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Per le sue assonanze linguistiche, per i suoi rimandi etnici, per la miriade di somiglianze culturali, di costume, letterarie, non esiste un Paese che più assomigli all’Italia come l’Argentina. Nella vita, come detto, e quindi anche nel calcio, che dalla vita trae il suo segreto secolare.

Nel massimo dei nostri campionati in particolare, la Serie A, sono passati alcuni dei più rimarchevoli talenti argentini, che in Italia hanno trovato una costa da dove abbeverarsi, una terra da conquistare o ancora un porto sicuro nel quale sostare. Comunque sia, e quanto, il vissuto degli argentini in Serie A, la lista dei talenti è smisurata e restringerla – ad undici giocatori, per una formazione tipo – è terribile. Ma è un compito necessario per apprezzare la maestosità della classe che viene da quella terra lontana e calda, così straniera e così vicina.

Varrà la pena di ricordare qualche criterio che ha guidato la nostra scelta nella formazione degli undici migliori argentini gravitati in Serie A. Di partenza, il primo e unico parametro è stato quello del talento. Da questa prima selezione, abbiamo scelto i calciatori più decisivi nel tempo trascorso in Italia – Caniggia, fortissimo, non ha certo lasciato il segno come altri. Nel fare ciò, non ci siamo posti limiti temporali: siamo andati dal 1980, anno d’apertura ai calciatori stranieri nel nostro campionato, ad oggi, considerando quindi anche i giocatori argentini ancora in attività. Il modulo scelto, dopo aver operato le suddette selezioni, è stato quello del 3-4-2-1, più consono ad una ‘nazionale’ di tal fatta. Buona lettura.

La difesa

Portiere: Musso

Attualmente all’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone – che ritroverete più avanti… -, Juan Musso in Italia ha disputato la bellezza di 203 partite, giocando prima all’Udinese (99) e poi all’Atalanta (104), club col quale ha vinto l’Europa League, scrivendo la storia.

Nel 2020, prima di passare all’Atalanta, aveva portato a casa il record di maggiori clean-sheets con la maglia dell’Udinese. Per reattività, posizione e continuità di rendimento, è senza dubbio lui il nostro miglior argentino in Serie A tra i pali.

Braccetto di destra: Passarella

Dopo aver giocato otto anni al River Plate, la Fiorentina decide di puntare su di lui: è il 1982, ad appena due anni dall’apertura del calciomercato degli stranieri in Italia. Giocherà quattro stagioni in viola, quindi altre due all’Inter.

Oltre 150 presenze in Serie A con 35 gol all’attivo (mica male per un libero, ma dovreste vedere come calciava punizioni e rigori). Il carisma era il suo punto di forza: per questo l’avevano chiamato El Caudillo, cioè il Generale.

Centrale di difesa: Samuel

Soprannominato The Wall dai tifosi della Roma, Il muro ha vinto uno storico scudetto in giallorosso per poi passare all’Inter, squadra con la quale sotto l’egida di un altro generale come José Mourinho vincerà un Triplete indimenticabile, andando a formare con Lucio una coppia sudamericana di indelebile memoria.

Braccetto di sinistra: Chamot

Rosario Central, Pisa, Foggia, Lazio, Atletico Madrid e Milan. In Italia, ovunque sia andato, ha lasciato ricordi meravigliosi. Soprattutto in Toscana, dove viene acquistato personalmente da Romeo Anconetani (il presidentissimo) insieme a Diego Pablo Simeone.

Qui gioca 87 partite in 3 stagioni, per poi andare da Zeman, al Foggia. “Sa fare tutto ma non indovina un cross che sia uno”, il commento del boemo. Che però lo porterà con sé anche alla Lazio, preferendolo a Ciro Ferrara.

A centrocampo

Esterno destro: Zanetti

Se ci fosse bisogno di un capitano per questa Top XI, sarebbe certamente Zanetti. Diciannove (sic!) anni all’Inter, arrivato ragazzino dal Banfield e uscito dal campo uomo maturo, campione di tutto e patrimonio totale – forse il più grande – di una tifoseria con cui ha legato sin da subito.

Definire Javier Zanetti è semplicemente impossibile: sapeva fare tutto, e lo sapeva fare meravigliosamente. Sempre al servizio di allenatori e (nuovi) giocatori, El Tractor ha avuto mille doni da Eupalla ma ha saputo affinare quella più importante: l’intelligenza. Non solo tattica.

Mediano di destra: Veron

Lo hanno chiamato la Brujita perché figlio di Veron senior (la Bruja) leggenda all’Estudiantes – dove finirà la sua carriera anche Juan Sebastian –, ma qualcuno avrebbe dovuto inventarsi un soprannome migliore.

