Tra i più azzeccati proclami della presidenza Della Valle, uno spicca per lungimiranza: «entro il 2011, vinceremo lo Scudetto». Lo aveva detto davvero, Andrea Della Valle.
Ironia della sorte, il 2011 è invece stato l’anno più difficile dell’ex presidenza viola. Il 6 novembre del 2011 era arrivato l’esonero di Sinisa Mihajlovic, sostituito in panchina da Delio Rossi, che tanto bene aveva fatto con la Lazio.
Una situazione già tesa
Le cose però, con Rossi, non andarono molto meglio. Anzi. Alla gravità della situazione in classifica, condita dalla terribile sconfitta per 0-5 del 17 marzo contro la prima Juventus di Antonio Conte, venne ad aggiungersi un episodio spaventosamente grave: la furiosa lite tra Delio Rossi e Adem Ljajic, talentino serbo in forza alla Fiorentina.
È il 2 maggio del 2012 e si gioca Fiorentina-Novara. La situazione in classifica dei Viola è delicatissima: 41 punti in classifica significano appena 6 lunghezze di vantaggio sul terzultimo Lecce. Sette giorni prima, la Fiorentina aveva perso 2-0 a Bergamo, ma la partita col Novara era tutta un’altra storia. La formazione piemontese era quell’anno così debole che pensare di perderci non era neanche concepibile. Fermo al penultimo posto, il Novara era praticamente già retrocesso.
Delio Rossi, alla vigilia della sfida, era stato costretto a fare i conti con le assenze forzate di Stevan Jovetic, Behrami, Vargas e Kharja. L’attacco della Fiorentina era dunque affidato alla coppia Ljajic-Cerci. Non proprio due calciatori disposti al sacrificio.
A centrocampo c’era Montolivo, un ossimoro vivente: egli giocava infatti con la fascia di capitano nonostante avesse già annunciato alla società che non avrebbe rinnovato il contratto a fine stagione. C’erano insomma tutti gli ingredienti per assistere ad un altro bagno di sangue. In salsa fiorentina.
Dopo 14’, Gemiti pesca Jeda che di testa infilava Boruc, per l’1-0 del Novara. I Viola reagiscono, ma un’ingenuità di Lazzari, che atterra Porcari in area di rigore, regala al Novara l’occasione del 2-0. Che Rigoni, dal dischetto, non si lascia scappare. In quel momento il Franchi è un misto di rabbia e incredulità. Il sentimento diffuso è lo stesso del marito che tornando a casa dopo una dura giornata di lavoro, trova la moglie con un altro uomo nel proprio letto.
Disperato come i tifosi che lo circondano, Delio Rossi decide di cambiare. Dentro Ruben Oliveira, fuori Adem Ljajic, autore di una prestazione ai limiti dell’indecenza.
Il serbo torna in panchina mentre Delio Rossi non lo degna neanche di uno sguardo. Accesa dal clima già caldo, la situazione si fa incandescente in una frazione di secondo. Ljajic non solo applaude all’indirizzo del proprio allenatore, ma gli mostra il pollice in su come a dirgli “bravo”, sbiascicando qualche intraducibile parola in serbo. Delio Rossi, uomo solitamente calmo, pacato e di una rara intelligenza, perde letteralmente la ragione.
Il fattaccio
Il tecnico ex Lazio punta il dito contro l’attaccante scagliandosi contro la sua figura. Inizialmente lo strattona soltanto, ma scivolando nello spazio che separa la panchina dall’area tecnica, in preda ad un furore disumano, Rossi continua la sua personalissima vendetta avvinghiandosi al serbo – maldestramente protetto da staff e compagni di squadra.
La scena è così surreale che anche a riguardarla oggi si rimane di stucco. Ljajic è incredulo più che dispiaciuto, ma intanto Delio Rossi – senza più un’anima da qualche secondo – sta caricando il pugno destro con la stessa tecnica che si vede nei cartoni animati. In tutto ciò, ad indicare la totale confusione di quei momenti, la gamba destra di Delio è rimasta “attaccata” al suolo dell’area tecnica. Con una gamba è di qua, con l’altra Delio Rossi è di là. Tra il campo e la follia c’è Adem Ljajic.
