Nel traballante mondo del calcio del nuovo millennio, “parametro zero” è diventata termine cruciale per i destini delle squadre. E forse sarà un caso, ma forse no, che la prima squadra ad averli usati con una notevole frequenza – ha pasteggiato a ostriche e champagne negli anni in cui ha azzeccato i parametri zero, mentre quando ciò ha smesso di accadere le sue fortune sono crollate in maniera repentina. Avete capito bene, parliamo della Juventus e oggi vi raccontiamo i suoi migliori parametri zero, con una postilla sui meno memorabili.
I migliori 8 parametri zero della Juventus
Il nostro racconto parte dall’estate del 2011 quando Beppe Marotta, arrivato da meno di un anno e divenuto plenipotenziario dell’area tecnica bianconera, inizia una serie di colpi da fuoriclasse che portano la società non solo a risorgere rapidamente dopo due stagioni nere, ma a porre le basi per il ciclo vincente più lungo nella storia del club.
A dire il vero il primo colpo degno di nota era arrivato nel mercato invernale del 2010/11, quando Marotta aveva portato alla Juventus Andrea Barzagli, previo pagamento al Wolfsburg di 300.000€ per liberarlo. Tecnicamente non era un parametro zero, di fatto quei 300mila euro sono cifra talmente ridicola, pensando a quanto si paga oggi di commissioni agli agenti negli ingaggi a parametro zero, da esserlo eccome. Ad ogni modo Barzagli, che a Torino avrebbe vissuto almeno 7 stagioni di altissimo livello, non può essere annoverato tra i parametri zero. I calciatori che seguono, invece, sì.
Andrea Pirlo (2011)
Se cercate una singola ragione per spiegare in estrema sintesi come abbia fatto la Juventus a iniziare a vincere a ripetizione dopo due settimi posti consecutivi, la risposta è due parole, da 6 e 5 lettere: Andrea Pirlo. Lasciato libero dal Milan, la società con la quale si era affermato come uno dei più forti centrocampisti al mondo, viene portato da Beppe Marotta a Torino. Ai tifosi non pare vero e lui arriva con tanta voglia in corpo, diventa subito leader e la squadra vola. Tre anni straordinari, prima dell’inevitabile declino.
Paul Pogba (2012)
L’estate seguente, arriva a Torino un 19enne che è riduttivo definire “di belle speranze”. Paul Pogba era progetto di campione, ma i tifosi bianconeri devono ringraziare Paul Scholes. Il ritorno al calcio giocato della leggenda del Manchester United aveva tolto spazio a Pogba e pare che questo avesse portato alla rottura con Sir Alex Ferguson e alla decisione di andare a scadenza. Su di lui piomba come un falco Marotta, e il Polpo si afferma come giocatore di statura internazionale. Infatti, dopo 4 stagioni alla Juve il Manchester United paga 105 milioni di euro per riprenderselo, di cui 27 all’agente Mino Raiola. Ad oggi, quello di Pogba rimane per distacco il migliore e più redditizio parametro zero della storia.
Fernando Llorente (2013)
Erano gli anni, che molti tifosi bianconeri oggi rimpiangono, in cui la Juve faceva gli affari con una modalità semplice: “o si fa come dice Marotta, o non se ne fa nulla”. L’entourage bianconero, d’accordo con Antonio Conte, aveva individuato nel navarro Fernando Llorente l’attaccante giusto per rinforzare il reparto. Llorente aveva deciso di non rinnovare con l’Athetic Bilbao e si accorda con la Juve nell’inverno del 2012. Il suo apporto avrebbe fatto comodo fin da subito, in un reparto al quale mancavano tanto centimetri, ma non si trova nessun accordo con il club basco e il giocatore arriva a Torino nell’estate 2013. Due buone stagioni, anche se da eccellente comprimario e mai da primadonna.
Kingsley Coman (2014)
Beppe Marotta si consolida come “re dei parametri zero” l’estate seguente, quando porta alla Juve il diciottenne Kingsley Coman, in rotta con il PSG e talento offensivo pazzesco. Nel frattempo, però, in attacco la Vecchia Signora ha un certo sovraffollamento. Coman si gioca bene le sue carte, ma l’estate seguente viene dato in prestito biennale da 7 milioni al Bayern Monaco, con diritto di riscatto per la società bavarese a fronte di una valutazione di 21 milioni. Una mossa che non ha mai convinto del tutto, vista l’età del giocatore e gli sconfinati margini di miglioramento, anche se fisicamente era un po’ delicato e tendente a infortuni. Intanto, oggi, di milioni ne vale almeno 60.
