2.745 giorni dopo il Milan è tornato in Champions League, nel tempio per eccellenza del calcio internazionale come Anfield Road.
Il copione non ha tradito le attese e non solo per il successo finale del Liverpool, per 3-2. I reds, come loro abitudine, sono partiti a gas aperto mettendo nell’angolo il Milan e solo le straordinarie parate di Maignan hanno evitato il tracollo nei primi minuti.
Poi il risveglio del Diavolo, con il micidiale uno-due che vale il provvisorio vantaggio. Nella ripresa gli uomini di Klopp hanno ripreso il controllo e sono andati a piazzare il contro sorpasso decisivo.
Una partita non facile per il Milan, come era lecito attendersi, con 6 debuttanti assoluti in Champions League e contro una delle squadre più forti al mondo. E la differenza si è vista: nei ritmi, nell’intensità, nel gioco e soprattutto nell’approccio. 90 minuti che sicuramente aiuteranno la squadra a crescere in questo lungo percorso.
Vediamo allora cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nella partita dei rossoneri, sia dal punto di vista pratico e poi nei numeri.
Un primo tempo double face
In Liverpool – Milan la differenza sotto tanti aspetti è stata abissale. Da una parte un gruppo che ormai gioca assieme e a memoria da ben 6 anni, sotto la direzione del tecnico tedesco. Dall’altra un gruppo che si sta plasmando e che ha bisogno di queste notti per crescere più rapidamente.
Il Milan ha patito l’assalto inglese, con quasi tutti i reparti in difficoltà: nella tempesta della prima mezz’ora, si salvano solo Maignan tra i pali, con la coppia centrale Kjaer-Tomori chiamata agli straordinari.
Soprattutto sulle fasce i reds hanno mandato più volte al collasso la difesa meneghina: Robertson in sovrapposizione su Keita, triangolando con Diogo Jota hanno messo nel mezzo Calabria e la stessa cosa è successa sull’altra fascia, dove il trittico Alexander Arnold, Henderson e Salah ha surclassato Theo Hernandez.
Non a caso il vantaggio degli inglesi è arrivato, con l’incursione del terzino destro, favorito dal movimento ad allargare del capitano, con Salah in veste di rifinitore. I reds giocano a memoria, non dando mai punti di riferimento, mentre il diavolo resta fin troppo statico e senza filtro dalla coppia di mediani: Bennacer – Kessie faticano a trovare le distanze e i tempi, per alzare la pressione. Impalpabile la prima mezz’ora del tridente alle spalle di un Rebic troppo solo, fra le maglie della difesa avversaria.
Poi come d’incanto, Leao carbura, Diaz cambia passo e Saelemaekers si accentra. Il Liverpool commette l’errore di abbassare la guardia e viene punito da due azioni meravigliose del Milan che finalmente si è tolto la paura di dosso. Ecco della trasferta di Anfield, Pioli deve tenere soprattutto la costruzione di questi gol, con ben sei uomini nell’area inglese al momento del 2-1, oltre alla reazione non proprio scontata.
Le due reti nascono da azioni elaborate, con fraseggi, inserimenti e movimenti che non appaiono certo casuali, ma che sicuramente hanno una loro storia sui campi di Milanello. Due giocate che vedono sempre Leao innescare l’azione, con Rebic prima marcatore e poi rifinitore, mentre Diaz fra le due linee si muove rapido mandando in tilt la difesa avversaria.
Un secondo tempo di sofferenza, ma che forgia il carattere
Il 2-1 portato all’intervallo dal Milan è un vantaggio fin troppo risicato per pensare di chiudersi dietro per tutto il secondo tempo. E pensare che dopo 40 secondi Kjaer insacca, ma in posizione irregolare di pochissimi centimetri. Quei centimetri che invece salvano Salah in occasione del 2-2 poco dopo. La truppa di Pioli accusa notevolmente il colpo e lo stesso tecnico emiliano è conscio che alcuni cambi sono necessari per dare freschezza.
Il Milan rincula fin troppo e l’assedio reds, come era prevedibile, riprende a martellare la difesa rossonera. In questo assalto ci pensa Henderson con una magia a firmare il definitivo 3-2. A onor di cronaca fosse finita anche 4-2 o 5-2 ci sarebbe stato poco dire. Il Liverpool ha calciato senza sosta, anche se nella ripresa, gol a parte, Maignan è stato sicuramente meno impegnato della prima frazione.
In tutto questo il Milan ha sofferto, ma mostrando di saper soffrire. Una cosa non da poco a quei livelli e per una squadra così giovane.
Il Milan di 2-3 anni fa sarebbe stato probabilmente sommerso dalle reti inglesi e invece questa volta limita il passivo, proprio grazie a quel saper soffrire. Che di sicuro non è bastato per evitare un Ko meritato, ma che al tempo stesso, forgia, plasma e rinsalda il carattere di una squadra che avrebbe avuto un maledetto bisogno del suo uomo migliore, Ibra e ancora una volta ai box.
I numeri della gara
Osservando i numeri della sfida, il confronto è abissale: i reds hanno tenuto il possesso palla per un 57%, contro il 43% del Milan, ma a fine primo tempo il dato era di 70% vs 30%.
Il Liverpool ha tirato 23 volte, ma solo 8 volte centrando lo specchio, rispetto alle 7 conclusioni totali dei rossoneri, di cui 3 in porta. Quest’ultimo è un dato che però sorride al diavolo, in quanto sulle tre occasioni create, due volte Rebic e soci hanno bucato la porta inglese.
Nella sfida sui corner, stravince la truppa di Klopp, con 15 calci d’angolo a favore contro i due dei meneghini.
Che il ritmo inglese fosse nettamente superiore a quello dei 7 volte campioni d’europa, lo si capisce bene anche dai falli fatti: i ragazzi di Pioli ne hanno commessi 10, contro i sei inglesi. Insomma anche le cifre danno ragione al successo meritato del Liverpool, contro un Milan che deve crescere per ambire ad un palcoscenico del genere.
Le statistiche rossonere
Le statistiche ci dicono anche che dopo ben 25 anni il Milan è tornato a perdere la gara inaugurale del girone, come accadde nel 1996 contro il Porto a San Siro e sempre per 3-2. Il Milan non vince da cinque partite in competizioni europee (3N, 2P), dopo aver strappato il successo in quattro delle sei precedenti.
Tra il gol del pareggio di Ante Rebic e quello del sorpasso di Brahim Diaz sono trascorsi soltanto 110 secondi. In Champions League, l’ultima volta che il Milan ha realizzato due reti in uno spazio temporale minore è stato nel dicembre 2011 sul campo del Viktoria Plzen: 90 secondi tra le marcature di Pato e quella di Robinho.
Le note liete arrivano proprio da Rebic che da quando è arrivato Milanello ha già trovato la via del gol in 24 occasioni, secondo alle spalle di Ibra fermo a quota 29. Diaz diventa il più giovane di sempre in maglia rossonera a trovare la via del gol in Champions, togliendo il primato a Yoann Gourcuff che durava dal settembre 2006 e con Paolo Maldini in campo.
Quel Paolo Maldini che ieri sera ha visto il figlio Daniel debuttare in Champions League. I Maldini mancavano sul terreno da gioco, in una gara di Coppa Dei Campioni, da ben 4.943 giorni. Nessun’altra famiglia calcistica ha mai avuto un’era cosi lunga in Champions. Dal debutto nel 1957 di Cesare Maldini, passando per quello di Paolo nel 1988 e fino a toccare quello di Daniel, nella gara di ieri: un arco temporale lungo 64 anni.