Costituiscono il 2,3% dei calciatori totali in Serie A. Sono in totale 9 nel nostro campionato, divisi per 8 squadre. Una sola di esse ne conta due in rosa: è il Monza di Berlusconi e Galliani, e rispondono al nome di Pedro Pereira e Danny Mota. Parliamo dei portoghesi presenti nel nostro Campionato ad oggi, stagione 2024/25.
Qualcuno si è aggiunto quest’anno, altri popolano la Penisola calcistica ormai da qualche lustro. Ma a livello storico, chi sono stati i migliori portoghesi della Serie A? Cerchiamo di farlo risalendo ai più forti ruolo per ruolo.
Tra i pali, un uomo solo al comando
Non chiederesti mai ad un texano di cucinarti una carbonara alla maniera ortodossa, ricalcando la ricetta per filo e per segno. Allo stesso modo, chi chiederebbe ad un ragazzino portoghese, cresciuto tra i vicoli di Lisbona magari, di mettersi in porta?
La specialità dei lusitani, a livello calcistico, non è certo quella dei portieri. Per trovarne di davvero forti si fa molta fatica, e la Serie A non fa certo eccezione in questo senso. Tra i pali, comunque, c’è un portiere che a modo suo ha fatto la storia di una squadra importante del campionato, vincendo da protagonista una Conference League, e che oggi gioca ancora nel nostro campionato in un’altra squadra: è Rui Patricio, passato in estate dalla Roma all’Atalanta da svincolato.
La difesa a marca Lazio (e Parma)
Prima al Parma, poi alla Lazio. Vincendo sempre qualcosa, sia in Italia (Scudetto e Coppa Italia, ma anche Supercoppa) che in Europa (Coppa delle Coppe, Coppa UEFA e Supercoppa europea). Fernando Couto, classe 1969, è stato un calciatore memorabile, e un difensore unico. Primo della stirpe dei Pepe – portoghese anch’egli – e dei Sergio Ramos, cattivo, gli occhi sempre fissi sull’uomo da marcare, fa parte di quella classe di difendenti come non se ne trovano più, o sempre meno, in giro per il mondo. Con il Parma ha totalizzato 127 presenze segnando 8 reti, con la Lazio 218 segnandone 12.
Proprio con la maglia della Lazio, nonostante le poche presenze finora nel nostro campionato, non possiamo non nominare una delle new entry più piacevoli della stagione 2024/25: parliamo di Nuno Tavares, a quota 5 assist – nessuno come lui in Europa tra i difensori. Ragazzo del 2000, è arrivato quest’anno alla Lazio, e i tifosi se lo coccolano già. Dopo Theo Hernandez e Dimarco, pochi dubbi su chi sia il terzino più forte del campionato. Sì, anche dopo sole cinque partite.
Da menzionare, quantomeno, è l’attualmente fuori rosa Mario Rui, vincitore di uno Scudetto da protagonista al Napoli sotto la guida di Luciano Spalletti.
Centrocampo ricco di nomi importanti
Il primo nome che viene in mente a centrocampo è senza dubbio Rui Costa. Prima con la maglia della Fiorentina, poi con la maglia del Milan, nella Golden Era della Serie A, il fuoriclasse portoghese, trequartista puro – altro ruolo ormai scomparso o quasi dal calcio –, ha vinto tutto quello che si poteva vincere tra Italia ed Europa, quasi tutto con la maglia del Milan. Con Gabriel Omar Batistuta alla Fiorentina ha costituito una coppia scintillante, bellissima da vedere e bruttissima da affrontare.
Portato a Firenze a suon di miliardi (11) dal Benfica – dove oggi lavora come dirigente –, ripagherà tifosi e società con 277 presenze condite di 50 reti e 22 assist. Il Milan di Berlusconi verserà 85 miliardi di € nelle casse viola nel 2001, e anche grazie ai suoi colpi tornerà a vincere una Champions, uno scudetto e due supercoppe (una italiana e una europea). I suoi numeri a Milanello rimarranno impressi nella leggenda: 192 presenze, 11 reti e 47 assist.
