Forse non sarà più il campionato più bello del mondo, ma di certo questa stagione di Serie A è la più incerta e pazza di tutte. Stravolti tutti i pronostici della vigilia, il Milan si trova a perdere punti contro l’ultima in classifica, mentre quella che era la corazzata del campionato (l’Inter), raccoglie solo un punto in tre partite.
Ecco allora che c’è spazio per il ritorno in corsa non solo del Napoli, ma anche di una rinnovata bagarre per il quarto posto utile per la Champions (ora ad appannaggio della Juventus, fermata sul pari però nel derby di Torino). E poi gli scontri in coda, quasi tutti in parità, rendendo sempre più incerta anche la lotta per la salvezza.
Questi e altri i temi di una incredibile 26ª giornata, che riassumiamo nei nostri consueti 10 punti salienti e curiosità più interessanti (in attesa dei posticipi del lunedì).
1. La caduta della Dea
Non sappiamo se sia solo un brutto periodo, con tanto di passaggio di consegne in società e diversi giocatori fermi ai box o fuori condizione (vedi tutta la linea di attacco), ma certo la Dea di questo ultimo periodo non è l’imbattibile armata costruita da Gasperini. La prima sconfitta in trasferta della stagione, fa il paio con cinque giornate senza vittoria, cosa che ai bergamaschi non capitava dal lontano 2018 (dove arrivò a sette)
Peggio ancora, quello che è stato per anni l’attacco più prolifico della Serie A, non ha trovato il gol in ben quattro delle ultime sette partite giocate in campionato (per da un ordine di grandezza, non era mai successo nemmeno nelle precedenti 47 partite). A questo punto, persino quel posto in Champions che sembrava quasi certo, è da conquistare nuovamente (con la Juve staccata di tre punti e le inseguitrici che spingono).
2. Inter, che succede?
Sembrava un Inter capace di abbattere tutti i record di gol e di vittorie, ma ormai tutte le strisce aperte si sono chiuse e il primo posto è per ora sfumato dopo un solo punto raccolto in tre giornate (va detto, con un calendario per niente agevole) e con le speranze Champions ridotte al lumicino dopo la sconfitta interna contro il Liverpool.
Motivo per raccogliere i cocci di queste partite, segnare in almanacco le due sconfitte di fila in casa (non capitava da maggio 2018, anche in quel caso con il Sassuolo mattatore nel secondo match), aggiornare lo score con tre partite senza vittorie (non capitava da gennaio 2020) e l’interruzione di una striscia di 32 partita in casa con almeno un gol all’attivo. L’attenuante è un dato statistico: l’Inter ha totalizzato 29 conclusioni nel match contro il Sassuolo, un record per una partita persa secondo solo a quella del 2012 contro il Novara (allora furono 30 le conclusioni).
3. La Viola c’è, se Piatek fa il Vlahovic
Cabral doveva essere il naturale sostituto dopo la cessione di Vlahovic alla Juve, ma per il momento la Viola sta continuando a fare bene puntando su un Piatek tornato a macinare gol come ai bei tempi. Quarto gol del polacco contro l’Atalanta (sua vittima preferita ora) e a segno da due partite consecutive come non gli capitava da maggio 2020 (con la maglia dell’Hertha allora).
Italiano si gongola quindi con un settimo posto a soli due punti dall’Europa League, ma soprattutto con grandi margini dati da una rosa allungata soprattutto in attacco che offre al tecnico svariate soluzioni. La prima quella di Nico Gonzalez, che ha preso parte a sei gol dal suo arrivo a Firenze (due reti e quattro assist).
4. Berardi più i giovani: il Sassuolo sa volare
A conti fatti non è una stagione brillantissima quella di Dionisi, con i nero verdi per ora saldamente nella parte destra della classifica. Eppure nel palmares di quest’anno, sono tante le vittime illustri, figlie di partite in cui le prestazioni degli emiliani sono folgoranti. Croce e delizia di avere tanti giovanissimi in rampa di lancio, che quando incastrano tutto per il meglio, diventano però incontenibili.
Basti vedere in questa occasione come sono risultati decisivi Scamacca (10° gol in stagione) e Raspadori al suo ottavo centro (tanti quanti in totale nelle due precedenti stagioni di Serie A), così come Frattesi nel mezzo del campo. Soprattutto però, c’è bisogno di Domenico Berardi, unico giocatore in doppia cifra sia per i gol che per gli assist tra tutti e cinque i maggiori campionati d’Europa (10 gol e 10 assist per lui).
5. Testa coda alla pari
Di fronte la prima in classifica e l’ultima della classe. Eppure in campo questo divario così ampio non si è visto. Merito di una Salernitana esaltata dai suoi tifosi, da molti elementi rinvigoriti dal mercato e dalle speranze per un obiettivo che sembra impossibile. Colpa però anche di un Milan decisamente sotto tono, non fosse per un Theo Hernandez arrivato al suo sesto assist in stagione (record per lui) per un totale di 14 dal suo arrivo in Serie A (solo Cuadrado ha fatto meglio tra i difensori con 16).
