Pensavate che l’esclusioni di lusso fossero solo questioni da top 11per i brasiliani (che trovate QUI)?
Prima di tutto – e prima eventualmente di indignarvi – sappiate che non è stato semplice, che nulla è stato scontato. E che ogni cosa è stata pesata e soppesata, perché alla storia del calcio teniamo parecchio.
E allora, perché non c’è Toni Kroos tra i migliori centrocampisti? E perché Kahn ha superato Neuer in porta?
Mettiamola così: non c’è top undici storico che non si prenda una licenza poetica, e cioè di talento. La verità è che di giocatori talentuosi, in Germania, ce ne sono stati tantissimi.
E all’appello ne arriveranno tantissimi altri, come Kimmich e Rudiger, come lo sono stati certamente Reus e Gotze, o la grande squadra del 2006, il 10 di Neuville e la leadership di Michael Ballack.
Insomma, l’avrete capito: scelte forti e nette, ma soprattutto sofferte. Pronti a entrare in questa top 11 dal fortissimo sapore di storia e vittorie?
Portiere: Kahn
Primo scalpo di prestigio: non c’è Manuel Neuer, ma Oliver Kahn. Parlano i Mondiali vinti: Kahn ci è andato vicino nel 2002 e ha vinto un Europeo nel 1996; Neuer ha alzato il trofeo sotto il cielo di Rio De Janeiro nel 2014. Come simbolo, però, Kahn ha rappresentato al meglio la generazione Novanta della Germania. Temibilissima. Fortissima. Sempre in campo per vincere, anche nei momenti più complicati.
Terzino destro: Lahm
No, promettiamo: non è la top 11 del Bayern, ma non è una coincidenza che tutti i big di Germania siano passati da quella squadra lì. Ecco, un altro giocatore formidabile è stato Philipp Lahm: cresciuto in Baviera, due anni allo Stoccarda, altri 12 al Bayern Monaco. 113 presenze e 5 gol con la nazionale tedesca. Dopo due bronzi in casa e Sudafrica, ha alzato al cielo la coppa più importante di tutte: era il capitano della spedizione del 2014.
Difensore centrale: Kohler
I tifosi della Juventus lo ricorderanno, eccome. Anche per quelle partite con il Borussia Dortmund che un impatto con il bianconero l’hanno avuto. Eccome.
Ecco: Jurgen Kohler ha fatto la storia di Bayern, Juve e Borussia, ma soprattutto quella della Germania. Oltre 100 presenze con la maglia della propria nazionale, vestita dal 1986 al 1998: giusto in tempo per vincere Italia 90. Da protagonista.
Difensore centrale: Beckenbauer
C’è un motivo se, a 40 anni dal suo ritiro, ancora oggi si paragonano i nuovi difensori a Beckenbauer: semplicemente, la storia del ruolo. Cresciuto nel Bayern per sempre nel Bayern, tranne un paio di stagioni tra Cosmos di New York e Amburgo. Ha vinto da giocatore i Mondiali del 1974, da allenatore quelli di Italia 1990.
Terzino sinistro: Brehme
Nell’Inter dei tedeschi, Brehme era il meno considerato ma forse il più temuto. Per Matthaus, il miglior giocatore con cui abbia mai giocato. Destro e sinistro, giocava terzino e poi la miglior partita della carriera è stata da mediano aggressivo. Sapeva crossare, sapeva dribblare, era sempre al posto giusto e al momento giusto. Nel 1990, nel mondiale vinto in Italia, è stato determinante per la Germania: un jolly dal talento smisurato.
Mezzala destra: Matthaus
Vent’anni in nazionale, da quando era un ragazzo del Gladbach all’ultima giornata spesa al Bayern Monaco. Una grande storia, quella di Lothar Matthaus. Che per Maradona è stato “Il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera, credo che basti questo per definirlo“. Beh, basta e avanza.
Come basterebbe la sua carriera: Monchengladbach, Bayern, Inter e ancora Bayern. Ha sfiorato il Mondiale in Spagna e in Messico, ha vinto quello in Italia nel 1990 dove 10 anni prima aveva portato a casa gli Europei.
Regista: Netzer
In pochi conoscono la grande tradizione dei giocatori tedeschi al Real Madrid, in pochi sanno che tra i primi a forgiarla c’è stato Gunter Netzer: cresciuto a Moenchengladbach (dov’è rimasto fino ai 30 anni), reso leggenda a Madrid in tre stagioni sontuose. Quelle che lo portano alla vittoria dei primi Mondiali, del 1974.
Mezzala sinistra: Schweinsteiger
Uno dei giocatori più simbolici del ricambio generazionale tedesco, costante e sempre fruttuoso. Bastian Schweinsteiger cresce nel Bayern Monaco e vi resta per 13 anni, prima di chiudere la sua carriera tra una sfortunata parentesi a Manchester con lo United e poi nei Chicago Fire.
Perché è stato così importante? Perché ha attraversato 3 generazioni pazzesche di talenti di Germania: la squadra del 2006 che voleva vincere il Mondiale in casa, la nazionale più forte che crolla in Sudafrica, la sorpresa che chiude a chiave i sogni del Brasile e dell’Argentina nel 2014. Lui c’era. Sempre in campo e sempre dominante.
Trequartista: Thomas Muller
Cresciuto in un borgo della Baviera, dove poteva mai diventare così grande? Tanto grande da vincere Champions League (e deciderle), tanto grande da essere il capocannoniere del Mondiale vinto dalla nazionale tedesca.
A proposito di quella formazione così importante: Muller, cognome importante, non ha mai rubato l’occhio per la tecnica, ma ha sempre compensato con un’intelligenza calcistica fuori dall’ordinario. Sarà un grande tecnico? Chissà.
Attaccante: Rummenigge
Le esclusioni in avanti sono state dolorosissime: fuori Klose, recordman di reti nei Mondiali, e fuori anche Klinsmann. Ecco: non poteva restare ai margini Rummenigge: campione d’Europa nel 1980 e con una fitta particolare per Spagna e Messico, due Mondiali sfumati così, in 11 anni di carriera tra Bayern Monaco e Inter, ma soprattutto in Nazionale.
Nella prima metà degli anni Ottanta, nessuno era come lui: era il più forte di tutti. Poi è arrivato un certo Maradona in Serie A.
Attaccante: Gerd Muller
Semplicemente, la storia della nazionale tedesca. Un Mondiale e un Europeo in due anni, il simbolo di una squadra di fatto imbattibile. Per tutta la sua carriera, Muller ha vestito la maglia del Bayern, salvo poi andare in Nord America per chiudere in gloria.
Un giocatore tanto forte in campo quanto fragile all’esterno: ha segnato 730 reti in 388 partite, 365 reti in Bundesliga dov’è oggi il miglior marcatore. Ma ha soprattutto battuto vizi e dipendenze.