase successiva rispettivamente da prima e seconda. Così è stato ed ora sono loro a godere delle luci della ribalta della Champions League.
A nulla o comunque a poco è servita la vittoria di prepotenza al St James’ Park. La sua unica utilità risiede nel fatto che il Milan possa ancora avere visibilità sul palcoscenico europeo dell’Europa League. Pur essendo una manifestazione importante, non può di certo vantare lo stesso blasone e gli stessi introiti della Champions League.
Le conseguenze economiche
La debacle del Milan in Champions League rischia di avere delle conseguenze piuttosto pesanti per Gerry Cardinale. Al 30 giugno 2023 il bilancio segnava + 6 milioni di euro di attivo ed il rischio è quello di non poter ripetere lo stesso il prossimo anno. Tuttavia, è necessario ricordare che la cessione di Tonali al Newcastle ha dato origine ad una plusvalenza di circa 60 milioni che verrà contabilizzata al termine della stagione in corso. Pertanto, dal punto di vista prettamente contabile, i mancati introiti verranno progressivamente ammortizzati.
Al netto di questa doverosa premessa, con la mancata qualificazione la società meneghina dovrà fare i conti con l’evaporazione di un consistente numero di ricavi. Gli stessi che hanno contribuito a sostenere considerevolmente il bilancio depositato lo scorso giugno. Il terzo posto nel girone, difatti, non ha solo escluso il Milan dalla massima competizione europea ma lo ha anche estromesso dal ricchissimo Mondiale per club che vedrà la luce la prossima estate. E non esserci farà un’enorme differenza.
Partendo dal presupposto che prendere parte al Mondiale per club significa anche essere beneficiari di lauti premi in denaro, per un assetto che punta sulla sostenibilità, è vitale. Invece ora il Milan si trova a dover fare i conti con un passato, caratterizzato dall’inflazionato dna europeo, che fa a pugni con un presente incostante. Inoltre dando uno sguardo ai numeri, si può vedere come le perdite, o meglio le mancate entrate sono da capogiro.
L’impatto negativo a livello europeo costa carissimo ed i conteggi in tal senso sono anche piuttosto elementari. E si parla di almeno 110 milioni. Si parte dai dati del bilancio della stagione scorsa. A giugno il Milan ha determinato i ricavi ottenuti dal percorso in Champions League terminato in semifinale, ovvero 127 milioni di euro. Di questi, 85 comprendono bonus, premi Uefa, ranking storico e market pool. A questi vanno aggiunti gli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti.
Della cifra totale, quindi 127 milioni di euro, minimo 65 provengono dalla seconda fase del percorso europeo. Nello specifico: 32.7 sono premi, 28.1 vendita biglietti e 5 di market pool. Nel corso di una giornata del girone, il Milan ha incassato circa 42 milioni dalla Uefa e meno di 19 per i tre tutto esaurito di San Siro. Il risultato è un ricavo totale leggermente al di sotto dei 65 milioni. Non proseguire il cammino nella massima competizione europea significa quindi esclusione dal Mondiale per club ed almeno ad altri 45-50 milioni garantiti.
Pure l’immagine ne fa le spese
La proprietà americana del Milan ha fatto dell’immagine e del marketing uno degli atti fondanti della rinascita rossonera. Sono stati messi alla porta coloro che non erano ritenuti all’altezza di questo ambizioso progetto e dato spazio a nuovi elementi. Innumerevoli sono state le nuove sponsorizzazioni e altrettanti i modi per farsi notare oltreoceano pertanto questa uscita dalla Champions League era decisamente meglio evitarla.
Ora, è necessario rimettersi in carreggiata e cercare di protrarre il più a lungo possibile il cammino in Europa League che pur con meno blasone, ha un suo peso specifico. Non è scontato riuscire a proseguire nemmeno questa competizione che anzi spesso presenta sfide altamente probanti.
Proseguire il più possibile nella competizione significherebbe anche incassare una discreta di denaro. Basti pensare che lo scorso anno la Juventus, giocando la seconda fase di Europa League ed arrivando alla semifinale, ha potuto 18 milioni di euro tra premi Uefa e ricavi da botteghino.