Botta e risposta tra Zlatan Ibrahimovic e LeBron James: il tema? L’ingerenza della politica nello sport. Ecco cos’è accaduto
“LeBron James è fenomenale in quello che fa. Ma non mi piace quando persone con un certo status si occupano allo stesso tempo di politica”. Il mittente di questo messaggio forte e chiaro è Zlatan Ibrahimovic che, durante un’intervista di qualche settimana fa concessa alla UEFA per Discovery+ in Svezia, ha voluto fare un appunto alla stella dei Los Angeles Lakers. “È il primo errore che le persone commettono quando diventano famose e ottengono uno status. Stanne fuori. Accontentati di fare solo quello che sai fare meglio. Il resto non mi sembra così buono…”, ha aggiunto l’attaccante del Milan. LeBron, però, non ha tardato a rispondere. E c’è da immaginare che lo scambio di battute non si fermi qui.
“Divertente che queste parole vengano da lui, perché nel 2018 in Svezia ha fatto le stesse cose”, risponde in maniera piccata LeBron James che rispolvera alcune vecchie dichiarazioni di Ibra che, nel 2018, ammetteva di aver subito razzismo in Svezia per la propria origine. “Sono la persona sbagliata da criticare perché parla di politica a sproposito e senza saperne niente. Mi preparo prima di parlare, i miei commenti arrivano da una mente molto educata”, aggiunge LeBron che poi rincara la dose: “Non c’è modo che io stia zitto, che mi limiti allo sport: capisco quanto sia potente la mia voce, quanto usando la mia piattaforma possa aiutare a combattere le ingiustizie, quelle che vedo nella mia comunità. Ho i 300 ragazzi della mia scuola di Akron a cui pensare, che vedono ingiustizie ogni giorno. Hanno bisogno di una voce, e io voglio essere la loro voce”.
In attesa di capire se ci possa essere un nuovo ‘rilancio’ di Ibrahimovic, il dibattito si fa sempre più acceso anche se lo sport, in linea teorica, dovrebbe già da sé andare a rompere quelle barriere e pregiudizi che portano a qualsiasi forma di razzismo. In linea teorica, appunto, perché di episodi negativi – lo stesso giocatore di basket NBA Jeremy Lin ha ammesso di venire chiamato in maniera dispregiativa e razzista ‘Coronavirus’ nei campi USA solo perché di origine asiatica – ce ne sono sempre di più e forse è bene che il mondo dello sport prenda definitivamente le distanze da chi, al contrario, non riesce a cogliere il peso delle parole e dei gesti razziali e, men che meno, delle ripercussioni negative su chi li subisce.