Lanciarsi in una panoramica sui migliori centrocampisti del 2022 non era semplice, mentre per gli attaccanti il lavoro è un po’ più agevolato. Scopriamo allora insieme i bomber, o comunque i calciatori offensivi, che più hanno lasciato il segno nell’anno che ci stiamo per lasciare alle spalle.
I migliori attaccanti del 2022
Chi segna caterve di gol, ma non solo. I migliori attaccanti sono quelli che aiutano le proprie squadre a vincere partite, campionati, trofei. Ecco la nostra top 10, ancora una volta in ordine rigorosamente sparso.
Karim Benzema
Sarebbe stato ingiusto non partire dal Pallone d’Oro in carica, peraltro uno dei ballon d’or più meritati che si ricordino. Dopo anni di carriera da professore dell’area di rigore, ma sempre offuscato – più o meno meritatamente – da qualche compagno di squadra o avversario, Karim the dream ha finalmente trovato la sua consacrazione ufficiale. A parte le solite vagonate di gol in Liga, Benzema ha letteralmente accompagnato il suo Real Madrid verso la finale con una serie di performance strepitose. Nella sola fase a eliminazione diretta ha segnato 10 gol in 7 partite, comprese due triplette a PSG e Chelsea e una doppietta in semifinale al City, oltre al rigore al 95′ della gara di ritorno contro la corazzata di Pep Guardiola. Un vero peccato non abbia potuto lottare anche per il titolo mondiale.
Olivier Giroud
Se il 35enne Benzema regala ancora magie, il 36enne Olivier Giroud non smette a sua volta di stupire. Mai abbastanza apprezzato nemmeno dai propri tifosi, mentre praticamente ogni allenatore che lo ha avuto non lo toglierebbe mai (o quasi, per info chiedere a Deschamps) dal campo, Giroud ha mostrato nella sua esperienza al Milan la sua qualità migliore: magari non segna tantissimi gol, ma quelli decisivi sono il suo pane. Gran parte dei gol scudetto portano la sua firma, e anche al mondiale ha timbrato gol importantissimi, prima di eclissarsi in finale, uscendo così da Qatar 2022 in un modo brusco che non avrebbe meritato.
Victor Osimhen
Il nigeriano del Napoli è di quei giocatori che si sente quando ci sono, ma soprattutto quando non ci sono. Dal punto di vista fisico ha un impatto devastante sui match, perché a una stazza da Lukaku abbina una mobilità da giaguaro e una tecnica che oggi è ottima, ma lavorandoci su può diventare eccellente. Spalletti ha esperienza e saggezza per studiare piani B e C, che tornano buoni sia in caso di qualche malanno fisico, sia nella malaugurata ipotesi che la proprietà decida di cedere alle lusinghe di qualche club di Premier League. Non se lo augurano i tifosi del Napoli, ma anche chiunque speri in un ritorno in auge della nostra Serie A, nello scacchiere economico-politico del calcio europeo.
Erling Haaland
Ovviamente era impossibile scartare da una qualsiasi top 10 alla voce “attaccanti” questa specie di prodigio della natura. Ci sono giocatori che segnano dei passaggi che non sono generazionali, ma quasi darwiniani: è il caso di Haaland e Mbappe, a sua volta uno dal posto più che assicurato in questo ranking. Haaland è un esemplare umano di attaccante del futuro, qualcosa che – per dire – nel 1990 non avremmo mai potuto vedere calcare un campo di calcio. Sono calciatori destinati ad aggiornare gli standard, ad abbandonare gli stereotipi del tipo “alto = lento o macchinoso” e “basso = tecnico e veloce”. 194 centimetri di altezza con un baricentro alla Ludovic Giuly, una tecnica inimmaginabile per la stazza e un fiuto del gol totale. E chissà in cosa riuscirà a trasformarlo, nel giro di un paio di stagioni, quel diavolo di un Pep…
Harry Kane
Davanti agli occhi abbiamo ancora il dolore che non ha nascosto, da buon leader e uomo in grado di prendersi le sue responsabilità. Quella di Qatar 2022 non era la sua ultima occasione di vincere un grande torneo, ma certo non ce ne saranno ancora mille. Lui ha giocato un mondiale al servizio della squadra, mostrando ancora una volta generosità e un QI calcistico fuori dal comune.
In un anno che non si può certo definire il suo migliore in carriera, in cui per la prima volta dal 2014/15 non è stato il miglior marcatore del Tottenham in campionato, Kane ha trovato il modo di segnare 26 gol in 42 presenze tra Premier e coppe europee.
