Se il tifoso di calcio è normalmente molto tradizionalista per quanto riguarda le magliette dei club, lo è ancora di più quando si parla delle maglie delle nazionali. Ogni innovazione nelle divise delle rappresentative nazionali viene sempre visto con iniziale diffidenza dai tifosi, in particolare in nazioni dalla grande tradizione come l’Italia. L’eccezione è stata rappresentata dalla maglia Kombat 2000 adottata dagli azzurri per gli Europei giocati in Belgio e Paesi Passi nel 2000, un riuscitissimo mix di tradizione e innovazione.
La maglia azzurra, un classico fino alla fine del ‘900
Nonostante alle origini la maglia dell’Italia fosse bianca con inserti tricolori, a partire dal 1911 è stato adottato l’azzurro e da allora quel colore ha praticamente sempre vestito gli atleti italiani in ogni disciplina.
La maglia della nazionale di calcio italiana ha subito pochissime variazioni nei primi anni di vita: si passava dal colletto allo scollo a V, e nel dopoguerra fece la sua comparsa il tricolore al posto dello stemma sabaudo.
Ma in linea di massima lo stile minimalista della maglia azzurra è rimasto invariato negli anni, fino all’alba del nuovo millennio. A partire dal 1974, con l’ingresso nell’era delle sponsorizzazioni tecniche, si sono viste le prime variazioni significative, anche per il cambio dei materiali, come gli inserti dorati o argentati, i colletti bianchi o le finiture tricolori.
Nonostante i contratti milionari con i fornitori di materiali sportivi, però le maglie dell’Italia non hanno mai mostrato il logo dello sponsor tecnico fino al 1999, quando per la prima volta apparve, talvolta sul petto e talvolta sulla manica destra, lo stemma del fornitore, peraltro italiano, dopo qualche anno di fornitori stranieri.
La maglia Kombat 2000, la rivoluzione nei kit da gara
Per l’Europeo del 2000 l’Italia indossò il primo modello di una maglia destinata a fare la storia nei 20 anni successivi. La maglia Kombat 2000 fu un vero e proprio balzo nel futuro per quanto riguarda le divise sportive.
Di colore azzurro chiaro, che Bruno Pizzul in telecronaca definì “quello di una volta dopo che negli ultimi anni la tonalità aveva virato verso il blu, vedeva utilizzata una fibra elastica al posto del tradizionale poliestere con cui erano state realizzate le magliette nei vent’anni precedenti.
L’ispirazione venne al designer Emanuele Ostini dal mondo del surf, con le sue mute estremamente attillate e luminose. Al posto delle divise larghe e svolazzanti che si adottavano normalmente nel calcio, venne quindi adottata questa nuova maglietta “slim-fit”.
Attillata ed elastica, aveva la particolarità di estendersi fino a 40 centimetri in caso di trattenuta. Questa tecnologia “stop stopping”, come era stata definita, non rallentava il giocatore nello scatto iniziale, concedendogli all’incirca una trentina di centimetri di libertà anche in caso di trattenuta, ma rendeva ben evidente il gesto per l’arbitro, che non poteva non notare il tessuto azzurro allungarsi a partire dalla mano dell’avversario.
Ma oltre ad essere utile, l’effetto elasticizzato esaltava moltissimo anche il fisico scolpito di molti degli atleti: nella spedizione azzurra risaltarono giocatori come Cannavaro, Del Piero e soprattutto Totti, che mise a segno il celebre cucchiaio a Van der Sar in semifinale che fece restare con il fiato sospeso tutto il paese.
Tecnologia all’avanguardia con design classico
L’abbinamento scelto per la manifestazione era quello più classico possibile, con i pantaloncini bianchi e i calzettoni azzurri. Da un lato la maglietta era quanto di più innovativo potesse esistere nei materiali e nelle finiture, dall’altro i colori e lo stemma, riportato al classico tricolore dopo il periodo del logo circolare della FIGC, donavano alla maglia un aspetto classico e tradizionale che ha conquistato i gusti degli italiani in maniera trasversale.
Il numero di maglia bianco e senza particolare effetti, era riportato, oltre che sulla schiena, al centro del petto, dove trovava posto esclusivamente il tricolore sopra il cuore. Il logo (senza il nome) dello sponsor tecnico viene collocato in maniera definitiva sulle maniche (entrambe), dove sovrasta sulla destra le tre stelle dorate che simboleggiano i tre titoli mondiali conquistati dagli azzurri fino a quel momento.
Dopo il successo ad Euro 2000, il modello Kombat fu adottato anche nel rugby, nello sci e nel tennis, diventando di fatto il nuovo standard nell’abbigliamento sportivo mondiale. Per quanto riguarda l’Italia, sarebbe stata riproposta, con minime differenze come la tonalità ancora più chiara dell’azzurro, il colletto e le cuciture, anche negli sfortunati Mondiali di Giappone e Corea del Sud del 2002, per essere poi abbandonata con il cambio di sponsor tecnico nel 2003.