Il tecnico lo colpisce ripetutamente mentre il serbo prova a ripararsi dalla furia devastatrice. Sembra di vedere un quadro di Picasso, ma purtroppo la scena è reale. Soprattutto, è un’immagine che va in diretta nazionale (e presto internazionale).
I due si separano casualmente, mentre De Silvestri, Felipe e Romulo guardano impietriti ed impauriti il proprio tecnico. Quelli intervengono, Neto invece, il secondo portiere, semplicemente rimane immobile. Non riesce a muoversi. Non capisce ciò che sta accadendo sotto ai suoi occhi.
I due, Delio e Adem, si scambiano ancora qualche dito puntato e qualche parolina carica d’odio, mentre Felipe e Romulo allargano le braccia all’indirizzo del proprio allenatore, con gli occhi fuori dalle orbite per l’incredulità. Delio Rossi si gira finalmente verso il campo e vede l’arbitro Giannoccaro correre nella sua direzione. Con la nonchalance dei serial killer, Rossi alza le braccia coi palmi delle mani rivolti verso il campo, come a dire: “tutto ok, abbiamo chiarito”.
Il post-rissa
La partita nella ripresa cambia volto. Una doppietta di Montolivo consegna alla Fiorentina un pareggio che, per come si era messa, tra il doppio svantaggio e il litigio più clamoroso nella storia della Serie A, è oro colato.
Ma a Firenze, e in Italia, non si parla di campo per un po’ di giorni. Al centro dell’attenzione sta il fattaccio del Franchi. Con un comunicato lampo, Della Valle annuncia l’esonero di Delio Rossi: «Ci siamo confrontati con Rossi, ma alla fine abbiamo preso questa decisione di esonerarlo anche per il suo bene. Anche lui quando riguarderà le immagini, da brava persona qual è, si renderà conto di quello che ha fatto. Evidentemente tutto lo stress accumulato in questi mesi ha avuto il suo peso».
Negli studi di Sky, mentre ancora la notizia dell’esonero è di là da venire, già alla fine del primo tempo Alessandro Bonan aveva parlato di «una scena raccapricciante, di un Delio Rossi fuori di testa che ha fatto qualcosa di assolutamente deprecabile». Negli studi Rai, invece, più conservatori, Zbigniew Boniek sosteneva che «il pugno del padre verso il bambino» è giusto, quando è necessario. Con Galeazzi che dall’altra parte si rifaceva invece all’etica dell’allenatore, che deve saper mantenere la calma anche in queste situazioni.
La calma Delio la dimostrerà solo nella conferenza stampa d’addio, da lui convocata con la volontà di chiudere i conti con la vicenda:
Mentre Mario Sconcerti parla di «scena selvaggia, inquietante» e Tommasi afferma che «perdere la bussola in quel modo non ha giustificazioni», anche Ljajic prende la parola.
Molti giorni dopo l’accaduto, quando è ancora fuori rosa per volontà del club, dichiara a Viola Channel: «Inizialmente ho detto solo “bravo, grande”, poi lui mi ha risposto “str****, ti voglio ammazzare”, non lo so… e poi dopo anche io ho detto qualcosa in serbo».
Su questo qualcosa si è interrogata mezza Italia. C’è chi ha parlato di offese al figlio portatore di handicap (mai esistito) di Delio Rossi, chi di brutte parole nei confronti dell’allenatore, chi ancora della frase pesante nei confronti della madre del mister. Quest’ultima è stata rivelata da Rossi a Repubblica in un’intervista avvenuta anni dopo, ed è ad oggi la versione ufficiale dell’accaduto.
Il padre di Ljajic, nei giorni successivi all’accaduto, mentre una parte della tifoseria si era schierata apertamente con l’allenatore, aveva pensato di fare causa a Rossi. Curiosamente, sarà invece proprio Delio Rossi a fare causa alla Fiorentina per danni d’immagine e licenziamento senza giusta causa. La sentenza del giudice aveva dato ragione alla Fiorentina.
Qualche mese dopo si giocherà Samp vs Fiorentina, 28 aprile del 2013. Ljajic segna uno dei tre gol della Viola, ed esulta mettendo il dito davanti alla bocca. Nel post-partita dirà di non essersi riferito a nessuno, di non aver neanche fatto caso a chi sedesse in panchina per i blucerchiati. Su quest’ultima dichiarazione, è inutile interrogarsi.