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Dal classico Davide contro Golia, ai contrasti di stili e aspettative, alla sfida tra avanguardia e pragmatismo, la finale di UEFA Champions League Manchester City-Inter ha una miriade di prospettive diverse da cui osservarla, e molte possibili narrazioni a cui attingere.

Vediamo allora di analizzare insieme protagonisti e scenari della partita di club più importante, per il calcio italiano, almeno dal 2018 a questa parte. Perché si fa presto a dire Haaland vs Lautaro, ma partite come una finale di Champions League vengono spesso risolte da protagonisti inattesi, o magari meno visibili.

Manchester City-Inter: tutte le info utili

Quando e dove si gioca

Manchester City-Inter è la finale di Champions League 2022/23 ed è in programma alle 21 di sabato 10 giugno, presso l’Atatürk Olympic Stadium di Istanbul.

Dove vederla in TV e streaming

I diritti in esclusiva per questo match sono di Sky. Tuttavia, essendo una finale e con una italiana presente, la gara sarà visibile anche su Canale 5. Per gli abbonati Sky i canali di riferimento sono Sky Sport Uno, Sky Sport Football, Sky Sport 4K, oltre a Sky Sport sul canale 251. La partita sarà visibile anche in streaming, ovviamente su SkyGo e Now TV, ma anche su Mediaset Infinity e sul sito sportmediaset.it.

L’arbitro della partita

La squadra selezionata da Roberto Rosetti per questo Derby milanese di Champions è tutta spagnola. L’arbitro della finale sarà il polacco Szymon Marciniak, alla direzione numero 43 in Champions League. Polacchi saranno anche gli assistenti Paweł Sokolnicki e Tomasz Listkiewicz, oltre al VAR Tomasz Kwiatkowski, mentre il quarto ufficiale sarà il rumeno István Kovács.

Marciniak è alla prima finale di Champions League, dopo avere arbitrato due semifinali negli ultimi due anni. Sette i precedenti con l’Inter (2 vittorie, 3 pari, 2 sconfitte), 2 quelli con il Manchester City (2 vittorie).

Le probabili formazioni di Manchester City-Inter

Qui Manchester City

Nonostante qualche patema per la situazione infortunati, l’ampiezza e completezza della rosa a disposizione di Pep Guardiola e il suo instancabile approccio mirato a rendere il suo City sempre meno prevedibile.

Tuttavia non si dovrebbe prescindere da questo 3-2-4-1 in qualche modo partorito da Pep nel corso di questa stagione, con Stones reinventato mediano, Rodri a dirigere il pressing come un direttore d’orchestra, quattro mezze punte eclettiche che sarebbero primedonne pressoché ovunque e poi, lì davanti, il pericolo pubblico numero uno: Erling Braut Haaland.

Poi possiamo parlare della panchina, con gente come Phil Foden, Julián Álvarez e Riyad Mahrez che già da soli valgono intorno ai 200 milioni di euro, ognuno dei quali costituisce un pezzo di alternativa importante nel complesso scacchiere che sta nella testa del tecnico catalano. E questo anche nel caso, per nulla scontato, che gli acciaccati di turno (Bernardo Silva, Akanji) debbano saltare il match.

  • Manchester City (3-2-4-1): Ederson; Walker, Dias, Akanji; Stones, Rodri; B. Silva, De Bruyne, Gundogan, Grealish; Haaland. All. Guardiola

Qui Inter

Simone Inzaghi recupera anche il Tucu Correa, dunque di fatto ha tutti gli effettivi a disposizione, eccezion fatta per Skriniar di cui però si è già detto tutto. Il recupero forse più importante è quello di Mkhitaryan, che dà al tecnico alternative in più in quel centrocampo che stato fra i segreti della primavera di fuoco dell’Inter. Ci sarà poi il ballottaggio fino all’ultimo tra Edin Dzeko e Romelu Lukaku, per capire chi affiancherà dal primo minuto El Toro Lautaro Martinez. L’impressione è che il bosniaco sia favorito per partire dall’inizio, ma il Lukaku visto recentemente vale non solo una maglia da titolare, ma anche un ruolo da possibile protagonista risolutore in un match di questo livello.

Non del tutto da escludere qualche sorpresona dell’ultim’ora, come un possibile inserimento a sorpresa di Mkhitaryan in posizione più avanzata in appoggio a Lautaro nel ruolo di unica punta, in modo da aumentare densità e palleggio a centrocampo ed evitare di farsi stritolare dalle trame del City. Tuttavia, è difficile che Inzaghi rinunci al 3-5-2 che tante soddisfazioni gli ha dato ultimamente, perfetto in aggressività, distanze ed equilibri.

  • Inter (3-5-2): Onana; Darmian, Acerbi, Bastoni; Dumfries, Barella, Brozovic, Calhanoglu, Dimarco; Lautaro, Dzeko. All. Inzaghi.

Manchester City-Inter: precedenti, curiosità e statistiche

Non ci sono precedenti ufficiali tra Manchester City e Inter, e dunque la finale sarà un completo inedito.

Il City è alla seconda finale di Champions League in 3 anni, ma solo la terza in competizioni europee nella storia del club. Le altre due finali sono quella vittoriosa del 1970 in Coppa delle Coppe contro i polacchi del Górnik Zabrze e quella di Champions persa nel 2021 dal Chelsea.