Kylian Mbappe
Se la Francia fosse riuscita a vincere il mondiale, si sarebbe potuto legittimamente parlare di “mondiale vinto da solo”, alla Maradona per dire. Il più pagato – e probabilmente il più forte – calciatore del pianeta è impressionante quando si accende, immarcabile come pochi altri se ne sono visti nella storia. Per lui vale un po’ il discorso che si faceva su Haaland, poiché costringe a rivedere tutti gli standard precedenti, in materia soprattutto di velocità palla al piede. L’unico paragone che viene in mente, da questo punto di vista, è con Ronaldo il fenomeno, rispetto al quale è meno funambolico nella tecnica, ma tremendamente efficace e soprattutto fisicamente solido, al contrario dello sfortunato campione brasiliano. Così, anche se per pura cattiveria volessimo escludere dalla valutazione il fantasmagorico mondiale appena giocato, parleremmo di un 2022 da 40 gol in 40 presenze.
Robert Lewandowski
Altro grande vecchio come Benzema e Giroud, del quale qualcuno metteva in dubbio il fatto che in un Barcellona in ricostruzione avrebbe continuato a gonfiare le reti come aveva fatto per 11 anni in maglia Bayern. Dubbio tolto dopo pochi mesi, visto che il signor Lewandowski ne ha messi 13 in 14 partite di Liga, e 5 in altrettante partite di Champions. Se il Barca è uscito dall’Europa che conta, insomma, non è certo per colpa sua. E poi gli va dato atto di avere una fortissima autostima e forza mentale. Dopo un 2021 in cui avrebbe vinto per dispersione il Pallone D’oro, ma si è visto negare la possibilità da un annullamento dell’edizione che in molti non hanno compreso, Robert il polacco ha reagito alla sua maniera: infischiandosene, e continuando a segnare a grappoli.
Christopher Nkunku
Si è parlato tanto delle assenze in casa Francia, e sono state effettivamente tantissime. Tra queste, potremmo istituire per l’occasione il premio di “assenza più sottovalutata a Qatar 2022”, che andrebbe automaticamente a Christopher Nkunku. La sgusciante punta del RB Lipsia ha letteralmente svoltato nelle ultime due stagioni, in cui si è preso più responsabilità con risultati evidenti. Dopo i 20 gol della Bundesliga precedente si sta confermando con 12 reti in 14 presenze, ma in generale Nkunku è quarto nella classifica del 2022 per gol segnati, tra i giocatori delle top 5 leghe europee, tra campionato e coppe europee: 32 gol in 44 presenze, con davanti soltanto Haaland, Lewandowski e Mbappe. E scusate se è poco.
Gabriel Jesus
Se per Nkunku abbiamo inventato il premio di “assenza più sottovalutata”, per Gabriel Jesus potremmo fare altrettanto e incoronarlo già da ora come “attaccante più sottovalutato del 2022”. L’arrivo di Haaland alla corte di Guardiola ha reso di fatto indolore la partenza del brasiliano alla volta di Londra, sponda Arsenal. Del resto, si sa che il norvegese è il bomber del futuro e infatti ha già iniziato a battere record di precocità in materia di gol, mentre di Gabriel Jesus era noto il suo essere molto forte, ma non un bomber da 50 gol a stagione.
Ecco, andate a guardare la classifica della Premier League: chi trovate in testa? Esatto, l’Arsenal, e con 5 punti di vantaggio proprio sul Manchester City. Coincidenze? Forse, ma forse no. Jesus è un attaccante di quelli che non si possono giudicare solo per i gol, perché fanno una tale varietà di cose utili alla fase offensiva della sua squadra, con e senza palla, da essere fuori categoria. Mikel Arteta lo sa bene, e infatti possiamo solo immaginare la sua reazione quando il ragazzo si è infortunato al ginocchio, durante l’inutile match tra Brasile e Camerun. L’allenatore dei Gunners spera di riaverlo per la grande sfida al City del 15 febbraio, e lo speriamo anche noi.
Lionel Messi
In una classifica dei migliori attaccanti del 2022 non avrebbe trovato posto, in tutta onestà. Ma dopo un mondiale così epico, con altrettanta onestà, come si può mai pensare di escludere Lionel Andrés Messi Cuccittini da una top 10 che meriterebbe quasi per diritto divino? Il suo passaggio al PSG non mi aveva convinto, l’impressione di un parcheggio dorato in attesa del mondiale della vita era forte, ma la magia di cui è capace questo essere umano con una palla al piede azzera qualsiasi possibile criticità, come un indulto.
L’annosa e un po’ patetica disputa sul “GOAT” e su chi sia meglio tra questo e quest’altro, non mi ha mai appassionato. Anzi, mi piaceva adattare alla Pulce quanto aveva detto una volta Woody Allen su Dio: “Io non ho nulla contro Messi, è il suo fan club che mi spaventa”. Il fan club continua a essere estremamente tedioso, ma la poesia calcistica che Lio riesce a regalare mette – per una volta – tutti d’accordo. E Buon Natale.