Il campionato spagnolo 80/81 è ancora oggi ricordato nella penisola iberica come uno dei più emozionanti e incredibili di sempre. I protagonisti di quella stagione così particolare furono molti, ed in particolare la Real Sociedad, che vinse il suo primo storico titolo con un’esaltante rimonta sull’Atletico Madrid e un tiratissimo testa a testa con il Real Madrid, ed il Barcellona, che dovette fare i conti con un caso di cronaca che vide protagonista il capocannoniere del campionato, Quini.
Un campionato aperto e combattuto
La Liga 79/80 si era chiusa con la vittoria del 20° titolo del Real Madrid, il 3° consecutivo, grazie al sorpasso nei confronti della Real Sociedad avvenuto alla penultima giornata, quando i baschi, perdendo con il Siviglia, interruppero una striscia di imbattibilità che durata da 38 partite.
Alla partenza della stagione successiva la Real di Alberto Ormaetxea, tecnico cresciuto nella squadra di San Sebastian e che vi avrebbe speso tutta la carriera tranne un’ultima stagione all’Hercules, è ufficialmente a caccia del suo primo titolo, dopo la delusione dell’anno precedente.
L’ossatura della squadra basca era composta dal portiere Luis Arconada, detto El Pulpo, ancora oggi ricordato tra i migliori portieri della scuola iberica, dal capitano Inaxio Kortabarria in difesa, dal regista Periko Alonso (padre di quello Xabi Alonso che dalla Real Sociedad anni più tardi inizio una carriera che l’ha visto vincere tutto con le maglie della Spagna, del Liverpool, del Real Madrid e del Bayern Monaco) e dal centrocampista di movimento Jesus Mari Zamora, fino al centravanti Jesus Satrustegui, autore di 16 gol in stagione.
Il Real Madrid di Vujadin Boskov, per tutta risposta, contava tra le sue fila giocatori come José Antonio Camacho, Uli Stielike, Vicente Del Bosque e Santillana. A competere per il titolo poi c’erano l’Atletico Madrid di Dirceu e Marcos Alonso (padre dell’omonimo laterale che ha giocato anche con la Fiorentina) e il Valencia di Mario Kempes, per non parlare del Barcellona, sulla cui panchina era tornato Helenio Herrera e che poteva contare su Quini, alias Enrique Castro Gonzalez, capocannoniere nella stagione precedente, così come nel ‘74 e nel ‘76 con la maglia dello Sporting Gijon.
Le prime giornate di campionato videro un outsider prendere la testa della classifica, ovvero il Real Saragozza, ma alla sesta giornata fu l’Atletico Madrid a conquistare la vetta, inseguito dal Valencia e a mantenerla per tutto il girone d’andata, chiuso come campione d’inverno.
Il caso Quini
A fine febbraio l’Atletico Madrid mantiene ancora la testa della classifica, ma alle sue spalle la situazione è in continuo mutamento, e l’inseguitrice più tenace è il Barcellona, sospinto dai gol di Quini. Il 1° marzo, nel turno che precede l’attesissimo scontro diretto del Vicente Calderon, mentre l’Atletico vince 2-0 sul campo del Murcia, il Barcellona si impone al Camp Nou con un nettissimo 6-0 sull’Hercules, nel quale Quini mette a segno il 17° ed il 18° gol stagionale.
Finita la partita, l’attaccante sale sulla sua Ford Granada, diretto all’aeroporto di El Prat per accogliere moglie e figli in arrivo da Oviedo. La sua famiglia aspetterà invano: il bomber non arriverà mai all’aeroporto, e il giorno dopo la sua macchina viene ritrovata a 200 metri da casa, aperta e con le chiavi ancora inserite nel cruscotto.
La prima rivendicazione è del sedicente Battaglione Catalano Spagnolo, organizzazione di estrema destra unionista che afferma che il giocatore sarà liberato, previo pagamento di un riscatto, solo l’11 marzo, dopo il match con l’Atletico, per dare uno svantaggio alla squadra Blaugrana, simbolo dell’indipendentismo catalano. Poco più tardi, nella sede de La Vanguardia, quotidiano di Barcellona, arriva la richiesta di riscatto: 350 milioni di pesetas, equivalenti oggi a circa 7,5 milioni di euro. Nella notte la moglie di Quini riceve una chiamata dal marito, che la rassicura sulle sue condizioni.
Il clima politico della Spagna in quegli anni è molto teso: il franchismo è finito da qualche anno, ma pochi giorni prima il tenente colonnello della Guardia Civil Antonio Tejero Molina aveva tentato un colpo di stato sventato dal Re Juan Carlos attraverso l’intervento dell’esercito, e nel frattempo l’indipendentismo basco animava le azioni terroristiche dell’ETA.
