Quando nel 2014 Roman Abramovich, dopo anni di spese folli, nominò la fidata Marina Granovskaia amministratore delegato del Chelsea, in molti hanno pensato che la scelta segnasse l’inizio del declino dei blues di Londra.
Dopo essersi tolto lo “sfizio” della vittoria della Champions League nel 2012, Abramovich affidava la guida ad una dirigente sobria e attenta ai bilanci, senza nessuna esperienza in ambito calcistico.
Segnale di una perdita di interesse verso la squadra da parte dell’oligarca russo responsabile dell’arrivo del Chelsea ai vertici del calcio inglese ed europeo? Forse, ma di certo non è coinciso con il ridimensionamento del livello della squadra londinese. Anzi, da squadra capace di vincere grazie agli exploit estemporanei dei suoi talenti, in campo come in panchina, è diventata una delle realtà più solide e meglio strutturate del calcio inglese, grazie al lavoro di questa 46enne laureata in lettere straniere con una specializzazione nella danza.
Chi è Marina Granovskaia e come è arrivata al comando del Chelsea
Nata il 13 gennaio 1975 a Mosca, da una famiglia con origini canadesi, Marina Granovskaia ha iniziato a lavorare con Roman Abramovic dopo essersi laureata nel 1997, come assistente nella compagnia petrolifera Sibneft. Nel 2003 Abramovich compra il Chelsea, grazie anche ai 13 miliardi incassati dalla cessione di Sibneft a Gazprom, e Marina si traferisce a Londra, iniziando a lavorare nel club. Negli anni ha scalato le gerarchie del club di Cobham, arrivando nel 2011 ad occuparsi del calciomercato e della stesura dei contratti dei giocatori.
A partire dal 2013 entra a far parte del consiglio d’amministrazione della squadra, venendo nominata ben presto, nel 2014, amministratore delegato. Marina è in tutto e per tutto il braccio destro di Abramovich, il quale ripone una fiducia quasi illimitata nel suo operato, al punto che negli ultimi anni tutte le decisioni riguardanti il Chelsea sono state prese da lei, con l’avvallo del proprietario, e tutte le altre figure di riferimento all’interno del club hanno dovuto fare capo a lei.
Non si sa molto altro di questa donna ormai potentissima e riservata: nessuna intervista rilasciata ai media inglesi o russi, nessun profilo sui social attivo dopo il 2007. Si sa che talvolta viene avvistata al Twiga, club di Knightsbridge in cui cerca qualche ora di relax, e il Daily Mail una volta è riuscito a intervistare un suo vecchio insegnante del liceo, il quale però non conservava nessun ricordo particolare della giovane Marina.
Decisionista e inflessibile: Marina Granovskaia parla attraverso i fatti
Tutto quello che il pubblico conosce di Marina Granovskaia è quello che trapela dalle conferenze stampa in cui annuncia i nuovi acquisti del Chelsea e le maggiori novità riguardanti il club. Ma anche in quei casi, Marina non ama particolarmente rilasciare dichiarazioni. Quando lo fa però non lasciano indifferenti, come quando dichiarò di aver scartato la candidatura di Luis Enrique perché troppo “arrogante”.
Riguardo la pancha del Chelsea, Marina si è sempre presa la responsabilità di tutte le scelte, anche quando è andato allo scontro diretto con allenatori simbolo dei successi del club come José Mourinho, Antonio Conte e Frank Lampard, allontanati senza troppi complimenti quando li si è ritenuti inadatti al processo di crescita del club. Oppure quando si è trattato di discutere il rinnovo del capitano John Terry, al quale non è stato concesso nessun margine di trattativa: secondo l’agente del giocatore, Marina disse chiaramente, senza eufemismi, che poteva accettare l’offerta del club oppure togliere il disturbo.
Tutte le decisioni passano per Marina anche in fase di calcio mercato, anche quando si tratta di operazioni azzardate come gli 80 milioni spesi per Kepa, portiere rivelatosi decisamente non all’altezza e accantonato in fretta spendendo altri 24 milioni per Mendy non appena il club ha potuto operare nuovamente sul mercato. Un evidente errore di mercato, che ha riportato alla mente il fallimentare acquisto di Fernando Torres del Liverpool per quasi 60 milioni nel 2011, primissima operazione condotta da Marina. Ma nonostante alcuni colossali buchi nell’acqua, il bilancio di Marina Granovskaia nel calciomercato è sorprendente, soprattutto alla luce della completa inesperienza nel campo prima dell’arrivo al Chelsea.
Come Marina Granovskaia ha costruito il Chelsea campione d’Europa
Se il Chelsea è una squadra che dopo due anni di blocco del calciomercato è riuscita a laurearsi Campione d’Europa, buona parte del merito è da attribuire a Marina Granovskaia. Già nel 2012 è stata la principale fautrice del cosiddetto loan project, che ha individuato vari club europei, in primis il Vitesse in Olanda, con cui collaborare mandando in prestito i propri giovani.
Il florido settore giovanile del Chelsea si è trasformato così in una miniera di giovani talenti che hanno mantenuto il club ad altissimi livelli anche negli anni in cui non poteva contare su nessun acquisto, ritrovandosi quindi un patrimonio di milioni cresciuto in casa incarnato in giocatori come Mason Mount, Tammy Abraham o Reece James.
Allo stesso modo tanti giocatori prelevati in tenera età da altri club sono stati fatti maturare fino a quando non si sono rivelati utili alla causa blues, come Kurt Zouma, il cui acquisto dall’Everton fu definito proprio dalla Granovskaia nel giro di poche ore nel 2014, oppure monetizzati come Mario Pasalic, che dopo aver dimostrato nel corso di vari prestiti ha rappresentato un tesoretto di 15 milioni senza aver mai indossato la maglia del Chelsea nemmeno per un minuto.
Sotto la guida di Marina, il bilancio del Chelsea, squadra famosa per gli investimenti folli di inizio millennio, è diventato uno dei più solidi della Premier League. È proprio di Marina la firma sull’accordo con lo sponsor tecnico che porta nelle casse del club ben 60 milioni all’anno fino al 2032.
Grazie a manovre del genere, agli incassi dai diritti tv e agli introiti del calciomercato, nonostante le cifre spese per assicurarsi alcuni dei migliori prospetti del calcio europeo come Christian Pulisic, Hakim Ziyech, Kai Havertz o Timo Werner, il fatturato del club è aumentato di percentuali a doppia cifra e i risultati sportivi si sono mantenuti di altissimo livello, al punto di arrivare a sollevare la Champions League nella finale di Porto contro il Manchester City, la squadra che ha speso di più nel panorama calcistico mondiale negli ultimi anni.