Sami Khedira (2015)
Altro colpo da maestro di Marotta e Paratici è stato l’ingaggio di Sami Khedira, reduce da un mondiale vinto da protagonista e che aveva deciso di andare a scadenza dopo diverse buone stagioni al Real Madrid. La Juve lo prende per dare qualità a un reparto che perdeva Pirlo e Vidal, il tedesco è un giocatore diverso da entrambi ma parimenti prezioso. I suoi frequenti problemi fisici ne limitano il rendimento, ma quando era in salute era un professore del centrocampo come pochi, in grado di trovarsi sempre dove serve per dare equilibrio alla squadra e abilissimo anche a inserirsi in zona gol.
Dani Alves (2016)
La strategia della premiata ditta Marotta-Paratici, a metà degli anni ’10, è ormai chiara: qualche colpo grosso, magari sottratto a una diretta concorrente anche pagando pesanti clausole rescissorie, e parametri zero intelligenti a corollario. Nell’estate 2016 arrivano Pjanic dalla Roma per 32 milioni e soprattutto Gonzalo Higuain dal Napoli per 90 milioni. Insieme a loro, arriva anche Dani Alves, che era andato a scadenza con il Barcellona. L’esterno rende a sprazzi, bene soprattutto in Champions League dove la squadra si spinge fino alla finale, la seconda in 3 anni, poi persa dal Real Madrid. Dopo un anno, tuttavia, fa le valigie. Più tardi dirà che tra le ragioni del suo addio alla Juve c’era il gioco troppo difensivo di Allegri.
Emre Can (2018)
L’ultimo grande colpo di Marotta, prima della clamorosa rottura con Agnelli, è l’ingaggio a parametro zero di Emre Can. Il tedesco aveva ben figurato nel Liverpool ed è un’aggiunta di qualità perché è un calciatore estremamente duttile. Normale che con il re del pragmatismo calcistico si trovi bene, infatti Allegri lo utilizza spesso e volentieri. A fine stagione però il tecnico livornese saluta, e Maurizio Sarri non vede il tedesco allo stesso modo. Per l’ex allenatore del Napoli, Can non è elemento adattissimo al suo gioco e dunque, complice qualche infortunio di troppo, già a gennaio 2020, viene dato in prestito al Dortmund, che poi lo riscatterà per 25 milioni.
Adrien Rabiot (2019)
Altro corteggiamento piuttosto lungo, altro arrivo a zero. Sembrerebbero le condizioni ideali perché Adrien Rabiot si affermi, ma nel frattempo gli equilibri alla Juventus sono mutati. Non c’è più Marotta, c’è Cristiano Ronaldo, non c’è più la strategia dei piccoli passi ma voglie di grandezza che mettono in sofferenza il bilancio. Soprattutto, non c’è più la tranquillità di un progetto tecnico. Maurizio Sarri dura un anno, Andrea Pirlo idem, l’Allegri-bis due ma tra mille difficoltà. Lo spirito indomito e vincente dei 9 scudetti consecutivi è andato, si respira una certa confusione tecnica e ne fa le spese anche Rabiot, che per due anni fatica a trovare una sua dimensione e una collocazione tattica. La svolta si è avuta solo nel campionato 2022/23, i maligni dicono per via della voglia di trovarsi un nuovo faraonico ingaggio, ma nel campionato scorso Rabiot ha dimostrato che quei 7 milioni annui di ingaggio non sono una totale bestemmia. I 10 milioni pagati alla firma a mamma Veronique, invece, lo erano.
Da Troisi al Fideo: breve storia di pacchi e ciambelle malriuscite
Nella storia ufficiosa del calciomercato, il mancato arrivo di Marco Verratti alla Juventus sarebbe dovuto all’ingaggio troppo pesante di James Troisi (chiiiiii?). L’attaccante australiano era arrivato misteriosamente alla Juventus nell’estate 2012, a parametro zero. Secondo l’ex agente di Marco Verratti, il passaggio del suo ex assistito alla Juventus era quasi fatto sempre nella stessa estate, ma saltò per via dell’eccessivo ingaggio di James Troisi…
Se Troisi ha inciso negativamente, suo malgrado, nella storia bianconera, non altrettanto si può dire per altri parametri zero. Nel 2012 arrivarono il brasiliano Lucio e il francese Nicolas Anelka. Il primo ebbe una qualche utilità nel puntellare il reparto arretrato, l’apporto del secondo fu invece praticamente nullo.
Se il termine “parametro zero” ha assunto una valenza negativa o persino canzonatoria, lo si deve a giocatori come Aaron Ramsey. Non ce ne voglia il gallese, ma il suo arrivo a Torino è da considerarsi poco meno che una disgrazia per tutti, tranne che per le sue finanze.
E non può certo definirsi un colpo ben riuscito neanche l’ingaggio di Ángel Di María, arrivato per dare qualità ma rivelatosi l’uomo giusto, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.