L’Atletico Madrid si offre di rinviare la partita, ma il Barcellona decide di giocare ugualmente. Nonostante la classe e la tecnica dei giocatori Blaugrana, tra cui ci sono campioni internazionali come Bernd Schuster e Allan Simonsen, il contraccolpo psicologico è troppo forte, e i Colchoneros si impongono per 1-0 grazie al gol di Marcos Alonso. In seguito arrivano anche la sconfitta contro il Salamanca e il pareggio con il Saragozza, con il Barcellona che scivola indietro in classifica.
Il 25 marzo, mentre la nazionale spagnola ottiene la sua prima vittoria storica contro l’Inghilterra a Wembley, il mondo del calcio iberico festeggia doppiamente, dato che si diffonde la notizia della liberazione di Quini. In seguito al pagamento di un finto riscatto, la polizia spagnola riesce a rintracciare i rapitori (rivelatisi comuni balordi, senza alcuna appartenenza politica) a Saragozza. Dopo l’arresto e la liberazione, Quini può riabbracciare la moglie ed il presidente Blaugrana Nunes.
Il giorno dopo la liberazione, Helenio Herrera è stupito di vedere arrivare Quini al campo d’allenamento, per preparare El Clasico contro il Real Madrid. Nonostante la buona volontà, il trauma subito dal centravanti è evidente (racconterà di aver pensato al suicidio nei primi giorni di prigionia, e di aver avuto seriamente paura di non uscire vivo dall’esperienza), e l’allenatore argentino decide di non rischiarlo al Bernabeu. Il Barcellona esce sconfitto 3-0, in una partita che sancisce il sorpasso in classifica da parte sia dei Merengues che del Valencia, mentre la Real Sociedad si avvicina all’Atletico che dopo il successo con i Blaugrana ha smesso di vincere, incamerando solo 1 punto in 3 partite.
L’estasi della Real Sociedad, la delusione del Real Madrid
Con la 31ª giornata la Real Sociedad aggancia in vetta l’Atletico Madrid, con il Real che segue staccato solo di un punto. I Colchoneros sembrano aver perso quella carica che li aveva fatti arrivare in testa alla classifica, mentre i baschi e i Merengues appaiono più in forma e lanciati verso il titolo.
L’Atletico nelle giornate successive abdica definitivamente, pareggiando con il Valencia e perdendo il derby contro il Real, che arriva all’ultima giornata con un solo punto di svantaggio nei confronti della Real Sociedad, chiamata alla difficile trasferta contro lo Sporting Gijon, mentre i Blancos, in svantaggio nel computo degli scontri diretti, affrontano il Valladolid.
A 6 minuti dalla fine la doppietta di Santillana e il gol di Uli Stielike avevano ormai messo in sicurezza il risultato per il Real Madrid, che andava così a scavalcare la Real Sociedad che invece stava perdendo per 2-1 a Gijon.
In quel pomeriggio del 26 aprile sullo stadio El Molinon di Gijon la pioggia è battente e sugli spalti si fa fatica a seguire la partita con tutti gli ombrelli aperti. Dopo il rigore in apertura di Kortabarria la Real Sociedad si era fatta rimontare dai 2 gol di Manolo Mesa, giunti in chiusura del primo tempo e in apertura del secondo.
Per tutta la ripresa i fantasmi della rimonta subita l’anno precedente condizionarono il gioco dei baschi, nervoso e frenetico, fino a quando, a 12 secondi dalla fine, mentre a Valladolid i madrileni si apprestavano a festeggiare il titolo, un tiro della disperazione del terzino Alberto Gorriz viene agganciato e controllato in area da Jesus Zamora, che rapidamente tira e supera il portiere avversario, Jesus Antonio Castro, per il 2-2 finale che permette di riagganciare il Real Madrid in vetta e poter quindi festeggiare il primo, storico titolo della Liga per la squadra di San Sebastian.
Ancora oggi l’immagine del baffuto Zamora che esulta circondato dai compagni e dai supporter baschi che invasero il campo delle Asturie è un‘icona quasi sacra a San Sebastian e dintorni.
E Quini?
Nel frattempo il Barcellona chiuse in quinta posizione, fuori quindi dai piazzamenti che qualificavano per la Coppa Uefa, conquistati da Atletico e Valencia, nonostante il ritorno in pianta stabile di Quini, autore di altri 2 gol in campionato che gli permisero di vincere il suo 4° titolo di Pichici a quota 20 reti.
Il suo vero riscatto però sarebbe arrivato il 18 giugno, proprio al Vicente Calderon, lo stadio in cui non poté scendere in campo dopo il rapimento. Nella finale di Coppa Del Rey contro lo Sporting Gijon (l’altra squadra a cui ha legato la carriera, peraltro), segna 2 gol permettendo al Barcellona di alzare la Coppa e partecipare nella stagione successiva alla Coppe dalle Coppe, che sarà vinta dai Blaugrana grazie ad un suo gol in finale.