Se Rui Costa è il giocatore più rappresentativo tra i portoghesi negli splendidi Anni Novanta, non c’è dubbio però su quale sia il nome che ha caratterizzato i lusitani nella prima decade degli anni duemila nel campionato di Serie A: Luis Figo. Parliamo di uno dei giocatori migliori mai scesi in campo per il Portogallo (in nazionale metterà insieme 127 presenze e 32 reti), capace per dieci anni (equamente divisi) di fare le fortune prima del Barcellona e poi del Real Madrid tanto da vincere un Pallone d’Oro.
Per questo lo sbarco a Milano in maglia nerazzurra fu un vero e proprio colpo di mercato e, pur arrivato nella fase calante della carriera, ha contribuito con i suoi colpi di classe a mettere in bacheca 4 scudetti e una Coppa Italia (105 presenze, 9 gol e 25 assist in Serie A).
Meno importante come nome, ma non come presenza e status, oltre che per il ricordo che ha lasciato, è Sergio Conceiçao. Proveniente dal Porto come Couto, basso e tracagnotto ma anche agile e intelligente in mezzo al campo, Conceiçao aveva dalla sua velocità e tecnica che lo hanno reso un’ala imprendibile, tanto da collezionare 13 gol e 8 assist in 137 presenze in Serie A tra Lazio, Parma e Inter. Il figlio, Francisco, gioca oggi alla Juventus e i suoi nuovi tifosi lo amano già per garra abbinata a grande qualità tecnica.
Da menzionare almeno, infine, è Rui Barros, primo portoghese a raggiungere l’Italia dopo la riapertura a tre stranieri per squadra del 1988. Arrivato alla Juventus per formare un’inedita coppia con l’altro neo acquisto Alessandro Altobelli, lo supererà come miglior marcatore in campionato chiudendo a quota 12 reti nella sua stagione d’esordio (da centrocampista, mica male). Riuscirà a mettere in bacheca una Coppa Uefa (in una storica finale contro i rivali della Fiorentina) e una Coppa Italia al suo secondo e ultimo anno con la Juventus (chiudendo con 60 presenze e 14 reti totali).
In attacco, dal GOAT ai grandi nomi
Abbiamo aperto l’articolo parlando della vera capacità del popolo portoghese in termini calcistici: la qualità tecnica, nello stretto e nello strappo fisico in velocità. In questo senso, non c’è dubbio su chi siano i migliori portoghesi mai gravitati nel nostro campionato: Cristiano Ronaldo e Rafael Leao.
Su CR7 è inutile spendere troppe parole, parliamo infatti di uno dei calciatori più forti del mondo in tutte le epoche. Arrivato in Italia nella sua parabola discendente – ma fa quasi ridere parlarne in questi termini vedendo poi i suoi numeri –, dal 2018 al 2021 con la maglia della Juventus mette a segno la bellezza di 101 reti e 22 assist in sole 134 partite. Un fenomeno vero.
Impossibile quindi fare paragoni con gli altri arrivati nel mentre, anche se tra i più giovani c’è quel Rafael Leao che del Milan è delizia purissima – e insieme croce finissima. In 219 partite, Leao ha realizzato 59 reti e 54 assist. Sono numeri importanti, ma la sensazione è che il classe 99 debba ancora crescere, soprattutto a livello mentale. Il che la dice molto lunga sulle potenzialità di questo giocatore.
Almeno da citare, in conclusione d’articolo, è Jorge Humberto Raggi, che nel 1961, grazie alla squadra più multietnica per vocazione della Serie A, l’Internazionale di Milano, divenne il primo portoghese nella storia del nostro campionato. Una storia che come abbiamo visto continua ad essere radicata, e persino in un certo senso in fase di sviluppo.