Con buona pace delle streghe, infatti, la magia di Veron è sempre stata luminosa, gagliarda, purissima. E la cosa incredibile è che questa classe non ha mai risparmiato agli avversari il sapore dei tacchetti, la cattiveria agonistica che hanno fatto del centrocampista argentino uno dei migliori interpreti del ruolo nella storia del calcio. In Italia ha giocato con Parma, Sampdoria, Lazio, Inter, sempre dispensando futbol e vincendo ovunque. Semplicemente un fuoriclasse.

Mediano di sinistra: Simeone

Arrivato in Italia sotto la Torre di Pisa, come detto, Simeone si è legato alla Penisola in uno sposalizio che, ne siamo certi, non ha ancora finito di portare i suoi frutti.

Sono anni che Simeone, interpellato sul futuro di allenatore, ruolo nel quale sta ripetendo i fasti compiuti da calciatore, ha detto di voler tornare in Italia, allenando possibilmente una tra Inter e Lazio, le altre due squadre che dopo il Pisa ne hanno visto le eroiche gesta in Serie A. Soprattutto con la Lazio Simeone è diventato giocatore vero, amatissimo dai suoi tifosi e amante degli stessi.

Esterno sinistro: Lavezzi

La classe e la cattiveria sono due ingredienti cardine per vincere una partita. Ma se sono abbinati, come nel caso di Veron, la miscela è letale per gli avversari. Un altro giocatore di tal fatta è stato senz’altro El Pocho Ezequiel Lavezzi.

Arrivato in Italia nel 2007, primo Napoli in Serie A nella gestione De Laurentiis, ha guidato i partenopei nella seconda parte più luminosa della propria storia, che arriva fino ai giorni nostri. Con Hamsik e Cavani ha formato un trio d’attacco tra i migliori in Europa, arrivando a scomodare il Ma(radadona)-Gi(ordano)-Ca(reca) di antica e gloriosa memoria.

In attacco

Trequartista di destra: Maradona

Che fosse proprio Napoli, in una terra martoriata dal dolore e dai soprusi del potere (cit. Battiato), la città in cui il Dio del Calcio si sarebbe manifestato, appartiene ai misteri insondabili di Eupalla. Eppure, vedendo quanto accaduto, la storia si è dimostrata Grande Maestra, una volta di più.

Maradona è venuto a Napoli per fare la storia, per riscrivere l’antico mito di Davide e Golia nello sport che meglio di ogni altro prolunga demitizzandola la sacralità della guerra. A Napoli Maradona ha regalato momenti indelebili di calcio, miracoli col pallone tra i piedi. Qui ha vinto due scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa, di fatto ribaltando la storia del club, fin lì a dir poco scarna di risultati.

Trequartista di sinistra: Sivori

“Per chi ama il calcio, Sivori è stato un vizio”. Gianni Agnelli non andava mai troppo per il sottile: non era nel suo stile. Era sua prassi innamorarsi del talento e delle cose belle della vita, qualità entrambe proprie di Omar Sivori, il geniale folletto – poi naturalizzato italiano.

Nel ’57, dopo tre stagioni buone al River Plate, la Juve porta a casa il suo numero dieci. Qui a Torino Sivori vincerà tre campionati e tre coppe nazionali. Oltre ad un Pallone d’Oro, nel 1961.

Centravanti: Milito

In attacco potevamo scegliere nomi più blasonati e giocatori più forti, come Batistuta o Crespo, Tevez, Icardi o Lautaro Martinez. Ma quello che ha fatto Milito tra Genoa e Inter ha dell’incredibile, e se non ce ne ricordiamo a sufficienza è solo perché egli è passato sul nostro campionato come una stella cadente, luminosissima e insieme velocissima, difficile da catturare ad uno sguardo poco attento.

Con il Grifone Milito gioca 94 partite segnando 60 gol e realizzando pure 7 assist. Sono numeri d’antologia, che ripete all’Inter: qui 171 presenze, 28 assist e 73 reti. Più due. Quelle segnate al Santiago Bernabeu di Madrid la notte del 22 maggio 2010: Bayern Monaco 0-2 Inter; Milito al 35’, Milito al 70’.

Menzioni d’onore

  • In porta: Juan Carrizo (Catania, Lazio, Inter)
  • In difesa: Nestor Sensini (Udinese, Parma, Lazio)
  • A centrocampo: Esteban Matias Cambiasso (Inter)
  • In attacco: Gabriel Omar Batistuta (Fiorentina, Roma, Inter)