Vi sono squadre, nella storia del calcio, che possono essere considerate delle vere e proprie “meteore”: formazioni che si propongono sul proscenio del calcio mondiale per un periodo di tempo limitato, durante il quale, però, risultano essere protagoniste assolute, con vittorie leggendarie e capolavori inaspettati.
Una delle formazioni che merita di entrare a pieno titolo nella suddetta categoria è senza dubbio il Malines, formazione belga che nella metà degli anni ’80 ha a tratti sovvertito le logiche e gli equilibri del calcio europeo.
Una visione ambiziosa
La favola del Malines inizia verosimilmente nella stagione 1982-1983, quando il miliardario John Cordier (proprietario della azienda elettrica Telindus) si mette in testa di investire pesantemente nel calcio, anticipando di pochi mesi quello che Silvio Berlusconi farà in Italia: acquisisce il Malines, formazione belga in quel momento in Serie B, e lo riporta nella massima divisione belga.
Nelle stagioni successive, Cordier dimostra di voler fare sul serio: fa ristrutturare lo stadio Achter de Kazerme e nel 1986 ingaggia il tecnico De Mos dall’Ajax, con il quale orchestra via via delle campagne acquisti di grande caratura.
Alla corte di De Mos, infatti, nel tempo arrivano i vari Michel Preud’Homme, Erwin Koeman, Piet den Boer, Graeme Rutjes, Marc Emmers e l’israeliano Eli Ohana: di meglio sarebbe stato difficile.
Se Ohana verrà ricordato come il giocatore israeliano più forte di tutti i tempi, sarà il portiere Michel Preud’Homme a divenire il simbolo di questa squadra. Un grande e carismatico portiere, dotato di una forza esplosiva probabilmente senza pari, che a livello mediatico – per anni – si contenderà con Walter Zenga la palma di miglior estremo difensore del pianeta.
Il capitano di quella squadra era Leo Clijsters, nazionale belga e padre della futura campionessa di tennis Kim Clijsters.
Un ciclo memorabile
L’entusiasmo dei ragazzi di De Mos è palpabile, e la squadra si propone sempre più come una delle protagoniste del campionato belga.
Nel 1986-1987 il Malines arriva secondo in campionato, ma riesce a portare a casa il primo trofeo della sua storia, battendo 1-0 in finale di Coppa Nazionale il Liegi. Questa vittoria si rivela importante perché a quel punto il Malines acquisisce la possibilità di disputare la Coppa delle Coppe nella stagione successiva.
Preud’Homme e compagni, infatti, nel 1987-1988 fanno la storia: compiono un percorso europeo straordinario, in cui anche l’Atalanta ne fa le spese in semifinale (perdendo 2-1 ambo i confronti con i belgi) e in finale il Malines fa la storia, battendo l’Ajax (che in precedenza aveva silurato proprio De Mos) con gol di den Boer e portando in Belgio la Coppa delle Coppe.
Ormai il Malines non si può più nascondere, e non sorprende che nel 1988 inizi la stagione vincendo la Supercoppa Europea sconfiggendo il PSV Eindhoven di Hiddink, detentrice della Coppa dei Campioni, con un perentorio 3-0.
Sarà la Samp ad interrompere la corsa del Malines nuovamente in Coppa delle Coppe; ma i belgi si consolano con la vittoria del campionato, che da quelle parti mancava addirittura dal 1948.
È un vero miracolo sportivo, quello del Malines, che ora si trova nelle condizioni di poter partecipare alla Coppa dei Campioni.
La leggendaria sfida col Milan
La novità Malines fa paura anche alle formazioni più attrezzate, consce del fatto che l’entusiasmo dei belgi possa rappresentare un grosso ostacolo nel cammino europeo.
Gli uomini di De Mos, del resto, si sbarazzano agevolmente del Rosenborg nel primo turno della Coppa dei Campioni; arriva anche una sonora lezione ai danni degli svedesi del Malmo (allenato da Roy Hodgson e carnefice a sorpresa dell’Inter di Trapattoni nel primo turno di Coppa). Nei quarti di finale, l’accoppiamento è quello meno ambito dai tifosi italiani: sarà il Milan, infatti, ad opporsi alla squadra belga.
Riflettori sul Belgio, quindi, dove si disputa la gara di andata. L’ordine tattico del Malines è impressionante, e fin da subito il Milan di Sacchi rimane totalmente imbrigliato nella ragnatela difensiva dei padroni di casa, col trio olandese rossonero che non riesce a fare la differenza. Finisce a reti bianche, e addirittura il Malines può recriminare per un palo colpito da Versavel.
Preud’Homme e compagni, a questo punto, quasi si presentano favoriti a San Siro: perchè il Milan è sì la squadra più forte del mondo, ma fare gol a questi belgi sembra quasi impossibile. La tattica di De Mos, del resto, è semplice: arriviamo ai rigori e ci pensa il nostro portiere.
A dare una mano agli ospiti, paradossalmente, ci si mette il prato del Meazza: lo stadio è un cantiere aperto in vista dei mondiali, e il terreno è simile ad un campo di patate. Il gioco di Baresi e compagni ne viene influenzato negativamente.
Donadoni è in grande serata, ma il muro difensivo belga non commette alcuna sbavatura. Servirebbe un episodio, che in effetti arriva a fine primo tempo: Clijsters si fa ammonire due volte e lascia i suoi in dieci. Tuttavia, nella ripresa, lo stesso Donadoni (fino a quel momento il migliore in campo) all’ennesimo fallo subito sulla fascia si fa prendere dai nervi e rifila un pugno al suo marcatore, col risultato di ristabilire la parità numerica.
Si va ai supplementari, e quando tutto sembra apparecchiato per i rigori, con tanta fatica Van Basten trova in mischia il pertugio giusto. I fantasmi sono abbattuti, e in pochi minuti addirittura Marco Simone fa il 2-0 in contropiede.
Il Milan avanza, e qualche settimana più tardi vincerà la Coppa in finale contro il Benfica. Il Malines torna a casa, a testa però altissima.
Il tramonto del sogno
L’uscita dalla Coppa dei Campioni con il Milan coincide forse con l’ultimo anno di una piacevole sorpresa, che ha sovvertito i pronostici in Europa per molti anni.
Il Malines, infatti, a poco a poco inizia a subire un cambiamento dettato da alcuni problemi finanziari, derivanti in primis dalla cessione della società da parte del presidente Cordier.
Questo ha fatto sì che quello col Milan sia stato un vero e proprio “canto del cigno”, dal momento che (a parte qualche piazzamento nella metà alta del campionato belga) il Malines da lì in avanti non riuscirà più ad essere protagonista nè del calcio europeo, nè del calcio in patria, lasciando spazio in Jupiler League a squadre più blasonate, come Bruges o Anderlecht.
Nessuna di queste ultime, però, potrà mai cancellare quanto fatto dal Malines, tipico esempio di “Cenerentola” che per anni ha ammaliato tutti i protagonisti del calcio (o, se vogliamo, del ballo) europeo.