E dire che il quinto gol in maglia rosso nera di Messiah (quarto gol del Milan nei primi cinque minuti in stagione, meglio di chiunque altro) aveva messo tutto nella giusta direzione. Poi ci hanno pensato Federico Bonazzoli, che oltre a eguagliare il suo record di gol in una singola annata (6, come nel 2019/20) ha anche messo a segno il suo terzo gol consecutiva, e Milan Djuric, al suo terzo gol in stagione, anche per lui miglior prestazione di sempre in Serie A.
6. Lazio, avanti a piccoli passi
In attesa della prossima decisiva sfida contro il Napoli, la squadra di Sarri continua a mettere punti in cascina, avvicinandosi all’obiettivo Champions che sembrava lontanissimo fino a qualche mese fa. Merito se non altro di una costanza di risultati che ha portato a cinque partite senza sconfitte, con tre vittorie all’attivo (non capitava dallo scorso aprile). Non tantissimo, ma sufficienti a limare punti visto che davanti non stanno facendo meglio.
Il gol del pareggio è di Felipe Anderson (che non segnava dal 16 ottobre scorso), ma gran parte del merito è di un Zaccagni sempre più decisivo, con 11 partecipazioni a gol in campionato (4 gol e 5 assist con la Lazio, più 2 gol con la maglia del Verona) al suo record in Serie A.
7. Roma, salvata dai giovani
C’è praticamente solo il Verona nel tabellino del primo tempo, che ha messo a referto il decimo gol stagionale di Barak (nessun centrocampista ha segnato di più e solo Milinkovic-Savic con 16 e Candreva con 15 hanno preso parte a più gol, contro i 14 del veronese), e il quarto di Tameze, al suo secondo centro consecutivo. Oltre al solito assist di Caprari, che nel 2022 porta a sette i gol a cui ha partecipato (cinque gol e due assist, nessuno meglio di lui in Serie A in questo periodo).
Poi Mourinho cambia la Roma, inserendo non solo Veretout a dare ordine al centrocampo, ma anche qualche giovanissimo primavera per dare energie fresche. La mossa da subito i suoi frutti: Cristian Volpato entra al minuto 62 e soltanto tre giri di lancette dopo, firma il suo primo gol in Serie A diventando il più giovane marcatore della stagione (nato il 15 novembre 2003). Non basta però, Mourinho ci mette ancora del suo e al minuto 78 mette dentro un altro primavera, Edoardo Bove. Ci vogliono questa volta sei minuti prima che il giovane metta dentro la sua prima rete in Serie A alla sua ottava presenza.
Questa è anche la prima partita di Serie A con a segno due marcatori nati dopo il 2002.
8. Pari sotto la mole
Doveva essere la partita della confermata e rinnovata ambizione bianco nera di puntare in alto dopo il mercato invernale, ma è stato invece il Torino a fare la partita, con tanto di 54% di possesso palla. Il gol di De Ligt metteva la partita in discesa per Allegri, con Cuadrado a trovare anche il primo assist in stagione (alla 35° occasione creata in campionato) e la nona rete consecutiva segnata da un giocatore diverso della Juventus.
Poi però i granata sono saliti in cattedra, trovando il pareggio grazie al primo assist di Brekalo, e il ritorno al gol di Belotti in un derby (rigori esclusi) dal 2016 a oggi. Bremer ancora decisivo in difesa (annullato Vlahovic) segnava la sua 100 presenza in maglia del Torino.
9. Il ritorno del Re
C’è tanto Quagliarella dietro questa vittoria blucerchiata, con il suo 100° gol con la maglia della Sampdoria (secondo ad arrivare al traguardo dopo Roberto Mancini) e diventato così l’ottavo giocatore in tutta la storia della Serie A ad aver segnato in 18 anni solari di fila (gli altri sono Altafini, Rivera, Mancini, Baggio, Del Piero, Totti e Pellissier). Era anche dal 2020 che non segnava una marcatura multipla.
Bene tutta la Sampdoria però, con la sua seconda partita in casa senza subire reti (non capitava da luglio 2020) e due vittorie su tre nelle ultime partite (tanti quanti nelle precedenti 10 giornate). Per l’Empoli ancora una trasferta senza reti (è la seconda di fila).
10. Genoa, quattro su quattro
Dal suo arrivo sulla panchina del Genoa, Blessin ha ottenuto quattro pareggi in quattro partite. L’unico allenatore che aveva iniziato così la sua avventura in Serie A era stato Sinisa Mihailovic nel 2008 (che arrivò a cinque su cinque però). Questo è così il 13° pareggio in stagione per il Grifone, nessuno ne ha fatti di più tra tutti e cinque i maggiori campionati europei.
Il Venezia mantiene così i sei punti di vantaggio sul Genoa, pur proseguendo la striscia che la vede senza vittorie in casa per otto partite di fila (3 pareggi e 5 sconfitte, un record per i lagunari in Serie A). Il Venezia è solo la terza squadra del campionato a vantare almeno tre giocatori con cinque reti o più all’attivo (Henry, Aramu e Okereke).