Per l’Inter sarà invece la quarta finale di Coppa dei Campioni/Champions League, con una particolarità: finora, ogni volta che ha raggiunto una finale in questa competizione, non ha mai perso. I nerazzurri giocheranno la loro undicesima finale europea, terza italiana dietro Juve (16) e Milan (14).

Manchester City-Inter sarà la quinta finale nella competizione tra una squadra inglese e una italiana: nei 4 precedenti ci sono state due vittorie per parte (in grassetto la squadra vincitrice)

  • Liverpool-Roma (1984)
  • Juventus-Liverpool (1985)
  • Liverpool-Milan (2005)
  • Milan-Liverpool (2007)

Inoltre, il City può diventare la quarta squadra inglese a vincere la Champions League dopo Manchester United, Liverpool e Chelsea. Qualora accadesse, l’Inghilterra supererebbe l’Italia per numero di squadre vincitrici della competizione (noi abbiamo Milan, Inter e Juventus).

Simone Inzaghi è il sesto allenatore italiano che riesce a portare una squadra in finale di Champions League dopo Capello, Ancelotti, Lippi, Di Matteo e Allegri. Comunque vada, è già un record, in coabitazione con la Germania.

Erling Haaland ha realizzato 12 gol in questa edizione della Champions League. Per il norvegese si tratta dell’ennesimo record, in questo caso il massimo realizzato da un giocatore appartenente a un club inglese in una singola edizione della competizione. Haaland potrebbe anche diventare il primo norvegese a segno in una finale di Champions League da Ole Gunnar Solskjær, in gol nel 1999 con il Manchester United.

Quanto è italiano questo City!

Il City di Pep Guardiola di quest’anno, quando riesce a esprimersi come nella semifinale con il Real Madrid, è quanto di più vicino a una squadra perfetta si sia visto negli ultimi anni. Non è tuttavia espressione tipica del calcio inglese, avendo caratteristiche che vanno molto oltre i confini di nazionalità o del contesto del campionato in cui milita. Curiosamente, questo Manchester City ha anche un bel po’ di Italia al suo interno, e questo non certo per i trascorsi dell’allenatore nel nostro paese da giocatore. Guardiola ha tra i suoi collaboratori ben 4 italiani:

  • Enzo Maresca: salernitano, ex calciatore tra le altre di Juventus, Palermo e Siviglia, è assistente allenatore
  • Massimiliano Sala: comasco, è il capo dello staff medico del City
  • Mario Pafundi: lucano di Pietragalla, è terapista sportivo della squadra
  • Federico Genovesi: romano. è fisioterapista e osteopata del team

Le possibili chiavi della partita

Si è detto e si è scritto tanto di come l’invenzione di John Stones come mediano abbia permesso al City di trovare un nuovo assetto, che ha reso la squadra quasi imbattibile.

Il difensore della nazionale inglese ha piedi per le uscite e visione per innescare le mezzali, ma la figura centrale del centrocampo rimane Rodri. Lo spagnolo è uno di quei giocatori che ti danno l’impressione di ubiquità, perché lo vedi intento a orchestrare la prima pressione a ridosso dell’area avversaria, e pochi secondi dopo lo ritrovi a centrocampo a suggerire una linea di passaggio a un compagno in difficoltà. Rodri è il giocatore che ha completato più passaggi sotto pressione in questa Champions League, 681, che sono poi il 91,7% di quelli tentati. Cosa significa questo dato? Che in ogni squadra che faccia del palleggio e del possesso le proprie cifre distintive, avere un calciatore “banca” (che non perde quasi mai la palla) è qualcosa dal valore inestimabile.

Per quanto riguarda l’Inter, un dato su cui riflettere è dato dalla geografia delle pressioni applicate dalla squadra nerazzurra, in questa edizione della Champions League. Il 59,8% di esse è avvenuto nella propria metà campo, mentre l’Inter è agli ultimi posti per pressioni applicate nell’ultimo terzo di campo. Cosa ci dice questo dato? Innanzitutto che l’Inter non ha paura di indietreggiare perché sa difendersi senza farsi schiacciare. Inoltre, una delle qualità migliori della squadra di Simone Inzaghi è la capacità di effettuare improvvise verticalizzazioni, sia per uscire dalla pressione ma anche per vocazione naturale e caratteristiche dei suoi giocatori. Da questo punto di vista, un elemento chiave di marca nerazzurra per questa finale può essere Hakan Çalhanoğlu.

Il turco è forse il vero capolavoro di Inzaghi, che è riuscito a completare la sua trasformazione da mezzala un po’ evanescente a centrocampista di lotta e di governo, abile nel pressare e sradicare palloni, ma anche con piede sempre abbastanza educato da recapitare la palla nel punto giusto, sulla corsa dei compagni (come ad esempio Dimarco contro il Milan), nonché di concludere in proprio con la ben nota abilità balistica, non solo nei calci da fermo. E poi si gioca a Istanbul e, seppure Calhanoglu sia un turco nato e cresciuto in Germania, questo sarà per lui un extra-stimolo che può aiutarlo a dare il 110% in campo.

Sempre in casa interista, infine, lo stesso Guardiola ha ammesso di temere molto Onana. Perché mai l’allenatore di un team superoffensivo come il City dovrebbe temere il portiere avversario? Per la sua abilità coi piedi, che può essere cruciale ad aiutare l’Inter a uscire dal pressing. E, se al City neutralizzi – o meglio “salti” – il pressing, può diventare una squadra “quasi” normale.