Se l’irrompere della pandemia aveva prima tarpato e poi definitivamente spezzato le ali al tifo del Belpaese, l’arrivo provvidenziale dei vaccini e le più morbide misure cautelari sul contagio negli stadi hanno riportato quest’anno la Serie A su livelli di tifo che ricordano quelli di inizio anni Ottanta o, ancora meglio, metà anni Novanta.
Stadi pieni quasi ovunque – con le eccezioni di Sassuolo ed Empoli, ben al di sotto della media –, trasferte partecipate (senza particolari episodi di violenza, ad eccezione di Spezia vs Napoli all’ultima di campionato), in una parola tifo.
Al termine della stagione, un report condotto dalla FIGC ha stilato la classifica delle presenze allo stadio, insieme ai dati riguardati i numeri totali dei tifosi squadra per squadra; una statistica che va senz’altro presa con le dovute cautele, eppure considerata.
I dati ufficiali sul tifo in Italia
Secondo StageUp e Ipsos, la Juventus è (ancora) la squadra più tifata d’Italia con oltre otto milioni di tifosi. Il dato va di pari passo col dominio social – per la cui analisi rimandiamo più avanti in questo articolo – ma stride terribilmente con quello “reale”, legato cioè alle presenze da stadio.
I numeri, che risentono dell’allontanamento dei principali gruppi ultras juventini sotto ordinanza di Agnelli, vedono la Juventus stanziata al sesto posto con 452.347 spettatori. Un altro dato incide su questi numeri: la territorialità dei tifosi juventini che, insieme a quelli delle due milanesi, diffonde la propria rete di supporters a macchia d’olio su tutta la Penisola, soprattutto al Sud.
La Juventus, che rimane la più amata dai tifosi del Nord-Ovest, Centro e Sud, segue in questa statistica il Milan nel Nord-Est (28%) e la Roma nel Centro-Sud (32%). L’Inter è invece radicata nel Centro-Nord, dove supera il 20%.
Ed è proprio il Bauscia a vincere quest’anno la classifica di spettatori allo stadio, con un numero da capogiro: 854.983 spettatori totali (si calcola solo la Serie A).
L’Inter, che, come detto, è padrona dei tifosi del Centro-Nord d’Italia, ha però meno tifosi (almeno sulla carta) del Milan a Milano. Così il derby di Roma è vinto dalla Roma (un laziale ogni tre romanisti, è risultato da un’indagine della Sapienza condotta nel 2022) e quello della Lanterna a Genova è vinto – anche se di poco – dalla Sampdoria.
E in Veneto? I dati dicono che c’è più passione per il Venezia che per il Verona, ma è difficile qui indicare con esattezza i numeri. Quando il Venezia era in Serie C (quattro anni fa), il piccolo (ma prezioso) Penzo non raggiungeva neanche metà della capienza (che in totale conta poco più di 11.000 posti).
Quest’anno, in Serie A, il supporto degli arancio-nero-verdi per la squadra è stato encomiabile, ma i numeri da stadio vedono ancora avanti l’Hellas (certo, pesa non poco la capienza del Bentegodi) di ben 140.000 spettatori (il Verona si è posizionato al decimo posto per presenze allo stadio, il Venezia fanalino di coda addirittura dopo Empoli, Spezia e Sassuolo).
Se i numeri tra stadio-tifosi-social possono spesso essere contradditori, non è così per il Milan, che segue al secondo posto sia per media spettatori (836.510) che per interazioni social (rimandiamo a infra).
Lo squilibrio più evidente tra realtà e finzione (social) è quella della Lazio, che – con tutte le difficoltà del caso – si stanzia al quinto posto per media spettatori, mentre sui social è all’ottavo posto dopo la Fiorentina. I toscani quest’anno si sono posizionati in settima posizione davanti alla Juventus per media spettatori (oltre 200.000), mentre i tifosi totali secondo il report di cui sopra sarebbero diminuiti del 10% (566.000).
Chi ha fatto registrare il balzo più evidente in questa speciale classifica è il Milan, con un attivo dell’11% rispetto all’ultimo monitoraggio (4.066.000 tifosi totali).
Poco sotto l’Inter, che aumenta del 3% (3.9 mln), Napoli (quarta squadra più tifata d’Italia con 2.577.000, -6% rispetto all’ultimo rilevamento), Roma (1.8 mln), poi appunto Fiorentina, Lazio (545.000, stesso numero dell’ultimo report), e via discorrendo.
Da rilevare il +19% dell’Atalanta, che ha rosicchiato qualcosa a Inter e Milan soprattutto in Lombardia (350.000 i tifosi totali della Dea).
Menzione speciale per la Salernitana, squadra da Europa a livello di presenze allo stadio ma da retrocessione diretta per quanto riguarda i tifosi effettivi (82.000; 1.000 in meno del Sassuolo, lo avreste mai detto?)
I dati social sul calcio in Italia
Diamo infine un’occhiata ai dati social, estremamente importanti per comprendere la portata effettiva del bacino d’utenza (non diciamo ancora di tifosi) di una squadra di calcio in Serie A.
La Juventus vince lo Scudetto social grazie soprattutto all’effetto dell’onda lunga dell’acquisto di Cristiano Ronaldo ormai quattro stagioni fa. Il suo addio nel silenzio generale e le prestazioni poco convincenti dei bianconeri hanno senz’altro ridotto il gap rispetto alle altre (Inter su tutte), ma non ancora colmato.
A livello di interazioni, tuttavia, secondo il report del dicembre 2021 di Sensemakers, le interazioni nerazzurre sui tre principali social network (Facebook, Instagram e Twitter) superavano i 20 mln, mentre quelle dei bianconeri si fermavano a 19,7.
Ben sotto il Derby d’Italia troviamo il Milan con 13,4 mln di interazioni. Eppure i rossoneri possono vantare più follower totali (373 milioni) dell’Inter (301 mln); seguono Napoli (80,5 mln) e Roma (79 mln).
Il club giallorosso è quello che ha lavorato meglio sui social nell’ultimo anno, avvicinandosi pericolosamente alla zona occupata dal Napoli. 3,2 mln le interazioni dei giallorossi, 4,7 quelle dei partenopei.
Preoccupa il calo della Juventus, che rispetto a dicembre 2020 ha perso il 56% di interazioni social (un numero impressionante). La Juventus può consolarsi con la leadership su YouTube e Facebook a livello di visualizzazione video: 46,7 mln davanti a Inter (11.9) e Milan (7.9). Chiudiamo questa analisi con un ultimo dato interessante.
A livello di interazioni social, dopo Inter, Juventus, Milan, Napoli e Roma non c’è un club, ma c’è la Nazionale di Mancini con 2,4 mln di interazioni social. Almeno in questo campo, quello social s’intende, l’unione – e non la divisione – fa la forza.